Il 2014 sarà l’anno in cui gli italiani tutti chiederanno il conto delle promesse sentite e risentite negli ultimi mesi, sul futuro della banda larga.
- Le promesse sulla diffusione della banda ultra larga oltre l’attuale manipolo di fortunati: dovrebbe arrivare a quota 25 per cento della popolazione, dall’attuale 15 per cento (secondo stime Telecom Italia).
- Le promesse sull’arrivo dell’Lte (4G) a oltre il 50-60 per cento (ora circa il 40 per cento); ma non solo: ci si aspetta anche un calo dei prezzi, grazie allo sviluppo della concorrenza da parte di 3 Italia e Wind, e una stabilizzazione delle qualità reali di connessione.
- Infine, ci sono le promesse del Governo, da verificare. Il 2014 vedrà la fine divide (banda larga a tutti ad almeno 2 Megabit) e le prime copertura a 30 Megabit fatte con i fondi della vecchia programmazione europea 2007-2013.
Sarà anche l’anno in cui dobbiamo fare i piani per sfruttare i fondi della nuova programmazione, Horizon 2020, condizione necessaria (già, necessaria: niente di meno) per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea: 50 per cento degli italiani coperti con i 100 Megabit e 100 per cento con i 30 Megabit entro il 2020.
Sarà un anno di lavoro e fatica, insomma, per preparare il terreno al futuro. Sarà quindi un anno che farà la differenza tra un destino di sottosviluppo, per l’Italia, e uno in cui potremo ancora (forse) giocarcela alla pari tra gli altri Paesi evoluti.
Ma strofiniamo un po’ la sfera di cristallo e cerchiamo di vedere quello che ci aspetta nel 2014.
I piani Telecom Italia, Vodafone e Fastweb per la fibra sono interessanti, come già detto.
Aggiungiamo che molto dipenderà dall’assetto societario di Telecom Italia. In una recente intervista a Marco Patuano, l’amministratore delegato si evince, tra le righe, che è necessaria una stabilità societaria perché l’azienda possa andare spedita e senza incertezze con il piano degli investimenti.
È una questione di cui – si badi bene – il Governo finora ha scelto di disinteressarsi, di fatto facendo il gioco di Telefonica, a quanto appare evidente agli addetti ai lavori. Ma Telefonica ha ricevuto ora un aut aut dalle autorità brasiliane: scelga se disimpegnarsi da Telecom o dalle attività in Sud America. Insomma c’è aria di grandi stravolgimenti societari: potrebbero portare bene o male alla rete italiane, ma nel frattempo l’incertezza del momento è negativa.
A parte il destino di Telecom, il 2014 sarà segnato anche dal piano di Vodafone, che – grazie a una nuova liquidità – intende raddoppiare gli investimenti sulla nuova rete fissa e mobile italiana.
Le incognite: quanto sarà grande la rete che promette di fare in fibra ottica (Vdsl2)? Sarà analoga a quella di Fastweb (20 città coperte nel 2014) o addirittura terrà il passo con quella di Telecom (61 città nel 2014)? Coprirà quasi solo le stesse famiglie raggiunte dagli altri due operatori (cioè le più remunerative) o avrà un piano almeno in parte complementare?
Nel 2014 dovrebbe sbloccarsi anche la questione vectoring, cioè la possibilità tecnica – già sfruttata in altri Paesi europei – di arrivare a 100 Megabit pieni su Vdsl2. È vero, Fastweb già offre questa velocità, senza vectoring, sulla propria rete Vdsl2. Ma probabilmente ci sarà bisogno di quella tecnologia (un algoritmo che migliora la capacità del doppino di trasportare il segnale, cioè informazioni) per estendere i 100 Megabit Vdsl2 a tutte le case ora coperte. Il vectoring attende il via libera di Agcom, per essere utilizzato.
Non si sa infine come andrà il piano Metroweb, che prometteva di coprire 30 città con fibra ottica entro il 2015. Ad oggi offre i propri servizi (all’ingrosso, a Vodafone e a Wind) solo a Milano, dove per altro c’era già la sua rete. È probabile che attiverà altre città nel Nord (Brescia, Genova, Bergamo, Monza sono in prima linea). Ma non molte.Insomma, aspettiamoci una fibra più estesa e più veloce, nel 2014.
Per la rete mobile, le cose evolveranno più rapidamente. Le città coperte da 4G passeranno dalle attuali 450 a circa 900, con un incremento della copertura dall’attuale 40 per cento a circa il 60 per cento della popolazione. Ormai è imminente l’arrivo di Wind (già rinviato di alcuni mesi rispetto agli annunci) e l’estensione di 3 Italia sui principali capoluoghi italiani. Ancora nei primi mesi del 2014 Telecom Italia dovrebbe dominare per copertura (ora da sola fa il 41 per cento della popolazione), ma Vodafone dovrebbe raggiungerla nel corso dell’anno grazie ai nuovi investimenti.
Ma chiariamo subito un aspetto: il 4G offre 100 Megabit teorici, ma nella realtà siamo intorno ai 10-15 Megabit tipicamente. Circa la metà della banda ultra larga fissa, di cui quindi l’Italia ha bisogno nonostante la diffusione dell’Lte. Una prova su tutte: se così non fosse, non si spiegherebbe perché Vodafone- il principale operatore mobile europeo- progetta di sviluppare una rete in fibra ottica (o, in alternativa, potrebbe comprare Fastweb: è una voce che si rincorre da mese; è certo che ci sono state trattative, poi abortite).
Avremo quindi un 4G più esteso, offerte più varie e più economiche. Probabilmente il premium price si dimezzerà, a 5 euro al mese (o meno) con Telecom Italia e Vodafone, rispetto al 3G; sarà nullo (o simbolico), invece, con gli altri due operatori.
Non solo: le offerte diventeranno sempre più “vestite”, cioè ricche di opzioni attivabili (a pagamento). Aspettiamoci sempre più servizi cloud storage, security, back up, video streaming premium, la cui appetibilità per l’utente sarà tutta da vedere però.
Ultimi, ma non per importanza, i piani del Governo. In particolare, i piani banda larga e banda ultra larga del ministero dello Sviluppo economico. Tutto è al punto giusto per dare i 2 Megabit (almeno) al 99,5 per cento della popolazione tramite bandi di gara, che finora sono stati vinti da operatori con tecnologie fisse (Adsl) o WiMax (Ngi Eolo in Liguria e Marche). Restano 300 mila persone che dovranno essere raggiunte con il satellite, ci si immagina comunque con sovvenzioni pubbliche per l’acquisto della parabola.
Adesso, piuttosto, bisognerà concentrarci sul futuro: gli attuali fondi europei saranno utilizzati per i piani per portare banda ultra larga al Sud Italia. La prima regione a partire è stata la Campania, che darà così i 30 Megabit ad almeno il 53 per cento della popolazione entro il 2015 (con il mix di piani commerciali degli operatori e incentivo pubblico). In questi giorni parte il piano della Calabria. Poi le altre regioni.
Per arrivare agli stessi obiettivi anche al Centro-Nord, bisognerà sapere ben sfruttare i fondi Horizon 2020 e (secondariamente) quelli del Connecting Europe Facility. Sono rispettivamente 77 e 1 miliardo di euro, di cui solo parte – ovviamente- andrà all’Italia e alla banda larga. Come ha detto Roberto Sambuco (capo dipartimento Comunicazioni del ministero) a un recente convegno I-Com,
«dobbiamo evitare lo scandalo degli ultimi anni, il fatto che non siamo riusciti a utilizzare ben 30 miliardi dei precedenti fondi europei destinati all’innovazione».
Perché non si ripeta, serve presentare buoni piani all’Europa. E quindi è necessario un gioco di squadra tra i ministeri, le Regioni, gli enti e le figure responsabili di questi temi in Italia. Insomma, proprio quello che storicamente al nostro Paese riesce meno bene, soprattutto sugli aspetti del digitale e dell’innovazione: unire le forze, superando burocrazie e divisioni tra poteri.Andrà meglio questa volta?