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11 passi necessari per convincersi che la carota non cura il cancro

lifestyle

Marzo 2013, Italia 1. E’ in onda l’ultimo servizio delle Iene. Questa volta parlano di dieta alcalina come cura per il cancro: mangiando verdurine non ci si ammala; anzi, si previene una di quelle malattie che proprio non riusciamo a sconfiggere.Una terapia “alimentare” che potrebbe essere usata anche al posto di quelle convenzionali. Sono quei momenti in cui ti sale la rabbia. Ti chiedi come possa essere permesso parlare di temi cruciali per la salute della cittadinanza, così, senza il minimo scrupolo.

Anche perché di questi tempi basta voltare lo sguardo per trovare un vegano. Apri Facebook e trovi Tizio Veg Caio. Scopri che alcune persone ti rimuovono dai propri contatti dopo aver letto il tuo articolo sulla sperimentazione animale: sono vegane.

Ci sono incontri sui benefici della dieta vegana tutte le settimane. E’ il pieno boom di un movimento che, nato negli anni ’40 dallo scisma con i vegetariani, trova sempre più seguito grazie ai nuovi mezzi d’informazione.

Oggi, come avrete capito, parliamo di verdurine.

Benvenuti nel fantastico mondo dei vegani.

Ognuno è libero di scegliere la propria dieta, sia chiaro. E la dieta vegetariana, di per sè, non è niente male, anzi. Il problema è quando si arriva all’estremismo (nella diete come in ogni cosa). Quando per giustificare le proprie scelte si chiamano in causa le branche più estreme della pseudoscienza e del complottismo cominciano i problemi —e lo abbiamo già visto. E’ facile cadere nella trappola. Le teorie complottiste di frontiera sono affascinanti.

Comode, quasi. E i rischi non sono pochi.

1. DEI VEGETARIANI “BUONI”Si parte dai vegetariani. Come saprete, alla base della dieta vegetariana c’è la totale eliminazione della carne. Chi la sceglie lo fa per ragioni di tipo morale o dietetiche. Nel primo caso non c’è molto da dire: si tratta di una scelta più che rispettabile —e non facile— che, lo ammetto, non saprei onorare: non si vuole recare danno ad esseri viventi senzienti. Nel secondo si ritiene che la carne sia un alimento poco salutare.

I “mangiacarne” —così li chiamano alcuni vegani— già si scandalizzeranno, ma che la carne sia un alimento poco salutare è in parte vero. Non si può negarlo.E’ la principale fonte di proteine all’interno di una dieta equilibrata.

Perchè dovrebbe interessarci? Perché sono le proteine che “fanno funzionare” le nostre cellule.

Senza proteine, non saremmo qui —letteralmente.

2. LA CARNE FA DAVVERO MALE?Cos’ha di male ‘sta carne, allora? Contiene anche grassi, che non sono notoriamente ben visti all’interno della dieta —basta vedere come i reparti di marketing ne evidenziano la mancanza. Il colesterolo, tra tutti i grassi, è il bersaglio preferito della propaganda anti-onnivora, non con tutti i torti. Ma non tutti sanno che anche i grassi (tra cui il colesterolo) sono importanti all’interno del nostro organismo:

  • regolano la sensazione di sazietà —così non vi viene fame un’ora dopo aver mangiato;
  • servono per solubilizzare o produrre alcune vitamine (come A, D, E, K) e ormoni sessuali; sono necessari per le funzioni neuronali;
  • compongono le membrane delle nostre cellule.

Chiaramente, nemmeno i grassi sono da evitare totalmente. Ma troppi grassi non sono salutari: è dimostrato che diete ad alto contenuto di grassi sono causa di molte patologie croniche gravi, come obesità e aterosclerosi (in cui il colesterolo va a depositarsi all’interno dei vasi sanguigni, formando le famose placche).

Guarda caso, essendo l’eccesso del nostro amico colesterolo così pericoloso, la ricerca si è focalizzata proprio su questo. Abbiamo scoperto che il nostro corpo è estremamente (molto di più di quanto ci aspettassimo) capace di regolarsi in base alla quantità di colesterolo che assumiamo: si comporta di conseguenza. Sappiamo ora che più del 70% della popolazione reagisce poco al colesterolo: per queste persone, assumerlo ha un effetto minimo sui livelli di colesterolo nel sangue. I grassi cattivi sembrano essere più che altro quelli saturi (che troviamo per esempio negli olii, frutta secca, burro e carne processata).

Altri problemi della carne: se cotta troppo “ai ferri” (bruciata) contiene benzopireni, sostanze di per sé cancerogene (ma tranquilli, non allarmatevi: dovreste mangiarne in quantità industriali). Pensando agli ormoni assunti dal bestiame, può solo andar peggio. Lo stesso vale per gli antibiotici (è questo uno dei motivi per cui gli antibiotici ci stanno fallendo; sull’argomento vi consiglio questo ottimo articolo).

3. MENO CARNE MA…Vogliamo estremizzare? Meglio una dieta molto povera di carne che una troppo ricca di carne. Sono gli stessi dietologi a dirci che una dieta vegetariana —controllata e bilanciata— favorisce la nostra salute, al contrario di una dieta troppo ricca di proteine e grassi (la nostra dieta onnivora spesso lo è). Ma bisogna stare attenti, studiare bene la propria dieta (meglio se affiancati da una figura professionale) e supplementarla con quello a cui, nella maggior parte, i vegetali non possono contribuire: si parla del Ferro (le piante non contengono il Ferro complessato al gruppo heme, che viene utilizzato dai globuli rossi per trasportare l’ossigeno nel sangue), dei cofattori enzimatici come lo Zinco, dei grassi “buoni” (i famosi Omega-3), del Calcio (alcuni vegetali contengono inibitori del suo assorbimento), della vitamina B12 (che è disponibile in forma utilizzabile dal nostro organismo solo da fonti animali).

La dieta vegetariana, quindi, non è assolutamente da demonizzare. Ci tengo a sottolinearlo.

Vi sorgerà quindi la domanda: e noi onnivori? Possiamo mangiare la nostra bistecca e dormire la notte senza la paura di andare incontro a morte inesorabile? Il servizio delle Iene ci spiegava come con la dieta alcalina (ovvero vegana) si può prevenire il cancro. E’ proprio questo che certe frange estremiste vegane sosteƒngono.

4. IL VEGANESIMO E IL COMPLOTTO GLOBALEFinché le persone scelgono la propria dieta in base alla propria sensibilità, possiamo essere tutti d’accordo. E’ quello che succede nel caso del veganesimo di tipo “etico”. Viene “considerato la prassi della teoria antispecista e, nella pratica quotidiana, si traduce nel rifiuto di acquistare, usare e consumare, prodotti derivanti da sfruttamento e uccisione degli animali, e di dedicarsi, partecipare e sostenere attività che implicano un uso dell’animale o la sua uccisione” (Wikipedia). Questi sono i vegani “buoni”—niente contro di loro. Benissimo.

E’ il veganesimo “salutistico” —quello dei cosiddetti vegani “militanti” o “estremisti”— che va spesso oltre: la dieta diventa ossessione, culto e ragione di vita. Non voglio generalizzare, ma guardatevi attorno! Il rischio sociale, neanche a dirlo, è elevato. Dopo tutto, c’è di mezzo la salute delle persone.

Quando ho avuto a che fare con esponenti del veganesimo salutistico, hanno sempre giustificato le proprie scelte nascondendosi nel beneamato complottismo: qualcuno sta cercando di fregarli, ma loro sono più furbi. Non riesco a spiegarmi certi ragionamenti, certi modi di essere e di interpretare quello che ci succede attorno.

Voglio capirne di più.

Decido di incontrare un mio compaesano. E’ vegano militante da sempre. Partecipa spesso a incontri sul veganesimo ed è considerato un esperto in materia. Lo incontro una sera in un bar, è la mia prima intervista. I presupposti per il disastro ci sono tutti: siamo menti diametralmente opposte. Sono un po’ nervoso, ma ho fatto i compiti a casa: mi sono preparato.

Lui al veganesimo ci crede veramente, mi dice, quando gli chiedo cosa ne pensa della moda veg. Troppi ora lo seguono per essere alternativi, e troppi sono veg perchè provano compassione per gli animali. Nulla di più sbagliato.Ammetto che mi trova un po’ scioccato. Non era il motivo principe per la dieta a base di vegetali? Si mette a ridere. L’unico motivo per cui lui non consuma cibi di origine animale (ci tiene a precisare che, a differenza dei vegetariani, per i vegani non sono accettati prodotti come il latte o le uova) è che questi sono l’unico motivo per cui ci ammaliamo, escludendo virus e batteri —su cui comunque avrebbe da ridire.

5. COS’E’ IL PH? A COSA SERVE? Mi spiega: “Le proteine animali sono acide, quelle vegetali sono alcaline (ovvero basiche). E’ una questione di pH: il nostro sangue ha un pH leggermente alcalino”.Usa termini tecnici, ma non sono sicuro che conosca appieno il significato delle parole che usa, ed è proprio così. Lo introduco velocemente alle basi del pH: la misura dell’acidità di una soluzione. Gli spiego come la sua importanza sia fondamentale per la vita. Il sangue, confermo, ha un pH attorno a 7.4, dunque proprio leggermente basico.

Riprende, forte della conferma scientifica di quanto sostiene. Incalza spiegandomi che mangiando proteine animali il pH del proprio corpo scende verso valori acidi; e cos’è che ama il pH acido? Il cancro, ovviamente. Questo è il motivo per cui il metodo Gerson (http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Gerson) funziona, mentre i farmaci sarebbero da buttare, checchè ne dica la scienza ufficiale. Anzi, la scienza non bisognerebbe proprio ascoltarla: si inventa le malattie più gravi, con il solo scopo di venderci i farmaci con cui “ci guarisce” —ma, sottolinea— “non ci cura (?!). Dov’è la cura per il cancro?

Le alternative sono due: la scienza è inutile o non ce la mostrano per continuare a venderci i chemioterapici.

Gli mostro dei grafici che mi ero preparato. Sono dati ISTAT che mostrano come la speranza di vita alla nascita sia aumentata notevolmente negli ultimi 50 anni (viviamo circa 20 anni in più): l’aumentare della vita media va di pari passo con l’aumento dei casi di cancro, malattie cardiovascolari e neurodegenerative, proprio per la natura intrinseca di queste malattie. Il cancro è determinato da eventi casuali e dall’esposizione a sostanze mutagene: la sua insorgenza è destinata ad aumentare con l’età. Lo stesso vale per le malattie neurodegenerative. Interessante invece il caso di quelle cardiovascolari: qui la carne potrebbe essere proprio un fattore determinante (parlavamo prima di grassi e colesterolo), insieme al tempo, se assunta in maniera eccessiva. Scoppia di nuovo a ridere. Mi dice che mi affido troppo ai dati, che non vogliono dire niente. Lui sta bene e non mangia carne, è questo l’importante.

Aneddotistica a parte, provo a spiegargli che nonostante il suo discorso riguardo al pH fosse in parte corretto, stava commettendo un errore di fondo. Lo stesso che commetteva il servizio delle Iene di cui parlavo all’inizio. Non ci sono proteine animali o vegetali. Ci sono proteine di origine animale e di origine vegetale. Di per sè sono esattamente analoghe. Sono composte dagli stessi 20 amminoacidi. Anzi, volendo essere precisi, nei vegetali spesso mancano (o scarseggiano) alcuni degli amminoacidi essenziali —quelli che il nostro organismo non produce. Cibi come carne e pesce, invece, non hanno questo problema: coprono l’intero spettro amminoacidico —non per questo una dieta a base vegetale manca necessariamente di alcuni amminoacidi, è sufficiente studiare le giuste combinazioni da assumere.

Il pH degli alimenti, preciso, non dipende assolutamente dall’origine animale o vegetale delle proteine al suo interno (avete mai provato il succo di limone?). Se per qualche motivo il pH del nostro sangue varia, l’organismo è in grado di regolarlo (con una serie di processi conosciuti come omeostasi): il pH viene mantenuto grazie all’attività respiratoria (con cui viene regolata la concentrazione della CO2, la cui eliminazione alza il pH) e all’attività escretoria dei reni. Se così non fosse e il nostro pH arrivasse a valori diversi da 7.4, si entrerebbe in una condizione di cosiddetta acidosi o alcalosi metabolica (che oltretutto è molto più grave della prima): si avrebbero pesanti conseguenze sull’intero organismo. Per valori inferiori a 6.8 e superiori a 7.8, la morte è quasi inevitabile. Alla regolazione assistiamo tutti i giorni: possiamo berlo, il succo di limone. Acidi più forti come l’acido cloridrico, invece, sono estremamente pericolosi, danneggiano le strutture organiche. Nessun alimento, per fortuna, ha pH così estremi. Per rendere meglio l’idea, gli passo il mio iPad. Ho pronto un articolo del sempre puntale Salvo Di Grazia, che su MedBunker scrive.

6. SMONTIAMO LA DIETA ALCALINA

Esistono almeno tre motivi per i quali nutrirsi di alimenti “alcalini” non serve a nulla in termini di salute:

  • Un alimento alcalino, subito dopo l’ingestione, viene a contatto con i succhi gastrici presenti nello stomaco che, come tanti sanno, sono fortemente acidi. Questo “incontro” neutralizza l’alcalinità dell’alimento che al momento di venire assimilato è praticamente neutro (o addirittura acidificato).
  • Anche se esistesse un alimento che riuscisse a mantenere la sua basicità dopo il passaggio dallo stomaco, fino a riuscire a far variare il pH del sangue, si metterebbero in moto tutti i meccanismi spiegati prima che rimedierebbero come abbiamo visto, riportando immediatamente il pH ai valori consueti.
  • Anche se esistesse (ma non esiste) un alimento commestibile che dopo aver sorpassato indenne l’acidità gastrica e non aver scatenato i meccanismi di regolazione del pH, riesca a rendere “basico” il nostro sangue, basterebbero pochi minuti di questa condizione per andare in alcalosi metabolica. Se esistesse questo tipo di alimento, sarebbe un veleno e mangiarlo significherebbe morire, altro che salute. Naturalmente questo accade anche in caso di alimentazione “acida”: normalmente assimilare sostanze acide non cambia in maniera rilevante il pH del nostro sangue ma anche se lo facesse interverrebbero meccanismi specifici a correggere la situazione, che sarebbe patologica.

Lo vedo perplesso. Comincia a parlare di vaccini e autismo, complotti delle multipharma e del suo cane. Dice che ci sono studi che legano l’assunzione di latte all’osteoporosi (in realtà ce ne sono che affermano che il latte non sia protettivo nei suoi confronti, che non è la stessa cosa). Mi dice che l’uomo non è onnivoro, bensì fruttariano: secondo natura dovrebbe cibarsi di sola frutta “molti” la pensano diversamente.

Mi fa notare che lui sta bene. Non mangia carne e va a correre tutti i giorni. Non ha problemi di nutrienti e non si è mai ammalato.Gli chiedo come viene gestita l’alimentazione della sua famiglia. Sono tutti vegani, mi dice. Nessuno è vaccinato, nessuno usa farmaci.

7. GLI STUDI CONTROVERSI ALLA BASE DELL’IDEOLOGIA VEGANProvo a dirgli che non ci sono studi che dimostrano che sia la carne la causa delle malattie.

Arriva il momento che attendevo, quello in cui nomina T. Colin Campbell, l’autore del best seller da più di 1 milione di copie, The China Study, pubblicato nel 2005.

Salutiamo il mio vicino vegano, con cui ogni tipo di discussione costruttiva è stata impossibile a questo punto. Dall’intervista, sinceramente, mi aspettavo di più. Posso dire di aver fallito. Speravo in una discussione più profonda, non una lista della spesa dei luoghi comuni del cadetto vegano.

Approfittiamone allora per parlare della ricerca di Campbell, decisamente più interessante.

T. Colin Campbell: qualcuno lo conoscerà per il suo controverso studio svolto in Cina. Dopo aver conseguito un PhD in biochimica, nutrizione e microbiologia alla Cornell University, Campbell si occupa di migliorare la situazione alimentare dei bambini malnutriti nelle Filippine. E’ qui che arriva la sua epifania: nota che sono i bambini delle famiglie più ricche —quelli che assumevano più cibo di origine animale— ad essere più suscettibili al cancro al fegato.

Scopre uno studio indiano dove veniva testato l’effetto della caseina (la principale proteina del latte) sulla comparsa del cancro al fegato. I topi a cui venivano somministrate dosi più alte (20% della dieta) erano più suscettibili al cancro al fegato; quelli che assumevano dosi più basse (5% della dieta), non lo erano. E’ da questi dati che Campbell giunge alla sua ipotesi fondamentale: sono le proteine animali a causare il cancro.

Quello che non ci dice, però, è che quei topi che sembravano “protetti” dal cancro, lo erano perché il cancro non lo avrebbero mai potuto sviluppare… da morti: le cellule del fegato di questi ratti morivano rapidamente a causa della dieta low-protein.In un paper successivo, il gruppo indiano dimostra che nonostante la non insorgenza del cancro, la salute generale di questi topi era nettamente inferiore.

Potremmo aggiungere che la caseina —pur essendo una proteina di origine animale— è solo una delle tante proteine “animali”. Campbell considera “proteine animali” e “caseina” sinonimi.

8. QUELL’INFIDO NEMICO CHIAMATO LATTEAlmeno il latte, direte, è cancerogeno, allora. Ci viene detto che l’altra proteina abbondante nel latte (il siero di latte) risulta anti-cancerogena (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2025891)? Ah, e si dimentica di spiegarci che le proprietà cancerogene di una specifica proteina dipendono anche dai grassi e carboidrati con cui viene accoppiata (http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/0304383583901477). Insomma, la situazione è molto più complessa di quella illustrata da Campbell.

Non è finita qui. Potreste chiedervi quale sia il “potere” esclusivo della caseina, quello che le fa causare il cancro. Campbell, in realtà, l’avrebbe scoperto http://jnci.oxfordjournals.org/content/81/16/1241.short)—già nel 1989 (ricordate che il libro è stato pubblicato nel 2005)— in uno studio che valutava la dipendenza del tumore al fegato dalla qualità delle proteine (che dipende dalla loro composizione in amminoacidi essenziali). Le proteine del grano risultavano meno cancerogene rispetto alla caseina. Aggiungendovi lisina (l’amminoacido di cui il grano è scarso) la cancerogenicità diventava equivalente: significa che ogni proteina completa di tutti gli amminoacidi —indipendentemente dall’origine— risulterà ugualmente cancerogena (ricordiamoci che le proteine non vengono assunte da sole, quindi questo non significa che dobbiamo smettere di assumere proteine). Ancora, gli studi di Campbell misuravano l’insorgenza di tumori quando i topi venivano trattati con aflatossina —un potente cancerogeno. Le proteine (la caseina) sembrano quindi agire come promotore del cancro, piuttosto che iniziatore dello stesso —che ha anche senso, volendo essere riduttivi: il cancro è composto da cellule in rapida divisione, che hanno bisogno di molta energia.

In un altro studio indiano, vediamo che primati trattati con dosi più basse di aflatossina mostrano risultato diametralmente opposti a quelli di Campbell: il cancro insorgeva solo negli animali che assumevano basse dosi di caseina.

Questa è disinformazione.

E’ la base —infondata— degli studi che Campbell ha replicato egli stesso, prima di passare agli studi sull’uomo, quando nei primi anni ’80 Junshi Chen si aggiunge al suo gruppo. Chen aveva diretto il Chinese Cancer Atlas, uno studio che negli anni ’70 mappava dati provenienti da 880 milioni di cittadini cinesi: aveva trovato che alcuni tipi di cancro erano più o meno rappresentati in diverse aree geografiche della Cina.

E’ proprio la collaborazione con Chen che porta Campbell a condurre il più grande studio sulla relazione tra dieta, stile di vita e cancro fino ad allora realizzato —sponsorizzato dalle università di Cornell ed Oxford ed approvato dai governi statunitensi e cinesi.

I risultati, spiega Campbell, sono incredibili: dai dati raccolti spuntano fino a 9000 correlazioni statisticamente significative. “19 dati su 20 puntano nella stessa direzione”, ovvero nel confermare che le diete a base vegetale sono sempre associate con una minor mortalità per cancro, infarto e malattie cardiovascolari.

9. LEZIONE: CORRELAZIONE NON E’ CAUSALITA’In molti considerano il lavoro di Campbell come la dimostrazione scientifica della bontà del veganesimo. Denise Minger (), che non è certo contro la dieta vegetariana, non è affatto d’accordo. Ha analizzato a fondo i dati prodotti dallo studio di Campbell. Molti degli spunti di cui sopra sono proposti proprio da lei.

C’è innanzitutto un errore fondamentale —che è quello che troviamo spesso in molti studi (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11787986) relativi alla dieta alcalina; lo stesso che faceva il mio vicino vegano. Non possiamo confondere la correlazione con la causa.

Correlation is not causation, direbbero i nostri amici anglosassoni.

C’è un esempio famoso in merito. Se guardiamo l’aumento della temperatura globale del pianeta (il Global Warming), questo è perfettamente correlato con la scomparsa della pirateria. I Pastafariani concluderebbero () che questa è inequivocabilmente la causa del surriscaldamento globale. Il concetto è esattamente lo stesso: non basta una correlazione. Serve un nesso logico, causale. Serve quel “passo in più” — il lavoro di Campbell riesce solo a fare il “passo più lungo della gamba”.

Di critiche ce ne sono altre. La Minger ne avanza anche sui dati stessi e sulla loro interpretazione. Gli studi come questo confrontano i risultati di individui vegani con quelli relativi a tutta la popolazione —non con un “controllo” adeguato. Dobbiamo considerare che i vegani (in generale) seguono una vita più “sicura e controllata”, rispetto all’”onnivoro medio”: non fumano, sono attenti all’alimentazione, non bevono; questo potrebbe risultare fuorviante.Diciamo che le conclusioni non sono affatto così ovvie.

Ai più audaci di voi, consiglio di addentrarsi nell’altra “Bibbia” vegana, il documentario Fork Over Knives (http://www.forksoverknives.com). Per l’analisi critica vi rimando ad un altro articolo della Minger (http://rawfoodsos.com/2011/09/22/forks-over-knives-is-the-science-legit-a-review-and-critique/)—che riassume anche il documentario. Scoprirete molti altri esperti del veganesimo. Tra l’altro è una lettura più che piacevole: si parla di nazismo, Norvegia e visualizzazione dei dati. Non aggiungo altro, non voglio rovinarvelo.

10. LA BISTECCA NON UCCIDENon tutto è da buttare, comunque. Il mio è stato un riassunto —anche duro— delle critiche più fondate nei confronti del veganesimo e i suoi esponenti illustri.

Troppa carne fa male, punto. La dieta vegetariana può essere salutare, con gli appropriati accorgimenti. Ma non è la carne la causa di tutte le malattie.

Mangiarsi la bistecca non significa essere condannati al cancro (1 persona su 3, nell’arco della propria vita, lo è). Non bisogna dimenticare che una dieta sana, e l’attenzione alla dieta —propria dei vegani, spesso carente negli onnivori— è fondamentale. E qui i numeri parlano. Con l’alimentazione riusciamo ad influenzare il nostro ambiente interno, che può essere un fattore importante per la nostra salute —e lo stiamo studiando.

Una frase della Minger racchiude il succo del discorso meglio di qualunque altra:

“But I also believe this type of diet achieves some of its success by accident, and that the perks of eliminating processed junk are inaccurately attributed to eliminating all animal foods.”

Spesso si confondono i benefici dovuti alla dieta vegetariana con quelli dovuti all’assenza di junk food, all’evitare l’eccesso di carne e ad uno stile di vita più sano.

Poi, come sempre, c’è il problema etico. E come sempre, preferisco non dare troppi giudizi. Posso darvi la mia, modestissima, opinione. Credo che i valori morali che spingono ad essere vegetariani o vegani —che condivido quando si tengono in mente le condizioni animali negli allevamenti intensivi— dovrebbero passare in secondo piano quando si tratta di salute. Chi è abbastanza forte da riuscire a far conciliare le due cose è sicuramente da rispettare. Ma cerchiamo di evitare gli eccessi; magari evitiamo di ascoltare le cavolate sparate dai vegani integralisti (ergo buona parte dei loro discorsi).

11. IN SINTESI: CAROTE E SEDANO OGGI NON CURANO I TUMORITornando al servizio passato dalle Iene sulla dieta alcalina, è notizia di qualche giorno che l’Ospedale San Raffaele ha deciso di non rinnovare la collaborazione con la Dott.ssa De Petris, una consulente della struttura (https://www.facebook.com/Pallequadre/photos/a.394683490579901.83174.392875340760716/653815748000006/?type=1&theater). Era stata intervistata per illustrare gli effetti della dieta alcalina come terapia contro il cancro.

Aggiornamento:Nel nuovo servizio passato da Le Iene (http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/448125/viviani-alimentazione-e-tumori.html), mi è piaciuto l’intervento del Dott. Viviani, interpellato sul “cibo non più in senso preventivo, ma in senso terapeutico”: “bisogna stare molto attenti nel messaggio —quando le chemioterapie sono indicate, sono indicate. Ci sono indizi importantissimi che con l’alimentazione si può aiutare la guarigione del tumore, ma sono indizi, non sono prove solide. Non ci sono prove che si possa sostituirle.”

Speriamo in futuro di trovarle, sarebbe una grande notizia per tutti.

Disclaimer: il mio vicino vegano è una figura fittizia, che raccoglie le esperienze di tre esponenti del veganesimo che ho avuto il piacere (e non sono ironico, è stato molto interessante) di incontrare durante la mia intervista; mi hanno chiesto di mantenere l’anonimato. Ogni riferimento a persone realmente esistenti è, forse, puramente casuale.

TRENTO, 2 aprile 2014JASON FONTANA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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