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2 giugno, la Repubblica spiegata ai bambini

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C’era una volta un re. Iniziano così tutte le storie, anche quella che possiamo raccontare ai nostri bambini per spiegare loro la festa della Repubblica. Ogni anno, in ogni classe, c’è sempre una manina che si alza e chiede: «Maestro perché domani siamo a casa? Cos’è la Repubblica?». Ai grandi dovremmo spiegarlo dando loro in mano la Costituzione, chiedendo loro di andarsi a rileggere i giornali dell’epoca. Ai bambini narro la storia di una giovane ragazza di nome “Res” affascinata dal ricco re Umberto II, il monarca: un giovane potente, con palazzi e giardini, ville e carrozze. Entrambi vivevano in un Paese chiamato Italia, baciato dal sole e dal mare, con laghi e montagne, colline e meravigliose città. L’incontro tra i due avvenne in una fredda notte d’autunno durante il ballo convocato dal giovane re a Palazzo per i suoi 18 anni.

Eccola l’occasione per farsi conoscere dall’uomo amato da tutte le ragazze del regno! Ogni anno arrivavano da ogni parte per conquistare l’occhio di quel giovane, per avere la possibilità di vivere tra i castelli e le sontuose sale. Un sogno che solo una avrebbe realizzato.

Per la festa sfoggiò il vestito più bello, di velluto azzurro

“Res”, che aveva da poco compiuto 23 anni, era bella, aveva lunghi capelli biondi, gli occhi a mandorla di colore azzurro, il naso all’insù come le ragazze francesi, la carnagione olivastra di chi sembra sempre abbronzato e soprattutto sapeva suonare benissimo il pianoforte. Per la festa sfoggiò il vestito più bello, di velluto azzurro, con dei tacchi meravigliosi. Impossibile non guardarla. Ma ad affascinare re Umberto fu proprio il suo modo di suonare il pianoforte.

Per tutta la notte era stata lei a far sognare il giovane che per la prima volta aveva trovato una ragazza che sapeva allietare le sue serate, che poteva insegnargli qualcosa: la musica. Una notte magica che si trasformò presto nello sposalizio più importante dell’anno: “Res” e Re Umberto diventarono una sola famiglia. Un’anima sola. L’amore tra i due, però, non durò molto. C’era qualcosa che non andava. Umberto era abituato a decidere ogni cosa: cosa mangiare, dove andare, che libro leggere, che vacanze fare. Era il re, era uno solo e nemmeno s’accorgeva che ora c’era lei nella sua vita. Non si prendeva cura di “Res” che con il passare dei mesi dimagriva, si abbruttiva, piangeva. Ogni giorno gli stessi concittadini si accorgevano che la loro donna più bella stava sfiorendo, stava perdendo l’entusiasmo che aveva.

Dal Palazzo non arrivava più nemmeno il suono del pianoforte. Non si poteva andare avanti così. Nessuno poteva più sopportare l’atteggiamento di Umberto. Non restava che liberare “Res”. Come? Una guerra? Nessuno la voleva. Tutti l’avevano conosciuta. Tutti avevano combattuto e non ne volevano più sapere di battaglie, di morti, di cattiveria. Volevano solo tornare ad occuparsi di “Res”. Per giorni ne parlarono.

Lo faremo in maniera democratica: tutto il popolo, tutti i cittadini, potranno parlare, decidere, scegliere

C’era chi era felice di avere un re: «Come faremo senza di lui? Senza i balli a Palazzo? Senza la ricchezza che porta al nostro Paese?». E c’era chi non ne voleva più sapere: «È meglio che ci occupiamo noi di “Res”, dobbiamo essere tutti ad amarla, ad apprezzarla per le sue capacità, non solo uno». «Dovremo votare», disse il vecchio Alcide. «Votare?», risposero tutti gli altri. «Decideremo tutti insieme se tenere ancora il re o cacciarlo. Lo faremo in maniera democratica: tutto il popolo, tutti i cittadini, potranno parlare, decidere, scegliere». Il 2 giugno avvenne la festa del voto. Era la prima volta che tutti potevano scegliere, decidere se avere un re o tutti insieme scegliere di occuparsi di “Res”. Per tutta la giornata ci fu un gran via vai di uomini e donne che andavano a votare nelle piazze, nelle scuole. Il re si preoccupò di tutti quei sudditi che volevano decidere: “Perché vogliono occuparsi loro di “Res”? Perché devono scegliere liberamente?”. Re Umberto per tutta la giornata restò in ansia. Anzi dovette aspettare qualche giorno prima di sapere com’erano andate le votazioni. Ma appena seppe del risultato restò sbalordito: la maggioranza dei suoi sudditi avevano scelto di cacciare il re. Non poteva più restare un solo giorno al comando: le idee del popolo erano chiare.

Da quel momento il popolo prese sempre insieme le decisioni

Partì per il Portogallo, lasciando “Res”, il palazzo e tutto quello che aveva nel suo regno. Un addio inaspettato, una partenza che segnò la vittoria del popolo che da quel momento tornò ad occuparsi di “Res”. Ora tutti avrebbero dovuto prendersi cura di quella ragazza, provvedere ai suoi studi, occuparsi della sua salute, garantirle la libertà e una vita in pace. Da quel momento il popolo prese sempre insieme le decisioni; si dotò di una regola che doveva valere per tutti, la Costituzione e si impegnò ogni anno a festeggiare il 2 giugno, perché nessuno si dimenticasse di quanto era stata importante la loro scelta. Da quel giorno nessuno può dimenticare la festa della Repubblica. I bambini più piccoli lo comprendono bene. Forse varrebbe la pena nelle nostre scuole anche porre una domanda ai più grandi: «Cosa fai tu per la Repubblica?».

Cos’è la democrazia? Se domattina decidessi solo io se fare o meno l’intervallo?

Quest’anno ho detto ai miei alunni che forse senza saperlo anche loro ci saranno alla parata. Mi hanno guardato stupefatti. Marco aveva già in programma la sua partita. Fabio era pronto al week-end al mare. Mara non aveva proprio pensato di essere a Roma. «Ci sarete perché per i 70 anni della Repubblica in via dei Fori Imperiali sfileranno anche i sindaci. Dietro ogni primo cittadino ci sono tutti gli altri, c’è il popolo, ci siete voi. Ecco perché la Repubblica siamo noi». «Eppure, maestro, è meglio il re, tanto i politici guarda come ci hanno ridotto!», mi ha interrotto Tommy. È in quel momento che ho aperto il dibattito: «Cos’è la democrazia? Come la viviamo noi in classe? Se domattina decidessi solo io quando interrogarvi, se fare o meno l’intervallo, quando uscire da scuola?».

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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