3 buoni motivi per non invidiare quelli che hanno successo (così ne avremo anche noi)

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Chi non vuole avere successo?Tutti vogliamo avere successo.Chi invidia chi ha successo?Troppi.E spesso l’invidia si trasforma in speranza, speranza “che quello non ce la faccia”, o aggressione: “è di certo un ladro”, “frega il prossimo”, “è raccomandato”.

Credits: profitguide.com

Vi racconto un piccolo aneddoto. Quando dieci anni fa scrissi, con Antonio Incorvaia, Generazione Mille Euro, alcuni commentarono lapidari sul forum legato al libro: “Lucrate sulle difficoltà altrui”. Per fortuna non erano molti, ma io ci rimasi male: come, abbiamo raccontato la storia di una generazione, fatto emergere un problema, e questo ci porta insulti e cattiveria? Ho imparato, col tempo e comunque mai abbastanza, che se raggiungi un successo – piccolo o grande che sia – incontrerai sempre chi ti aggredisce.

Sono le persone che il proprio successo non lo raggiungeranno mai, troppo intente a denigrare quello degli altri.

Sono attorno a noi, li incontriamo ogni giorno, ma non mi ci abituo. Non voglio abituarmici.

LA REPUBBLICA DEGLI INNOVATORI

Per questo motivo, quando mi sono messo a lavorare sul mio ultimo libro, ho provato a raccontare storie di successo spiegandole passo a passo: per dire che dietro ognuna di quelle storie non ci sono ladri, raccomandati o fregature, ma lavoro, innovazione, inventiva, creatività, determinazione, costanza, fallimenti, sperimentazioni.Ognuna delle 85 storie contenute in La Repubblica degli Innovatori (Vallardi, 264 pagine, 13,50 euro, ndr) contiene tutti questi elementi.

Vediamone alcune:

Giorgio Poeta, agricoltore che ha inventato – primo nel mondo – il miele invecchiato in barrique, ha lottato perfino contro il padre per inseguire il suo sogno e oggi ha una piccola azienda agricola che è un campione di innovazione (e di bontà) a livello mondiale.

Elisa e Flavio Fazio, le due teste dietro alla piattaforma per costruire siti web drag&drop Flazio, hanno incontrato tanti di quei muri e porte chiuse che uscire dal labirinto sembrava impossibile, eppure oggi da Catania fanno concorrenza a colossi internazionali.

I ragazzi di Fazland e Fatture In Cloud pochi giorni fa hanno potuto urlare a gran voce “1 milione di euro”, da una parte come finanziamento e dall’altra per la vendita della maggioranza dell’azienda, i fondatori di Casa Netural concorrono a fare di Matera una delle capitali della cultura più inclusive, i fondatori di Scuola Zoo si applaudono per ogni viaggio in più organizzato e ogni atto di bullismo denunciato, quelli di Comuni-chiamo per ogni Comune migliorato e quelli di Wanderio per ogni biglietto venduto.

E così avanti.

Successo ha una misura e un senso diversi per ognuno di loro, per ognuno di noi. Chi vuole fare un’azienda da diecimila dipendenti e chi vuole dare lavoro a sé e agli amici, chi vuole portare il bello della propria provincia nel mondo e chi vuole portare i turisti di tutto il mondo in Italia, chi vuole dare lavoro a chi non ce l’ha e chi vuole semplificare la vita di persone e aziende.

Cos’è il successo? La realizzazione del proprio sogno, che diventa progetto e grazie a una strategia trasforma un’idea in un fatto concreto. E non è una cosa sola per ogni tempo: per me successo oggi significa formare bene ogni studente della TAG Innovation School, ieri ha significato vedere pubblicato La Repubblica degli Innovatori, il giorno prima firmare il contratto per il libro e quello prima ancora raggiungere un obiettivo nel mio lavoro di manager. E sto parlando solo della vita professionale.

COS’E’ IL SUCCESSO

Esiste una sola definizione di successo? No. Io provo a trasferirvi quella in cui credo.

Successo è svegliarsi ogni mattina felice di quello che fai, perché stai migliorando te stesso e contribuendo a migliorare il mondo che abiti.

Ecco perché credo che oggi a ognuno di noi spettino due compiti altrettanto importanti: perseguire il nostro successo e celebrare gli altrui successi. Mi concentro in particolare su questo secondo concetto, considerato che se state leggendo questo articolo siete persone che dedicano tempo e impegno alla propria crescita, e quindi al raggiungimento del proprio successo.

PERCHE’ DOBBIAMO CELEBRARE IL SUCCESSO DEGLI ALTRI?

Quando gli altri hanno successo dobbiamo essere felici, e addirittura celebrarlo. Almeno per tre motivi:

1. Sono energia per noi. A scrivere le storie de La Repubblica degli Innovatori, così come in passato a raccontare quelle di Generazione S in Tv, ho goduto tantissimo. Ogni storia mi ha trasferito adrenalina, energia, ispirazione, aspirazione, motivazione.

2. Sono energia per la società. Una persona che raggiunge il proprio successo è più felice, più positiva, più proattiva, più sana. Fa cioè bene a chi ha attorno, contribuendo a rendere migliore la società, il mondo che ognuno di noi abita. Ci permette, cioè, di vivere in un posto più bello.

3. Successo chiama successo. Avete presente il concetto di ecosistema? Ecco, accade che un successo ne generi un altro, che una persona o azienda che fa qualcosa di buono influisca su chi ha vicino, contribuendo a creare un nuovo successo.Energia per noi. Energia per gli altri. Ecosistema energetico.

Ecco, di motivi ce ne sono senz’altro altri – vi invito ad aggiungerli e se avete voglia a condividerli anche con me – ma ne abbiamo individuati già almeno tre che ci fanno dire una cosa sola: non celebrare gli altrui successi significa non volere il nostro.E chi non vuole avere successo?Tutti vogliamo avere successo.

3 CONCETTI DA TENERE BENE A MENTE QUANDO PARLIAMO DI SUCCESSO

Questo percorso, calato nella realtà del mondo imprenditoriale, ci porta a comprendere alcuni concetti importanti:

1. dobbiamo apprezzare chi fa soldi (ha successo!);

2. cancellare il termine invidia (fa bene alla società!)

3. rispettare il fallimento (ha rischiato per raggiungere il successo, che significa fare bene alla società!).

Il ragionamento è semplice, la crisi che ha pervaso il nostro Paese negli ultimi 25 anni lo ha però messo da parte: ogni volta che parli di un successo imprenditoriale, trovi qualcuno che inveisce contro.

UN NUOVO UMANESIMO DIGITALE

Siamo, l’ho scritto più volte, nel pieno di una crisi da molti spacciata come economico-finanziaria ma che in verità è una crisi culturale, che ha avuto poi una deflagrazione economico-finanziaria, abbiamo quindi bisogno di ricostruire una human-centered-society che rimetta al centro le persone e i loro sogni, cioè la capacità di ognuno di noi di immaginare e disegnare il proprio futuro, per ognuno diverso e per ognuno di successo. Il proprio successo.

L’Italia – e non solo il nostro Paese – ha bisogno di persone e imprese di successo e per far sì che queste proliferino dobbiamo cominciare a celebrarle. Io l’ho fatto con un libro, ho raccontato 85 storie straordinarie, le ho suddivise in 16 settori in cui si può investire e ho tratto da ognuna di queste storie consigli (ben 105), indicazioni e percorsi di management e business che ogni lettore può applicare. Perché? Perché voglio contribuire a costruire nuovi successi, incontrarli, ascoltarli e applaudirli, conscio che La Repubblica degli Innovatori non è né un titolo né un libro, ma l’unica possibilità di successo (e quindi di futuro) per la nostra Italia. Cioè, per ognuno di noi.

E voi cosa farete, già adesso, per celebrare gli altrui successi?

ALESSANDRO RIMASSA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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