L’esercito dei maestri e professori digitali è pronto ad entrare in azione. Dal sette gennaio le truppe sono schierate: 8.303 uomini e donne pronti a guidare l’attuazione del Piano nazionale digitale della scuola.
Sono gli animatori digitali, così li ha chiamati il ministero dell’Istruzione che tra le azioni da mettere in atto aveva individuato queste figure. La squadra è formata in prevalenza da donne (4594 animatrici contro i 3709 animatori) dell’età media di 45 anni. Due su quattro provengono dall’area scientifica ovvero sono docenti di scienze, matematica, fisica, tecnologia o altre materie affini.Nel primo ciclo ci sono 5.443 docenti pronti a cambiare la scuola mentre nel secondo ciclo la truppa degli innovatori è composta da 2.860 persone.
Il loro obiettivo è uno solo: animare ed attivare le politiche innovative contenute nel Piano.
E coinvolgere tutto il personale, oltre che gli studenti e le loro famiglie, insieme ai dirigenti scolastici e ai direttori amministrativi adeguatamente formati su tutti i suoi contenuti.
Lo faranno organizzando attività e laboratori, individuando soluzioni tecnologiche e metodologiche innovative e lavorando per la diffusione di una cultura digitale condivisa. Detta così sembra facile ma la squadra che è scesa in campo con la riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie, avrà uno dei compiti più difficili, vista la situazione dei nostri istituti dal punto di vista tecnologico.
Gli animatori dovranno aver ben presente lo stato di fatto per non fare voli pindarici. Sono 326.000 le aule degli oltre 33.000 plessi scolastici “attivi”: il 70% è connessa in Rete in modalità cablata o wireless ma generalmente con una connessione inadatta alla didattica digitale; solo il 41,9% è dotata di Lim e il 6,1% di proiettore interattivo.
Secondo gli ultimi dati dell’indagine OCSE TALIS n Italia, nel 2013, solo il 31% degli insegnanti della scuola secondaria inferiore ha dichiarato di utilizzare “spesso” le TIC o “durante tutte o quasi tutte le lezioni” per progetti con gli studenti o per l’attività didattica in classe – rispetto a una media del 40% nei diversi Paesi dell’Ocse.
Inoltre, nel 2012, la maggior parte degli studenti quindicenni (57%) ha dichiarato di non utilizzare Internet a scuola durante una tipica giornata scolastica (la media dell’Ocse era del 36%). Una mancanza di preparazione tra gli insegnanti ha forse contribuito a questi livelli di utilizzo delle TIC inferiori alla media. In quest’ottica gli animatori digitali piuttosto che fare di tutto e di più è meglio che si concentrino su cinque punti.
5 azioni per far decollare la digitalizzazione delle scuole
1. Far sparire la lavagna d’ardesia dalle classi. Il gessetto bianco e il cancellino fanno parte dell’immaginario di ciascuno di noi ma i nativi digitali hanno tutto il diritto di conservare tra qualche anno un altro ricordo della scuola italiana. Nelle mie classi c’è la lavagna multimediale ma le colleghe hanno chiesto di ripristinare la lavagna d’ardesia perché “serve a fare i conticini”. Sono ancora troppe le aule con la lavagna d’ardesia appesa al muro.
2. Portare il Wi- fi in tutte le aule. in Italia esiste ancora un 30% di classi che non sono connesse alla Rete. Spesso abbiamo a che fare con amministrazioni comunale pigre, che ritengono più importante tappare le buche di una strada piuttosto che portare la banda larga a scuola. Ogni animatore digitale dovrà fare in modo di essere una “sentinella” rispetto a questo tema.
3. Rottamare i laboratori di informatica o tecnologia. La maggior parte delle nostre scuole ha ancora un’idea della didattica digitale da confinare in uno spazio e orario precisi. Alla scuola primaria e secondaria di primo grado, soprattutto, vi sono laboratori con personal computer vetusti, donati da qualche azienda dopo averli dismessi, lasciati usare dai bambini senza alcuna assistenza tecnica professionale. Bene, questi luoghi vanno eliminati, fanno parte del passato, di un’altra epoca. Oggi la scuola è digitale quando si fa storia, geografia, scienze, matematica, arte.
4. Aumentare le ore dedicate all’insegnamento dell’informatica e/o del coding. Non vi sembrerà vero ma l’orario scolastico di molti bambini ha due ore di insegnamento di storia, due di geografia, di scienze, di educazione motoria, di religione e una sola ora per l’alfabetizzazione digitale. Basta questo per comprendere quanto bisogna fare per cambiare culturalmente l’approccio digitale.
5. Formare gli insegnanti e i dirigenti, dando loro incentivi in termini economici per corsi seri e professionali, in collaborazione con le università d’informatica e di scienze umane per la formazione. Il divario con il resto d’Europa è enorme, abbiamo bisogno di fare una corsa veloce per recuperare: il 36% degli insegnanti – la seconda percentuale più alta tra i Paesi che hanno partecipato all’Indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento (TALIS) – riporta ancora un alto livello di bisogno di sviluppo professionale nelle competenze in materia di Tic. Non servono ore di formazione online o qualche sporadico laboratorio ma un serio approccio alla formazione dei docenti in questo campo.
Fatto questo possiamo partire.