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5 milioni di lettori di ebook non sono pochi se l’Italia torna a leggere

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Pur vantando una tradizione letteraria senza uguali, l’Italia contemporanea non è un paese di lettori. I libri pubblicati annualmente sono molti, ed è sicuramente troppo esiguo il pubblico a cui si rivolgono, eppure, secondo l’Istat, nello scorso anno si è registrato un miglioramento sui dati della lettura.

Nel 2014, il 41,5% della popolazione ha letto almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti, mentre nel 2015 la cifra è salita al 42%. Non un aumento significativo dunque, ma neppure una crescita da lasciare indifferenti. «Questo ci sprona ancor di più» ha precisato al riguardo Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori, «a contribuire in ogni modo per invertire la tendenza: si può fare qualcosa, non è lecito arrendersi e se si agisce insieme, in una logica di sistema, i risultati arrivano».

La ripresa infatti non è nata dal caso. Negli ultimi anni sono state davvero numerose le strategie per formare nuovi lettori, che vanno dalla classica presentazione in libreria al dialogo fra studenti e scrittori.

Come la natura segue un proprio metodo, anche qui la spontaneità non basta:

Oggi si legge di più perché ci sono tecniche che spingono affinché questo avvenga, perché dietro c’è progettualità e lungimiranza, perché cultura è anche promozione.

Un gioco di squadra in cui molto hanno contato Internet e le nuove tecnologie, prime fra tutti gli e-book. L’anno scorso ben 4 milioni e 687mila persone hanno letto o scaricato libri online, percentuale che aumenta in proporzione al numero dei libri cartacei posseduti in casa

Mentre fra quanti hanno navigato in rete, ha scaricato o letto e-book il 5,8% dei cosiddetti “non lettori” e il 20,9% dei lettori; fruizione inoltre destinata a crescere, per quanto riguarda il secondo gruppo, insieme al numero dei volumi letti nell’ultimo anno.

Un fenomeno interessante, soprattutto se lo si confronta con gli ultimi dati provenienti dagli Usa. Come sottolineato anche da Benedetta Centovalli, editor per varie case editrici italiane e docente alla New York University e all’Università di Yale, oltreoceano il mercato del digitale è addirittura in ribasso, ed è sceso in breve tempo dal 22% al 20%.

Cosa sta succedendo allora in Italia? È solo questione di tempo prima che il nostro Paese si adegui al trend? È ancora nella “fase follower” che segue al rallentatore il leader? Fra un paio di anni assisteremo anche qui alla rivincita del cartaceo?

Strategie di lettura oltre gli e-book

E allora gettiamo un occhio anche ad altre strategie di lettura al di là degli e-book. Facebook e Twitter in primo luogo funzionano ormai come velocissimi vettori di diffusione, vere e proprie catapulte che permettono il rimbalzo di nomi, citazioni, copertine.

«Cosa rivela tutto ciò?» – si è domandato Paolo Repetti, direttore editoriale di Einaudi Stile Libero – «La capacità di amplificazione dei social network, quando i libri hanno un argomento forte e sono scritti bene. E che i lettori hanno ancora il potere di orientare il mercato».

Un mercato che, come ogni strategia commerciale che si rispetti, contempla anche l’autopromozione. Non si fa in tempo a ricevere una richiesta d’amicizia che quel nuovo contatto ci ha già indirizzato sulla sua pagina di scrittore/autore/artista. A chi non è capitato? Mentre con fatica ci barcameniamo sulla home vediamo spuntare eventi a cui siamo stati invitati, rassicurazioni sul valore di questa o quell’opera, foto, link con cui si sponsorizza se stessi o un amico, aforismi.

Se una volta il passaparola era orale, oggi invece è virtuale e viaggia velocissimo. Un libro si spacchetta subito, in meno di una settimana, e si trasforma in virgolettati ed hashtag da far girare. Meccanismo da non demonizzare e da distinguere dalla mera promozione fine a stessa, poco produttiva culturalmente e sorretta dalla sola speranza di guadagno.

I rischi che tutto si banalizzi dunque ci sono eccome, ma allo stesso tempo c’è il lato più felice di Internet, che insieme alle tecnologie digitali può essere sfruttato con sapienza, creando contesti efficaci e che si discostano dalla semplice ansia di protagonismo.

Le videorecensioni che non ti aspetti

Analizziamo ad esempio il fenomeno delle video recensioni, che su YouTube prendono sempre più spazio e si rivolgono a utenti di tutte le età.

Anche in questo caso c’è la massima democrazia, ma anche la massima arbitrarietà dei contenuti proposti. Si parte col recensire un volume ma si può sconfinare benissimo in una descrizione della propria libreria (o del tempo, della propria città, di una maglietta appena comprata). Oppure si inizia in modo tradizionale e poi si prosegue affidandosi all’innovazione del linguaggio e del format usati per parlare dei libri all’insegna non all’eccentricità a ogni costo ma forti della libertà di dire ciò che piace.

È allora questa la chiave del successo delle nuove strategie di lettura? La sincerità, la freschezza del messaggio, l’essere diretti?

Sembra proprio di sì. Anche guardando rapidamente gli account di alcuni – fra i più seguiti critici (videorecensori li potremmo chiamare) come Ileana Zodiaco, NonRiescoASaziarmiDiLibri, L’Ora del Libro – la parola chiave sembra essere passione ma pure spensieratezza, istinto, disponibilità a scambiare commenti, e grande spontaneità. La stessa spontaneità che permette ai lettori di comunicare con scrittori di tutto il mondo, acquistando i loro libri e immediatamente taggandoli su Twitter e Facebook. Spesso la risposta arriva in poco tempo, e in genere mantiene lo stesso tono colloquiale.

Quarant’anni fa era impensabile immaginare tutto questo: pensare a Pasolini o Calvino imperversare nei social e darci la loro opinione in pochi minuti, ops, battute, sarebbe stato impossibile, mentre ora invece è quasi la norma. E se dietro una tendenza simile scorgiamo un tocco di esibizionismo, di contro ci sono anche i pregi che il digitale produce.

Velocità, connessioni fra autore e lettore, azzeramento delle distanze, capacità di mettersi in gioco a partire dai punti di vista più disparati. Una bizzarra palestra dunque, sia per il mittente che per il destinatario, ma che permette che si continui a parlare di libri. Sostenendo gli incoraggiamenti classici alla lettura, piuttosto che aggredendoli, la virtualità diventa confronto e insieme cooperazione, una sfida e una lezione di civiltà.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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