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5 startup che hanno rivoluzionato dal basso la cucina italiana

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La tecnologia anche se forse in ritardo ha raggiunto finalmente uno dei settori prevalenti della nostra economia, il settore alimentare. Oggi più che mai è possibile utilizzare apps o portali per comprare o vendere prodotti, per recensire locali o perché no per trovare le ricette più adatte al proprio gusto.

Ormai ognuno di noi armato del suo smartphone o del suo tablet può divertirsi e cercare e trovare qualsiasi cosa, qui trovate una lista delle 10 Apps più famose. Noi italiani chiaramente giochiamo la partita da protagonisti, ecco cinque storie che voglio condividere con voi.

La prima storia è quella di Menuale fondata da Luca Poggiaroni, che permette all’utente di ricercare un piatto particolare ed il ristorante dove può trovarlo.

Tutto è cominciato quando mi è stato mostrato un progetto editoriale che pubblicava i menu di alcuni ristoranti: era fatto male ma l’idea mi è sembrata originale.

Ho fatto un po’ di indagini, quindi organizzato il lavoro e strutturato il progetto editoriale in una vera e propria guida ai ristoranti ove era possibile consultare menu e prezzi. L’ho chiamato Menuale. Ho iniziato ad editarla in modo indipendente vendendo le pagine pubblicitarie ai ristoranti e selezionando i clienti (solo tra i migliori). E’ stata dura più di quello che pensavo ma quella scelta oggi ripaga. Un po’ di amici e qualche studente universitario mi hanno aiutato a vendere guadagnandosi la provvigioni sulle pagine vendute. Un giorno, il quotidiano Corriere della Sera notato l’originalità di Menuale proponendomi di pubblicare per loro come inserto allegato, così è cominciata la nostra nuova avventura: siamo andati anche a Roma ed è cresciuta la notorietà oltre che i numeri.

Successivamente con un amico specializzato in web marketing, che si era preso una pausa dal lavoro per un MBA, abbiamo rivisto a tavolino tutto il progetto pensando di lanciarlo on-line a disposizione di tutti. Ci abbiamo messo un anno e Menuale è diventato un progetto digital:. è nato il sito e da lì l’incubatore del Politecnico. Da pochi giorni è online il restyling del sito beta e nei prossimi mesi tutta l’innovazione che abbiamo pensato finora sarà messa a disposizione degli utenti. E onestamente non stiamo nella pelle di mandare online le varie release!!

Quanta e quale innovazione c’è nella vostra startup?

L’idea di centrare la ricerca sul “piatto” (preferito o semplicemente di cui si ha voglia) è di certo nuova, ma l’innovazione vera e propria deve ancora arrivare.

Nei prossimi mesi agevoleremo davvero le persone a scegliere il posto giusto con dei criteri user friendly e con l’aiuto degli altri utenti.

Quali sono i piatti più richiesti? Mi racconti una curiosità?

La parola pesce ad oggi è la più cercata su Menuale. Chi ha cercato antilope 3 volte ci metteva alla prova o davvero si è chiesto se era cucinata da qualcuno?

Dove hanno fallito i sistemi classici?

Nessuno ha fallito, ogni sistema soddisfa in un certo modo esigenze di informazione. Guida Michelin non ha fallito, ha creato una delle strutture più serie che ci siano (al di là degli errori che capitano a chiunque). Ma noi crediamo che per costruire un modello veramente scalabile si debba in effetti partire dal basso e dalla partecipazione, con gli opportuni filtri ed alcuni accorgimenti per ovviare agli inconvenienti che sono capitati a chi è venuto prima di noi (Tripadvisor su tutti).

Con Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano invece abbiamo parlato di Cucina Mancina che permette di mangiare in modo “diverso” ma altrettanto buono:

Qual è la storia di Cucina Mancina?

Nata per gioco e per priscio* nel 2012 dall’incontro di Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano, due tenaci e minuscole donne pugliesi appassionate di food design, cucinaMancina è diventata ogni giorno sempre più vera, evolvendosi da “prima food community per chi mangia differente” a vera e propria comunità fatta di blogger, chef, aziende, informazioni e luoghi dedicati alle diversità alimentari. A poco più di un anno dalla sua nascita, cucinaMancina ha messo in connessione i diversamente onnivori di tutta italia (vegetariani, vegani, allergici, intolleranti, colesterolemici, diabetici, ipertesi e curiosi alimentari), le loro storie, le ricette, i ristoranti e i negozi mancini del loro cuore attraverso la piattaforma online (www.cucinamancina.com), e all’interno di due ricettari (EAT DIFFERENT, edito da Gribaudo-Feltrinelli, distribuito e presentato in tutta Italia nei primi mesi del 2014 e “La Puglia che mangia differente” – ricettario di cucina inclusiva a cura di Unioncamere Puglia).

Durante il cammino la sorpresa di numerosi riconoscimenti raccolti da business plan competition (un seed di 70.000 euro ricevuto dalla Camera di Commercio di Bari con il bando ValoreAssoluto, una borsa di studio per una startup school per un mese a San Francisco con Mind the Bridge e il riconoscimento di migliore food startup da parte di Next, la Repubblica delle idee) e dai mezzi di comunicazione che si sono interessati alla nostra storia.

Quanta e quale innovazione c’è nella vostra startup?

Nutrirsi è un bisogno antico quanto il mondo. Il cibo è uno dei principali argomenti di conversazione, nonché elemento di massima condivisione. La nostra sfida è stata provare a raccontare il cibo e ad aggregare intorno al cibo in maniera diversa. Lo abbiamo fatto seguendo l’intuizione che i “mancini alimentari” possono essere considerati come un grande insieme di persone con gli stessi bisogni, seppur con stili alimentari differenti. E abbiamo scelto di ribaltare il punto di vista del “diverso = sbagliato”, scommettendo sull’orgoglio della diversità come punto di forza, leva per affrontare le questioni (alimentari, nel nostro caso), con creatività e consapevolezza. è stato vincente scegliere di ridare dignità prima di tutto agli occhi e poi anche al palato di chi mangia differente. Così come l’idea di aggregare, in un’unica community, le risposte alle più frequenti domande dei mancini alimentari ( cosa cucino / mangio? dove compro / mangio? con chi condivido problemi e soluzioni? ) attraverso una serie di strumenti dedicati (ricettario multifiltro, store locator, servizi di social fooding).

Quali sono le ricette più consultate e la community di mancini più sviluppata?

Siamo molto felici di constatare che il 58% dei nostri utenti iscritti si definisce un “curioso alimentare”, neologismo che ci siamo inventate (insieme a molti altri) per descrivere un mancino doc: l’esploratore di nuovi sapori e nuovi accostamenti, audace sperimentatore e, soprattutto, orgoglioso di mangiare differente, con gusto. La nostra community ha sposato appieno la filosofia mancina.

Seguono i vegetariani (29%), a conferma di quanto già rilevato da Eurispes a gennaio 2014, secondo cui l’Italia è il paese più vegetariano d’Europa (7,1% della popolazione).

Di conseguenza, anche sul sito e sui social, le ricette più cliccate e consultate sono proprio quelle vegetariane e vegane, seguite da quelle con la mancinità “pochi grassi”.Le ricette più popolari? Sicuramente la torta di carote e cocco senza farina di Sonia Piscicelli, autrice mancina de “Il Pasto nudo”, che potrete trovare nel nostro libro “Eat Different”, oppure le ricette vegane di Mara Di Noia, fondatrice di Vegachef: su cucinamancina.com, la sua “crema di lenticchie al curry con cavolo rosso” nel mese di dicembre ha avuto più di 1.000 visualizzazioni nel giro di poche ore.

Dove hanno fallito i sistemi classici e perché ora bisogna partire dal basso e dalla partecipazione?

Molte delle mancinità per necessità (allergie, intolleranze) sono il frutto di un’alimentazione che, soprattutto negli anni ’80 e ’90, è stata a base di prodotti industriali e che ha portato il consumatore ad allontanarsi sempre di più dalla materia prima e dai luoghi di produzione, mettendo a repentaglio la propria salute.

Grazie al lavoro dal basso di consumatori e cittadini, che hanno gettato il seme per un consumo critico, aiutati anche dalla web che ha reso possibile l’aggregazione di comunità su larga scala, stiamo cominciando a mangiare con più consapevolezza e qualità, in maniera sana.

Partecipazione è una parola chiave per cucinaMancina, i cui contenuti sono generati dal basso dagli utenti/autori che utilizzano la piattaforma per donare alla comunità il meglio del loro modo di alimentarsi in maniera differente, condividendo soluzioni ai problemi quotidiani.

La nostra mission? Lavorare insieme per un’alimentazione sempre più inclusiva e democratica.

E se fossi all’estero e volessi comprare e mangiare italiano? Facile basta utilizzare una piattaforma di e-commerce come vinila.de, mi ha raccontato come funziona Fabio Esposito

Qual è la vostra storia?

Vinila.de è nata un anno fa. Il sito era nella versione live il primo giugno 2013.E’ cominciato tutto per caso. Avevo realizzato per un cliente berlinese, un grossista di vino, un sito di e-commerce per la vendita dei suoi prodotti. Dopo una serie di rimandi su rimandi ed un tentativo timido di lancio nel novembre 2012, la cosa si è poi arenata fino alla chiusura del suo sito. Nel frattempo avevo accumulato tanta esperienze nel settore vino (una mia vecchia passione), esperienza che mi aveva portato a conoscere alcune figure chiave del mondo dell’import a Berlino, soprattutto nel settore enogastronomico.

Ho deciso quindi di mettere a frutto il lavoro fatto e con un piccolo capitale ho messo su Vinila.de.

Nata come una “semplice” esperienza di e-commerce ho scoperto subito le vere potenzialità di un progetto di commercializzazione in Germania di prodotti italiani. Oltre alla normale attività di acquisto dei vini più richiesti in rete, ho cominciato a essere contattato da aziende vinicole italiane che mi chiedevano di posizionare i loro prodotti in Germania. Da qui l’idea di ospitare nel sito prodotti sconosciuti in Germania promuovendoli con l’aiuto delle stesse aziende.

Con questo modello è possibile per Vinila acquisire clienti sia con prodotti classici e richiesti, sia attraverso la promozione di nuove aziende che da sole non riuscirebbero a trovare interlocutori in Germania se non a costi elevati

Quanta e quale innovazione c’è nella vostra startup?

La nostra piattaforma gestisce in modo dinamico i listini che sono generati su logiche diverse. Abbiamo diviso i nostri fornitori in 2 categorie, i fornitori classici, realtà forti e consolidate sul territorio tedesco e i fornitori “partecipativi” che gestiscono con noi il posizionamento sul mercato con una pricing strategy concordata. Nei prossimi mesi i fornitori che vorranno partecipare al nostro progetto di promozione e posizionamento, avranno a disposizione un’interfaccia per monitorare la movimentazione delle loro merci attraverso il nostro sito, controllare in tempo reale l’investimento in advetising per i loro singoli prodotti (come ad esempio le campagne adWords) che saranno direzionate sulle landing pages delle aziende in proporzione ai loro investimenti.

Quali sono i prodotti più venduti?

Attualmente i prodotti più venduti sul nostro sito sono i vini pugliesi e siciliani, probabilmente perché sono i vini che io amo di più e che conosco meglio. Il più venduto in particolare è il primitivo di Manduria, amato in Germania perché risulta particolarmente fruttato e morbido.

Dove hanno fallito i sistemi classici?

Oggi i distributori classici odiano il web in molte delle sue forme. I ristoratori sono abituati a ricaricare i vini serviti a tavola del 300-400% e, quando i clienti prendono il loro smartphone e fanno presente al furbo ristoratore che su Vinila quello stesso vino costa 5 euro mentre nella carta è presentato a 30 euro … insomma puoi immaginare la scena.

È come se la forza delle community e la grande diffusione di informazione su tutto e in tempo reale spaventi chi non sa coglierne le opportunità (o chi era abituato ad approfittare di clienti sprovveduti). Con realtà come la mia, nata con pochi soldi e seguita con tanta passione, si vanno a scardinare le posizioni di vecchi operatori del settore (grossisti e distributori classici). Spesso loro non capiscono nemmeno come sia possibile vendere tanto vino con un sito internet, non comprendono le dinamiche legate al marketing online e come sia possibile che un piccolo (piccolissimo) gruppo di lavoro come quello di Vinila riesca in poco tempo a presentarsi sulla scena attraverso rapporti “virtuali” con i clienti. Quando poi si usa la parola “virtuale” mi si accappona la pelle, ci sono ancora persone che non hanno capito che non c’è niente di virtuale nei rapporti sui social, attraverso i forum (esistono ancora i forum?) e tutti gli spazi che presenti in rete.

Se invece volessimo comprare vino di qualità a prezzo conveniente non possiamo fare a meno di wineOwine, ne ho parlato con il CEO, Federico De Cerchio.

L’idea di wineOwine nasce a settembre del 2012 dopo essere tornato dalla Svezia, dove ho fatto la specialistica in Business and Administration e mi sono laureato. Di ritorno in Italia, in una cena con amici (fra cui Eros Durante, CTO e co-founder) nasce l’idea di wineOwine. A quella cena avevo portato delle fantastiche bottiglie di vino di un piccolo produttore del nord Italia. Tutti erano gasati dalla qualità delle bottiglie e quando mi hanno chiesto dove avrebbero potuto acquistarle è nata l’idea. Non sarebbe difatti stato possibile acquistare quelle bottiglie se non direttamente nella cantina del produttore a 600 km da casa mia (io sono abruzzese). Ho condiviso la mia riflessione con Eros, ingegnere informatico e sviluppatore di alto livello che ha avuto esperienze in sviluppo web e comunicazione per diverse aziende vinicole. In quel momento avevamo un bisogno che il mercato non era in grado di soddisfare. Abbiamo fatto un analisi e cercato di capire quale poteva essere il miglior modello per aggredire il mercato.Dalla mia lunga esperienza vinicola (la mia famiglia produce vino dal 1961 e nell’azienda vinicola di famiglia ho acquisito esperienza nella produzione, distribuzione e comunicazione del vino al livello nazionale e internazionale) sono sempre stato un sostenitore della teoria che “un consumatore nella maggior parte dei casi quando sceglie un vino non ha un’idea precisa della bottiglia da acquistare” e all’aumentare dell’offerta aumenta la confusione del consumatore. Un consumatore confuso difronte ad un eccesso di scelta semplicemente non sceglie e non acquista. Un e-commerce tradizionale non sarebbe quindi il miglior modello di vendita per soddisfare le esigenze del consumatore.

Questo accade perchè il vino è un prodotto molto complesso, che si acquista spesso per la componente “emozionale” (storia, origini ecc…). Il consumatore semplicemente vuole acquistare un buon prodotto, con un’ottimo rapporto qualità/prezzo e che lo emozioni. Lui vuole un’esperienza. Inoltre, il consumatore di vino è un curioso, sempre alla ricerca della diversità e pronto a scoprire prodotti e marchi che non conosce.

Quello che facciamo è proprio questo, selezionare le etichette di piccoli produttori e proporli al grande pubblico. Veicoliamo poche etichette alla volta, in modo da non confondere il consumatore di fronte ad un’eccesso di scelta e accompagnandolo alla scoperta di prodotti sempre diversi.

Perchè lavoriamo con piccoli produttori? Perchè nel mondo del vino i consumatori sono affascinati dalle piccole cantine. Inoltre, in questo periodo economico i piccoli produttori soffrono perchè non hanno la possibilità di accedere ai canali di distribuzione tradizionale (supermarket ed enoteche).

In sostanza, noi non facciamo altro che connettere domanda e offerta in una sorta di “win win situation”, semplificando la scelta e rendendo il consumo di vino di qualità facile e alla portata di tutti. Raccontiamo le storie dei piccoli produttori, cercando di lavorare sulla componente emozionale del vino. In questo modo ci rivolgiamo ad un mercato enorme, composto di non soli appassionati ma anche di curiosi o semplici amanti del vino.

Stiamo apportando un’innovazione sostanziale in un settore che fin’ora non è mai riuscito a svilupparsi in canali al di fuori di quello tradizionale. Permettiamo agli utenti di scoprire vini sempre diversi e super selezionati ogni settimana. Accorciamo la filiera e siamo l’unico intermediario fra la cantina e il consumatore. Creiamo il contesto per un acquisto emozionale. Facciamo vivere al consumatore un’esperienza e lo facciamo sentire come se acquistasse il vino direttamente in cantina.

Il modello di business è basato sulle vendite flash. Ogni settimana proponiamo sei vini diversi selezionati fra piccole cantine e di grandissima qualità. Questo ci consente di far scoprire ai nostri consumatori vini sempre diversi e ai piccoli produttori di farsi conoscere e darsi visibilità su un grande pubblico

Altra storia di successo è quella di marzapane.de un servizio in abbonamento che spedisce a casa una o due volte al mese, a seconda della frequenza desiderata, un box, per 2 o 4 persone, contenente una ricetta italiana e tutti gli ingredienti per prepararla, inclusa una bottiglia di vino abbinata.

Ci racconta la storia Fabio Corfone, CEO di Marzapane.

Marzapane è una startup concepita due anni fa ma realmente attiva ed operativa dal 2013. E’ l’incontro tra le mie due passioni: il cibo ed internet. Dopo qualche esperienza in startup in aziende di e-commerce di successo ho deciso di mettermi in gioco aprendo, con alcuni amici ed ex-colleghi la nostra attività.

Marzapane opera nel settore delle food-box, un settore ancora di nicchia rispetto al tipico supermercato online. Spediamo infatti in Germania tutti gli ingredienti già dosati per preparare una cena della tradizione italiana a casa propria. Il cliente sceglie la ricetta in base ai propri gusti e in 24 ore spediamo gratuitamente il box, composto dalla portata principale, l’antipasto, un dolce e una bottiglia di vino.

Quali sono i piatti più cercati dagli utenti?

I piatti più cercati sono anche quelli più conosciuti all’estero, dalla lasagna alla carbonara fino al pesto genovese.

Quale cambiamento è in corso?

La grande distribuzione, guidata da logiche di economie di scala, ha ridotto sempre più le possibilità di sopravvivenza dei piccoli produttori che non possono mantenere i ritmi di produzione necessari per essere interessanti. Con un servizio glocal come marzapane si dà la possibilità al piccolo produttore di nduja calabrese o di pesto genovese di esportare i propri prodotti all’estero senza averne le competenze e assicurandosi ottimi margini dovuti all’esclusività del nostro servizio.

Ultimissima citazione per Bonpàt, la prima app dedicata al food street a Torino, distribuita come applicazione gratuita per iPhone e dispositivi Android

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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