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5 storie di successo nel sud della recessione

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Un campanello d’allarme che diventa un grido di dolore, via via sempre più forte. Il mezzogiorno sta affondando, a quanto si legge nel rapporto Svimez 2013, che registra come negli ultimi venti anni 2,7 milioni di persone abbiano scelto di abbandonare il territorio meridionale.

In realtà chi vive il dramma del sud-Italia riesce a cogliere anche senza ricerche questo lento esodo. Di fatto le aziende si svuotano, di fatto chiudono o riducono il personale, e spesso le ambizioni.

“Si tratta soprattutto di giovani il cui esodo sta provocando un fatale scadimento della qualità della forza lavoro e un drastico innalzamento dell’età media della popolazione residente”

hanno argomentato Giorgio Roffolo e Stefano Sylos Labini su Repubblica, commentando il rapporto.

Altri numeri recentissimi arrivano dall’Istat, che pochi giorni fa ha presentato una nuova fotografia, l’ennesima che evidenzia una situazione in continua escalation negativa. I dati registrano un tremendo 11.4% di lavoratori inattivi in Italia (in Europa il dato scende al 3.6%), e oltre tre milioni di scoraggiati, cioè di lavoratori non motivati a cercare lavoro. E di questi i due terzi di inattivi al sud-Italia.

Però c’è chi anche chi si sottrae a questi numeri. E sono giovani che vale la pena raccontare, perché le loro scelte hanno in se’ qualcosa di eroico.

Ne sto conoscendo davvero tanti, e sto provando a raccontarli da tempo su wwworkers, la prima job-community italiana dei lavoratori della rete. Si tratta certamente di giovani donne e uomini coraggiosi, intraprendenti, forse incoscienti, di gran lunga innamorati della propria terra.

Molti hanno vissuto e lavorato all’estero, ma poi hanno scelto di tornare in quel sud-Italia che sta vivendo in questi anni una crisi ancora più drammatica rispetto al resto del Paese. Ecco allora cinque storie molto diverse tra loro, ma che rappresentano una iniezione di fiducia e di coraggio.

Giuseppe Mastrodomenico ha mollato un posto da ingegnere in una multinazionale americana e ha deciso di lasciare Chicago e di tornare nella sua Basilicata per fare il viticoltore. Oggi a trentatré anni vive a Barile e si dedica alla sua terra.

Giuseppe infatti è titolare dell’azienda vitivinicola Vigne Mastrodomenico. “Dalla produzione al marketing tutto è sviluppato in un’ottica cloud. Viviamo al 90% di export, il web per noi è vitale”.

Oggi grazie alla rete riesco a chiudere un contratto o ad inviare notizie sulla qualità dell’annata con un click: prova ad immaginare lo stesso lavoro senza il web.

Oggi la velocità gioca un ruolo determinante.

Giuseppe mi ha motivato così la sua scelta: “Amavo il mio vecchio lavoro. Più che altro desideravo qualcosa di mio, essere padrone del mio destino, svincolato da orari e date fisse. E poi avevo in testa la mia amata terra”.

A Matera c’è Giuseppe Carlucci, che ha aperto un e-commerce di prodotti enogastronomici di qualità della sua terra e di tutto il sud-Italia. Ma non si è limitato solo alla vendita: all’e-store Giuseppe ha abbinato un blog in cui racconta la ricerca stessa di tutti i prodotti in catalogo e il metodo di produzione.

Così a trentadue anni da grafico pubblicitario s’è reinventato commerciante e ha acceso SaporideiSassi.it. “Il mio è un portale dei sapori dimenticati, cibi e vini meridionali prodotti secondo antica tradizione. Nel mio lavoro seleziono e promuovo i prodotti simbolo della cultura gastronomica meridionale. Vendiamo tantissimo il pane di Matera ed Altamura, ma anche farine e formaggi”.E i numeri gli stanno dando ragione, perché la sua impresa cresce del 60-70% ogni anno.

Una simile crescita nell’acquisizione dei clienti online la registra anche Riccardo La Rosa, trentacinquenne imprenditore artigiano di Misterbianco, in provincia di Catania. Dalla cittadella etnea Riccardo viaggia in mezza Europa esportando ceramica artistica e prodotti in pietra lavica. Mi occupo della decorazione, della lavorazione della pietra lavica dell’Etna e di tutti i tipi di marmi in genere, oltre alla modellazione della ceramica, realizziamo pavimenti, rivestimenti ed accessori per la casa ed il giardino”, mi ha raccontato Riccardo.

Nel 2002 ha deciso di aprire un suo laboratorio di quindici metri quadrati, diventato poi un capannone di seicento. Uno dei lavori che l’hanno fatto conoscere all’estero è il restauro delle antiche cucine del monastero dei benedettini a Catania.

“Il coraggio è l’unica arma che abbiamo per investire sul nostro futuro”.

Da Catania alle splendide valli agrigentine, e precisamente a Ribera. Qui ci sono due fratelli che nel 2003 hanno acceso Contadini per passione, un e-commerce che propone una filiera corta per la vendita delle arance siciliane. Il progetto nasce quando Paolo e Marco Barbera ereditano dai nonni un aranceto.

Alla precisa domanda: “Che facciamo adesso?”. La risposta è stata: “Coltiviamolo noi!”. Poi l’idea di integrare la rete e in particolare i social network con l’aiuto di Francesco Corsentino. “Contadini per Passione nasce dall’idea che si possa e si debba fare una buona agricoltura avendo rispetto e salvaguardando il consumatore finale e l’ambiente in cui si opera”, mi raccontano i fratelli Barbera.Vince il gioco di squadra, il mix di competenze che permette di eccellere. “Nel team lavorano assieme più anime e tutte contribuiscono a un completamento di conoscenze che è decisivo perché un’impresa possa crescere nel tempo”.

Sempre in Sicilia Piero e Vincenzo Bagarella gestiscono una piattaforma da quasi un milione di visitatori al mese. La loro creatura si chiama Annunci.net e in poco tempo ha scalato le classifiche dell’online. “Siamo già i quarti nel settore dei portali di annunci generalisti in Italia, proprio sotto le grandi multinazionali…ma si deve ancora crescere”, raccontano con orgoglio e umiltà.

Per loro la rete è stata un volano fondamentale, una scommessa di fatto vinta sul campo. “Abbiamo creato Annunci.net in una stanza da studenti, la barriera di ingresso di questo mondo è ancora molto bassa, basta avere l’idea giusta al momento giusto”

Ecco, tutti loro (e molti altri ancora) hanno scommesso di restare al sud, nella loro terra. E lo stanno facendo grazie anche ad un uso intelligente ed evoluto delle nuove tecnologie intese come vetrina, luogo di conversazione e dialogo con clienti attuali o potenziali, piazza di vendita di prodotti e servizi per incrementare fatturato e scalare mercati anche esteri.

Tutto questo non basta certamente: ci vuole altro, ci vogliono investimenti e una cultura del fare impresa che fa fatica ad attecchire.

Ma i modelli servono anche a dirci che oltre ai numeri c’è speranza, oltre alle percentuali con segno meno ci sono storie di lavoratori con segno più che guardano al futuro. Anche al nostro. Nonostante tutto.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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