Mentre in Italia si discute ancora dell’opportunità del 5G, dall’altra parte del mondo danno già i tempi per il 6G: secondo il governo giapponese diventerà realtà nel 2030.
Il 6G sarà 8mila voltè più potente del 5G
Una decina d’anni: quanto c’è voluto per arrivare al 5, tuttora in fase di lancio per la scarsa diffusione ed efficacia dei dispositivi atti a supportarlo. Anche la Cina ha istituito dal 2018 una task force di decine di ricercatori. La sesta generazione di reti promette una latenza prossima allo zero e una velocità teorica di 1 TeraByte al secondo, circa 8mila volte superiore al 5G. Significa scaricare centinaia di ore di contenuti in Hd in uno schiocco di dita.
Lo scopo è arrivare a un sistema di archivio, calcolo ed elaborazione dati così performante da fargli amministrare autonomamente, in tempo reale e a distanza, il maggior numero possibile di attività complesse: la produzione di uno stabilimento industriale, il traffico di una città, il volo di una flotta di droni, il monitoraggio dei nostri parametri vitali. Per la massa di impianti e strutture a cui si troverebbe collegato, il 5G già non basta. Per evitarne la congestione c’è bisogno di una potenza ancora maggiore, che neanche a pieno regime sarebbe in grado di soddisfare. Il tanto contestato 5G non è che una breve parentesi, un momento di passaggio che contiene in sé i semi del suo superamento: il 6 ne sarà la fisiologica prosecuzione, per supportarne le funzionalità già disponibili e svilupparne di nuove grazie alla completa integrazione e interazione con la navigazione satellitare.
Il problema è la quantità di antenne da installare in giro, superiore a quella necessaria per far correre la connessione 5G, che già spaventa alcuni cittadini. Più si sale nelle frequenze delle onde radio utilizzate, più cala la portata: per assicurare copertura di linea ci vorranno quindi molti più ricevitori degli attuali, magari dimensioni sempre più piccole.
Una estensione della realtà
Ci lavorano anche all’Università finlandese di Oulu, oltre ai colossi degli apparecchi che dovranno accogliere tale tecnologia: Huawei, Ericsson, Nokia, Sony, LG, Intel, Samsung.
I sudcoreani, in particolare, puntano a inaugurare il 6G addirittura nel 2028 e nel loro “libro bianco” prospettano una scenario ai confini del fantascientifico. Ologrammi a dimensioni naturali visualizzati tramite tecniche di acquisizione, trasmissione e rendering 3D, “ombre” digitali che ci seguiranno ovunque al posto degli smartphone. Persino “gemelli” repliche di entità fisiche tra cui persone, oggetti e luoghi anche scomparsi. Una realtà definita “estesa”, che ingloba e scavalca quella virtuale e aumentata, ancora difficile da afferrare ma che ai nostri figli risulterà intuitiva e immediata. Penseranno a tutto i robot e alle persone forse non resterà che battere le ciglia per avviare un programma. Un mondo parallelo che ha sempre meno senso definire virtuale quando si riflette in maniera tanto vivida nel reale, condizionando così pesantemente la vita vera.
Grandi opportunità per il mercato
Inimmaginabile anche il business che sarà in grado di muovere il 6G quando, secondo Markets and Markets, solo il mercato delle infrastrutture 5G dovrebbe raggiungere nel 2020 quasi 13 miliardi di dollari a livello globale, nonostante i pregiudizi sollevati anche all’estero e il taglio ai consumi causato dal Covid abbiano accettato le stime di crescita. Un giro d’affari comunque elevato, a cui va aggiunto quello ancora più ricco di cellulari, pc e tablet. D’altro canto sono le stesse esigenze di distanziamento sociale e riduzione dei movimenti a remare a suo favore. Con buona pace di comunità e associazioni che si appellano a un principio di prevenzione precauzionale, di presunzione di pericolosità, come benevola concessione a una parte evidentemente non indifferente di elettori e iscritti, fan di telefoni a gettoni e lumi a petrolio. Una posizione preconcetta e anacronistica, che ritarda ma non ferma l’ineluttabile trasformazione digitale che sta investendo la nostra civiltà. E all’ombra dei giganti delle reti, sono tante le start-up pronte a scattare quando il pubblico sarà pronto.
Con il 6G un tuffo nella fantascienza
Chissà cos’altro sarà inventato nel frattempo. Spaventa e affascina l’indipendenza di cui sarà capace l’intelligenza artificiale, in grado di surclassare quella che l’ha prodotta, incomparabilmente più abile e rapida del cervello umano che la guiderà. Che si “ribelli” agli usi e alle impostazioni che sapremo ancora imporle, è fantasia cinematografica; che possa sfuggirci di mano, è un rischio concreto; che pure il cybercrimine sfrutterà potenzialità tanto avveniristiche, è una drammatica certezza. La speranza è che questo straordinario sistema di connessione e comunicazione sia davvero messo al servizio della migliore qualità di vita possibile sulla Terra nel XXI Secolo. Da tempo l’evoluzione non riguarda più l’uomo ma i suoi prolungamenti tecnologici. Einstein diceva di non pensare mai al futuro perché, nel momento in cui ci pensava, era già arrivato.