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7 storie di donne wwworkers che hanno trovato lavoro (e avuto successo)

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Questa è la storia di una bambina di sette anni molto speciale, di tanti mattoncini costruiti per maschietti e femminucce, di un’azienda vero e proprio colosso dei giochi per i più piccoli e di una rete che accelera di fatto piccole grandi rivoluzioni. E in fondo è una storia che ci costringe a riflettere su come cambiano i rapporti nell’era della connettività costante, e di come una piccola grande donna può condizionare il business di una multinazionale.

La bambina della storia si chiama Charlotte Benjamin e ha pubblicamente castigato la danese Lego con una lettera scritta a mano e che poi, con la complicità del papà, è stata pubblicata sul sito Thesocietypages.org registrando una valanga di condivisioni sui profili social. “Ho notato che tutti gli omini al femminile della Lego stanno a casa oppure vanno in spiaggia o fanno shopping, mentre i maschietti salvano persone e spesso hanno un lavoro anche avventuroso”, recitava in estrema sintesi la missiva.

La lettera di Charlotte. Credits: thesocietypages.org

Quelle parole non sono cadute nel vuoto e l’azienda – come solo le imprese d’eccellenza riescono a fare – in un tempo record ha deciso di rispondere con i fatti: la scorsa estate ha ripensato (forse ha accelerato il ripensamento?) una delle sue linee principali di prodotti.

La perseveranza di Charlotte ha spinto l’azienda a mettere in commercio più Lego a forma di bambine con ruoli differenti rispetto a quelli classici già esistenti.

Dalla storia di questa bambina speciale alle storie reali e virtuali di tante altre donne – giovani e meno giovani – che hanno deciso di puntare sulla rete, sulla condivisione, sul web per lavorare. Storie di donne che spesso sono cadute, ma che hanno imparato a “tenere botta” – come si dice in Emilia – e si sono rialzate grazie a buone idee messe in circolo e alla forza propulsiva delle nuove tecnologie.

Donne wwworkers: ne abbiamo incontrate centinaia in questi anni su wwworkers.it. Quando lanciammo questa community nel gennaio 2010 dai microfoni di Radio24 insieme a Luca Tremolada furono soprattutto le donne a rispondere. Di ogni fascia d’età e da ogni latitudine italica. Donne di ogni ordine e grado, non necessariamente native digitali che nella rete avevano trovato un approdo, una via di fuga, una risposta, uno scrigno ricco di preziose soluzioni da mettere in pratica. Non l’ideona da un milione di dollari per carità, ma tante idee da mettere in fila, e soprattutto da mettere in rete.

Così ancora oggi a chi mi chiede in giro per l’Italia se i wwworkers siano più uomini o donne, rispondo senza esitazione. Donne.

E parto raccontando la storia di Virginia Scirè, coraggiosa mamma che dopo tre anni come impiegata in una società finanziaria del trevigiano è stata costretta a lasciare il lavoro per un trasferimento imposto. Virginia decide così di mettersi in proprio e di diventare imprenditrice online. Oggi insieme ad altre mamme dirige il portale di e-commerce Allegribriganti.it dedicato all’abbigliamento per i più piccoli.

Virginia e tante come lei. I dati della ricerca Impresa Donna di CNA fotografano un fenomeno innovativo per il nostro Paese: il 54% delle donne intervistate ha creato da zero una nuova azienda, spesso contando quasi esclusivamente sulle proprie risorse economiche. Offerta e domanda in rete: secondo una ricerca di Murphy Research commissionata da e-Bay, oggi 1 donna su 3 che fa acquisti sul noto portale di e-commerce è mamma. E tra queste ben il 58% ha figli in età prescolare. Numeri speculari anche Oltreoceano, certamente accentuati. Il Pew Internet Project ha fotografato gli americani e ha ottenuto un’immagine inedita della realtà online statunitense, punto di riferimento per gli utenti Internet di tutto il mondo.

Negli USA, patria dell’informatizzazione di massa, la vita online è sempre più rosa: nove giovani donne su dieci tra i 18 ed i 29 anni usano abitualmente Internet.

Secondo Deborah Fallows, autrice dello studio, il 66% della popolazione femminile americana sfrutta attivamente le potenzialità comunicative della Rete.

Ma attenzione. Non è tutto rose e fiori e il rapporto tra donne e mondo delle imprese tecnologiche è ancora molto complesso. Pochi giorni fa su questo tema è intervenuto il Los Angeles Times, riportando i dati dei colossi tech della Silicon Valley: l’estate scorsa i dati legati alle risorse umane di Google, Facebook, Apple evidenziavano come gli uomini superassero le donne 4 a 1.

Proporzioni difficili da comprendere. “E’ il motivo per cui l’industria è così ansiosa di assumere donne e minoranze. Per decenni le aziende tecnologiche hanno fatto affidamento su un organico di bianchi e asiatici, la maggior parte dei quali uomini”, ha precisato nel pezzo Laura Sherbin, a capo della ricerca nel Center for Talent Innovation. Rincara la dose uno studio di Harvard Business Review, che ha rilevato come ben il 50% delle donne che lavorano nel campo dell’ingegneria e della tecnologia sia pronto a lasciare a causa di ambienti di lavoro ostili. E tutto questo spesso si traduce in un senso di isolamento e in una mancanza di un chiaro percorso di carriera.

Altra ricerca è quella mondiale di LinkedIn con lo studio What Women Want @ Work: tra sfide, successi e nuovi obiettivi da raggiungere le donne chiedono un lavoro più flessibile, un maggior supporto governativo e puntano a raggiungere il giusto equilibrio tra famiglia e carriera. La maggior parte delle donne di tutto il mondo (63%) definisce il successo professionale come il giusto equilibrio tra carriera e vita privata e circa i tre quarti delle intervistate (74%) ritengono di poter “conciliare entrambe le cose”. Le donne di tutto il mondo si sentono sicure della carriera che hanno intrapreso e sono ottimiste riguardo alla possibilità di realizzarsi sia nella vita lavorativa che in quella privata.

La rete oggi diventa così un abilitatore sociale e professionale per le comunità alfabetizzate al femminile.

E le donne wwworkers riescono a imporsi non soltanto per la capacità di fare impresa, ma anche per riuscire a cogliere la forza disruptive della rete, quell’elemento dialogico di confronto che è alla base di un uso evoluto delle nuove tecnologie. Badate bene, non contano le competenze tecniche: a fare la differenza è la capacità di ascolto e conversazione, quella che poche settimane fa è stata apostrofata come “empatia di impresa”.

E allora galoppando senza sosta verso la fatidica data dell’8 marzo, festa della donna, ho provato a suggerirvi in questo post 7 storie di successo al femminile. Storie imprenditoriali, storie di donne in rete, storie di idee “wow” che sanno realizzarsi con semplicità ed efficacia. Buon viaggio nelle storie di una rete sempre più declinata al femminile.

LA SARTORIA DI ELA

Sta rivoluzionando il mondo della sartoria. Perché Ela Siromascenko, trentenne nata in Romania e arrivata in Italia pochi anni fa, ha deciso di vendere i suoi capi sul web. Lo fa tramite il negozio Elochkahandmade.etsy.com, ospitato sulla piattaforma di e-commerce globale Etsy, la più grande bottega artigiana al mondo.

Ela Siromascenko

“Tutto si sviluppa a distanza, dalle misure ai dettagli di personalizzazione degli abiti, dai pagamenti ai feedback delle clienti, che vengono poi condivisi pubblicamente nel mio e-shop”, precisa la giovane stilista. Il suo quartier generale è nel suo appartamento, con una stanza come atelier. “Le mie clienti sono donne di tutto il mondo amanti del vintage, che usano le mie creazioni come abiti da ballo, da festa, addirittura da sposa”.

IL FORMAGGIO “SALVATO” DAL WEB

Rialzarsi dopo il terremoto, con determinazione e un’idea vincente. Perché l’energia di Elisa Casumaro – trentenne impegnata nel caseificio di famiglia a Solara di Bomporto, nella provincia modenese – è pari solo alla sua genialità.

Elisa Casumaro

Dopo il sisma del maggio 2012 Elisa ha deciso di vendere sul web le 42.000 forme di parmigiano provenienti da venti aziende agricole consorziate tra loro. E la risposta è stata straordinaria. “Erano a rischio milioni di euro e anni di lavoro”, ricorda Elisa, che ha scritto la prima mail diventata virale in tutto il mondo. “Internet ci ha salvato. Il nostro appello è stato raccolto dagli Stati Uniti all’Australia”.

LA DOLCE IMPRESA DI LILIAM

Da una favela in Brasile alla sua impresa in Italia. A Torino Liliam Altuntas ha realizzato il suo sogno, diventando cake designer. La sua pasticceria si chiama Liliam Buffet ed è specializzata nella produzione e vendita di torte artigianali. Oggi è anche un negozio fisico, ma l’impresa è partita tutta online su Liliambuffet.it.

Liliam Altuntas

“La nostra vetrina sin dall’inizio è stata Internet, perché sul web i nostri clienti sin da subito hanno fatto le ordinazioni”. Oggi Liliam sforna quotidianamente cup cake, torte brasiliane e torte con decorazioni tridimensionali. “Amo il mio lavoro, perché accompagno i clienti nei momenti felici”, racconta Liliam, che non dimentica le sue origini. “Venti anni fa ero per strada e non avevo da mangiare. Oggi sono in Italia e vendo cibo”.

DONNE TOSTE DELL’EMILIA

“Quando vivi in un contesto ‘agevolato’, la casa di proprietà e il lavoro quotidiano diventano una certezza per l’intera famiglia. Ma quel sabato notte ha cambiato la vita di molte famiglie, troppe. La notte è quella del terremoto che ha scosso l’Emilia il 20 maggio 2012 e le donne che parlano sono quelle di Emiliamo: mamme, imprenditrici, commercianti.

Le donne di “Emiliamo”

Ecco uno dei tanti messaggi postati su Facebook, uno dei mezzi di comunicazione più efficaci adottati dalle donne imprenditrici e dai simpatizzanti del progetto. Perché in Emilia cento donne imprenditrici e titolari di piccole botteghe dopo il sisma hanno deciso di dialogare su Emiliamo.it e di vendere in mercati itineranti.

IL LAVORO SU MISURA

Cerchioni di bicicletta diventano lampadari da tavola, assi di legno e vasetti degli omogeneizzati si trasformano in mensole portaspezie. Silvia Berra – quarantenne di Busto Garolfo, in provincia di Milano – da disoccupata si è reinventata artigiana del riciclo creativo.

Silvia Berra

Così per superare la mancanza del lavoro ha deciso di crearsene uno su misura. Oggi crea oggetti e complementi di arredo con materiali di recupero, tutti visibili su Facebook. “Non mi sono arresa e oggi nel mio laboratorio recupero la tradizione artigiana”.

MAMME IN RETE

Ogni anno circa 65.000 donne dopo la gravidanza non riescono a rientrare nel mondo del lavoro.

Cristina Interliggi

«Se in generale mantenere la propria occupazione è difficile, quando sei donna e mamma è quasi impossibile», afferma Cristina Interliggi, una neomamma torinese che ha deciso di non arrendersi e ha messo in rete le altre mamme disoccupate. Su Networkmamas.it domanda e offerta di lavoro si incontrano. «Lavoriamo come traduttrici, webdesigner, contabili. E la nostra community al femminile si accresce ogni giorno».

RICOMINCIARE DAI FIORI

Altro che andare via o arrendersi. Dopo il sisma di due anni fa due giovani emiliane hanno deciso di trasferirsi proprio a Cavezzo, nel cratere del terremoto. Di più. Hanno mollato il procedente lavoro e hanno aperto un negozio di fiori, navigabile su Fioriandco.it.

Claudia Marchetti e Rachele Malavolti

“Il sito per noi è fondamentale, è come se avessimo un secondo negozio”. Un lavoro che è passione, perché Claudia Marchetti e Rachele Malavolti amano i fiori. “Ero stanca di essere infelice, così ho lasciato il mio posto da avvocato in uno studio legale”, racconta Claudia, trentatré anni. “Abbiamo scommesso sui fiori e sulla rete. E ovviamente sulla nostra terra”.

GIAMPAOLO COLLETTI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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