La meraviglia di sfogliare un libro, un libro vero, con parole fisse sulla carta. Andare ogni giorno in edifici speciali, dove un insegnante umano impartisce lezioni a gruppi di bambini e ne valuta i progressi. Poter interagire – e imparare – dagli altri, tutti insieme.
Questa è la scuola del passato, una stranezza. Sì, perché nel 2157 le cose sono invece molto diverse: si studia a casa e individualmente, con insegnanti robot a cui consegnare i compiti. Non ci sono libri o quaderni, ma schermi dove le lettere sono in movimento, per imparare nozioni e comporre frasi e pensieri.
Così Asimov immaginava la scuola del futuro, con un sistema educativo funzionale, assolutamente tecnologico e altamente personalizzato, differente da quello in uso nei tempi antichi (il nostro, per intenderci).
Se però il racconto “The fun they had” uscito nel 1951 cercava di rivalutare le qualità umane e l’insegnamento tradizionale rispetto alla corsa al progresso dell’epoca, non possiamo negare il fatto che Asimov aveva visto lungo. Il tablet è una realtà, gli ebook anche e forse a breve avremo pure gli insegnanti robot.
Al di là di tutto però rimane il fatto che, fantascienza o meno, parlare di scuola e innovazione dell’istruzione non è mai semplice, specialmente in un paese come l’Italia. Da una parte, si finisce quasi sempre a fare un elenco interminabile delle carenze del nostro sistema e di come questo risulti limitato rispetto agli altri, dall’altra si rischia invece di cadere nella banalità dell’analisi.
Ma se tagli alla scuola, classi affollate e riduzione degli orari sono sotto gli occhi di tutti, la cosa è un po’ meno vera per quanto riguarda idee, invenzioni e startup innovative che cercano di prospettare un futuro diverso per chi si trova oggi sui banchi di scuola.
Non mi riferisco solo ad elearning, community online di studenti ed ereader in tutte le scuole, ma a opportunità, spesso gratuite, che potrebbero aiutare a creare la scuola che vorremmo.
Qualche esempio? In tema di lezioni accattivanti è necessario menzionare TED Education, l’ultima nata in casa TED, che offre video e animazioni per arricchire lezioni sugli argomenti più disparati, con la possibilità di creare materiale interattivo personalizzabile, compiti in classe, gruppi di discussione tra gli alunni e monitorare l’apprendimento individuale sull’argomento, il tutto gratuitamente. Oppure contare sul supporto di altri insegnanti per sviluppare curricula e piani di lezione migliori, grazie a Curriki o Better Lesson.
Per garantire invece i frutti dell’insegnamento, non si possono non menzionare due startup create da insegnanti: Drop the Chalk – software che valuta i risultati di ogni alunno circa gli obiettivi stabiliti dall’insegnante, suggerendo strategie e idee per colmare lacune e perfezionare l’apprendimento individuale – e Kickboard, una piattaforma che permette di organizzare i dati di tutti gli studenti e generare report settimanali condivisibili con docenti, amministratori e genitori.
Per il taglio alle spese dei libri di testo ci pensano invece Inkling e Eleven Learning, oppure Chegg per i testi universitari.
Questo, quello che accade all’estero. E in Italia? Non possiamo magari definirle startup nel senso stretto del termine, ma iniziative eccellenti atte a creare una scuola adatta a formare i talenti del futuro in maniera attenta e nuova, quello sì. Come Book in Progress, idea dell’ITIS Majorana di Bari, dove i libri di testo costano 5 Euro e sono interamente prodotti dagli insegnanti della scuola stessa, che rinunciano ai propri diritti d’autore.
I libri sono contenuti in una pen drive da utilizzare con un PC portatile che l’Istituto metterà a disposizione delle famiglie al costo di circa 350 euro, e che permetterà di tenere lezioni tramite bluetooth e lavagna interattiva. Le stesse finiranno poi in rete, così anche chi è malato potrà seguirle. O l’esempio del Liceo Lussana di Bergamo, il primo in Italia a introdurre una sperimentazione di cloud learning. A poche settimane dalla maturità, vedremo se gli studenti armati di tablet faranno meglio degli altri.
Non dimentichiamoci poi di programmi più istituzionali come messaggi per comunicare voti e assenze ai genitori o il marketplace dei contenuti digitali pensato dal MIUR. La voglia di innovazione in Italia oggi certo non manca, le occasioni per creare startup – tra concorsi, startcup, bootcamp vari e pitch events – nemmeno. Facciamo quindi che chi ha idee e voglia di mettersi in gioco sul serio, possa accogliere una sfida di prim’ordine e avere il supporto necessario per lanciare startup che contribuiscano a creare un’istruzione sempre più inclusiva, di qualità e attrattiva. Riprendiamoci la scuola, riprendiamoci il futuro.
Roma, 11 giugno 2012SELENE BIFFI