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8 storie di startup italiane di successo a Berlino

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I numeri sull’immigrazione italiana verso la capitale tedesca sono in costante aumento, come lo sono pure i partecipanti agli incontri e gli iscritti al gruppo Digitaly, il punto di riferimento in città per gli italiani che lavorano nel settore digitale. Non solo personale impiegato nelle numerose aziende e startup che stanno nascendo e che si stanno affermando ma anche moltissimi imprenditori che arrivano all’ombra della Fernsehturm per lanciare o per sviluppare il proprio progetto.

A distanza di un anno dall’articolo dedicato agli italiani impegnati nella scena digitale berlinese, siamo tornati ad indagare sul fenomeno Berlino e di come se la passino alcuni connazionali che operano nella scena digitale della capitale tedesca. Ecco com’è la situazione al momento ed ecco i loro punti di vista attraverso le ultime testimonianze raccolte.

Davide Pettenuzzo, 31 anni da Padova, online marketing manager @ Shopalike

Quando sono partito 4 anni fa per una internship tramite il progetto Leonardo in un’agenzia di online marketing qui a Berlino avevo solo una vaga idea di cosa volesse dire il termine startup. Dopo un anno e mezzo sono diventato Country Manager per l’Italia presso la stessa agenzia e da luglio invece lavoro in un’azienda che ha raddoppiato il numero di dipendenti nel giro di due anni ed è stata acquisita dal più grande gruppo editoriale tedesco (Axel Springer). Lavorando nell’ambiente digitale berlinese ma comunque confrontandomi spesso anche con quello italiano noto come qui in Germania tutto funzioni al triplo della velocità e come le idee abbiano un terreno molto fertile.

Quello che salta all’occhio lavorando in questo settore è che i giovani imprenditori non hanno paura di fallire e di come vengano date responsabilità fin dal primo giorno: un ottimo modo per essere messi alla prova.

Anna Cotroneo, 35 anni da Napoli, co-founder @ Evomob

“Sono arrivata a Berlino per la prima volta nel 2007, con il desiderio di un’esperienza professionale in un contesto internazionale. Allora StudiVZ (social network tedesco) era la startup del momento ed io ne entrai a far parte come country head per l’Italia. Dopo altre esperienze in Europa e 4 anni in India come imprenditrice nel settore web e mobile, sono rientrata a Berlino un anno fa circa fondando EvoMob, di cui sono Co-founder. Si tratta di una soluzione per trasformare siti e-commerce e motori di booking in versione mobile web, per offrire la migliore esperienza di navigazione da smartphone e tablet.

La scelta è caduta su Berlino poiché si sta affermando come hub tecnologico europeo, perché è sempre più multiculturale, aperta e ospita sempre più di frequente eventi di rilevanza internazionale. Lo stile di vita ancora low cost rispetto a città come Londra agevola molti giovani imprenditori sopratutto in una prima fase di attività.”

Matteo Gamba, 28 anni, product manager @ Patience.io

L’esperienza che mi lega a Berlino è paradossalmente cominciata a Milano, quando nell’aprile 2011 ho iniziato il mio percorso lavorativo presso Wimdu, al tempo startup berlinese ancora in fase di sviluppo, che mi ha permesso di cominciare senza pretendere molto da precedenti esperienze, affidandosi più alle mie potenzialità. E questa è una cosa che credo sia generalmente vera a Berlino: conta più quello che sai fare che da dove vieni, per cui chiunque è ben accetto ed ha una possibilità per mettersi alla prova. Una volta trasferitomi a Berlino ho avuto modo di imparare moltissimo a livello professionale, conoscendo nel frattempo tantissime persone da tutto il mondo. Mi sono trasferito da più di 2 anni ormai e la città mi ha offerto moltissimo: lavoro, amici ed esperienze di vita… e nonostante al momento scriva dall’Italia, posso dire che per me ora casa è anche a Berlino.

Francesco Laddomada, 25 anni, da Cagliari, CTO & Co-founder @ Photocircle

Sono CTO e co-fondatore di Photocircle insieme ad un berlinese. La compagnia è di stampo sociale e permette di comprare/vendere fotografie e al momento dell’acquisto ci aiuta un progetto di beneficenza nel paese in cui la foto è stata scattata.

Quando ero arrivato a Berlino tre anni fa doveva essere una prova, una cosa temporanea di qualche mese. Poi sono successe tante cose: le responsabilità sono aumentate, le occasioni per crescere pure, e proporzionalmente le abilità che prima non pensavo di avere. Ma soprattutto le difficoltà non hanno mai tardato a presentarsi, dovendo lavorare da zero. Fortunatamente l’ambiente tech della città ti aiuta a superarle e ad uscirne ancora più maturo.

Passare da un’isola alla capitale della principale potenza europea è stato abbastanza scioccante, ma lo rifarei. Berlino è una città che ti apre gli occhi.

Manuela Verduci, 25 anni, da Reggio Calabria, Coutry Manager Italy @ Iversity

Vivo a Berlino ormai da circa due anni. Ci tengo a ribadirlo più spesso possibile, per me vivere qui è stata una scelta, non mi ritengo una fuggitiva. Vivere, studiare e lavorare all’estero: si tratta di esperienze formative impagabili, che ciascuno di noi dovrebbe avere occasione di provare, lasciando da parte lo spirito esterofilo dell’italiano medio. Ma al di là del gusto retorico della lamentela filotedesca, una trappola in cui siamo caduti tutti almeno una volta, ci sono delle cose che effettivamente solo Berlino fino ad ora è stata in grado di offrirmi, e con le quali mi ha convinto a restare piú del previsto: non mi sono imbattuta qui in strutture gerarchiche cementificate. Questo è forse il valore più importante dell’universo startup di cui mi sono trovata a fare parte, un pó per caso, un pò per gioco, e che è diventato velocemente il mio mondo: qui tutti hanno un’occasione. Se sei bravo, diventa un lavoro. Ma devi guadagnartelo sfruttandola, questa occasione, e al meglio, con tutte le tue energie. È bellissimo, ma nello stesso tempo terrificante: non ci sono scuse. Come ci si nasconderà dietro le lamentele del “se solo avessi avuto una chance” adesso?

Chiara Zecchetto, 32 anni, da Milano, Head of Business Development @ Urlist

Amavo Berlino prima dell´esplosione della scena startup. È una premessa importante perché, due anni fa, quando mi sono trasferita per lavorare nel gaming ho trovato la mia città preferita sfigurata: eccitazione spropositata, networking superficiale ed entusiasmo per investimenti ridicoli. Tutti parlavano di Berlino come se fosse la Silicon Valley, ignorandone la storia, la cultura, l´importanza delle cosiddette controculture. Ora che l´hype si è schiantato contro la consapevolezza, Berlino rinasce: molte startup si concentrano su progetti concreti, il networking non è più autoreferenzialità ma scambio di conoscenze e collaborazioni produttive, fare l´imprenditore non è più un gioco che si improvvisa con i soldi di papà ma un vero e proprio lavoro. E i risultati, come i grandi investimenti, pian piano arrivano anche per le realtà indipendenti slegate dai colossi come Rocket Internet o Project A.

Con Urlist, ad esempio, siamo appena stati al MWC su invito di Mozilla per presentare la nostra app per Firefox OS, Manana, e mostrare a sviluppatori e aziende le opportunità di sviluppare app in HTML5, soprattutto nei mercati emergenti.

Fortuna? Un pizzico, ma soprattutto duro lavoro perché le opportunità sono quelle che arrivano creandole.

Luca Mastrorocco, 32 anni da Taranto, Founder @ GruvIt

Berlino è l’ultima tappa (per ora) di un percorso negli ultimi 10 anni che mi ha visto vivere in città come Tokyo, Londra e Sydney. Sono arrivato qui per lavoro, non conoscendo la realtà “startup” 3 anni fa. Dopo esperienze lavorative nel mio settore, ho deciso di provare con il mio business, e ho fondato GruvIt! GruvIt e’ il social marketplace dove si può fare il booking di bands o DJs per eventi. Un pò come Airbnb, ma per musicisti. L’idea e’ nata e si è sviluppata grazie anche a Berlino e al suo ambiente fertile per startup. Con GruvIt abbiamo avuto un percorso particolare. Abbiamo iniziato qui a Berlino e poi ci siamo spostati 3 mesi a Sofia per un programma di accelerazione, ma alla fine abbiamo deciso di tornare qui. Malgrado molti pensino che sia ancora Londra, Berlino è la capitale della musica, non solo per le aziende presenti (ad es. Soundcloud, Spotify, Ableton, Native Instruments), ma anche in termini di revenues generate a livello Europeo per musica dal vivo. Quindi diciamo almeno per me e GruvIt, Berlino è stata ed è la scelta migliore”

Abbiamo ricevuto anche il contributo di Fabio Corfone, 27 anni di Foggia, founder @ Marzapane, che proprio un anno fa stava lanciando la sua azienda e la presentava su queste pagine. Ecco le sue parole:

“Un anno e mezzo fa lasciavo un contratto a tempo indeterminato da Zalando per avviare Marzapane.de, una startup nell’ambito del food online. A distanza di 18 mesi posso dire di essere felice della mia decisione: Marzapane da un sogno in un cassetto è diventata una piccola realtà imprenditoriale con un team di 8 persone e un investimento economico da parte di alcuni industriali italiani che ci ha permesso di porre le basi per una crescita sostenibile nel lungo periodo. I sacrifici sono ancora molti, così come non c’è una sicurezza economica, ma ora possiamo vedere al futuro con molta più serenità e ambizione!”

Berlino, 25 marzo 2014A cura del gruppo DigItaly Berlin

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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