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A Facebook si procede per esperimenti, a Stanford per raccomandazioni

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Vivere con la rete vuol dire abituarsi ad un flusso costante nel quale occorre saper navigare. E nel terzo giorno consacrato del nostro tour, partiamo dalla sede al sito social per eccellenza. C’è così tanta eccitazione, nell’arrivare di primo mattino a Facebook, che uno di noi inciampa davanti al grande logo su El Camino Real, dove tutte le comitive scattano le foto d’obbligo, con il grosso disegno della mano col pollice alzato. anche perché all’interno della sede le foto sono rigorosamente proibite.

A far gli onori di casa due giovani ingegneri, Marco Ratti e Davide Bolcioni, da non molto in Silicon Valley dopo aver maturato una professionalità di prim’ordine a Trento e Bologna. Spiegano che Facebook sta davvero sperimentando un territorio nuovo, senza termini di paragone e senza precedenti di aziende che abbiano fatto altrettanto, in un campo, quello dei social media, che semplicemente non esisteva fino a pochi anni fa.

Si procede per esperimenti, dicono, persino il colore dei bottoni viene testato con prove su un gruppo ristretto per vedere quale sia il più gradito. Il campus di Facebook è attraente, tutto pulito e colorato, musica di sottofondo, ristoranti e negozi, anche se forse lascia un po’ la sensazione di un mondo a sé, autoreferenziale, più simile al set di Truman Show che a una cittadina ordinata. Shopping di ordinanza (accidenti, entriamo nel negozio trenta secondi prima di esser seguiti da una comitiva asiatica di 40 persone e si finisce a sgomitare!), poi via per la leggendaria Stanford.

Niente da fare, ci sono stato una dozzina di volte ma l’emozione è la stessa dei miei compagni di viaggio che ci arrivano soltanto ora.

Si respira un’aria di tranquillità e di eccellenza, fra studenti che sfrecciano in bicicletta nei viali alberati tra gli austeri edifici che richiamano lo stile delle vecchie missioni.

C’è il tempo per raccontare la straordinaria storia che intreccia le origini della prestigiosa università all’Italia, in particolare a Venezia (la chiesa cuore dell’ateneo fu interamente decorata con vetrate e mosaici da maestranze veneziane, prima e dopo il terremoto del 1906) prima del benvenuto da parte di Alberto Salleo, amico di IdF che l’ha intervistato due anni fa, che ci spiega cosa significhi insegnare in questa università e fare ricerca. Un ruolo da “professore-manager” che consente di disporre di strumenti eccezionali e un budget consistente. Con il quale però occorre sfornare risultati: studi, pubblicazioni, anche se il prodotto principale da sfornare sono proprio gli studenti, in grado di sviluppare una propria capacità critica e di ricerca.

Come si entra a Stanford? Per raccomandazione. In un senso però agli antipodi rispetto a quello cui siamo abituati. In un mondo rigorosamente meritocratico, sono le segnalazioni di professori e luminari ad aprire al strada. Ma nessuno si sogna né si può permettere di raccomandare per amicizia o interesse, visto che segnalare una persona non meritevole si ripercuote subito sulla reputazione di chi quella persona ha segnalato.

A Stanford incontriamo poi Jeff Cabili, vecchio amico di Italiani di Frontiera, che si occupa della promozione della Business School, la formazione che l’ateneo dedica non agli studenti ma ai laureati ed a maturi professionisti che per un periodo possono frequentare corsi di altissimo livello per aggiornare e riqualificare il proprio profilo professionale. Jeff è pure un esperto di comunicazione non verbale e conquista tutti con alcune riflessioni su come sia importante saper leggere il comportamento altrui e comunicare con gli altri attraverso gesti semplici, dallo sguardo alla stretta di mano, che dicono più delle parole.

Toccata e fuga nell’enorme negozio dei gadget dell’università, poi di corsa verso il gran finale. La sera è in programma il meeting dello SVIEC, Silicon Valley Italian Executive Council, che è prezioso partner dell’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour, promosso da Unindustria Forlì Cesena con Agenzia Viaggi Manuzzi e organizzato da La Storia nel Futuro. A far gli onori di casa come sempre Jeff Capaccio, fondatore di SVIEC, che ha avuto un ruolo cruciale per la nascita di Italiani di Frontiera. E Jeff accidenti mi dà pure la parola a sorpresa, per un discorso improvvisato gli ospiti… grazie Jeff!

La serata è un’occasione unica per gli imprenditori romagnoli in missione di incontrare veterani italiani di Silicon Valley vecchi amici di IdF, come Ezio Valdevit, friulano ex Olivetti, pioniere dello storage network e Fabio Ficano ceo e cofondatore di Moncada Energy USA. Ma soprattutto per ascoltare lo speaker d’eccezione. Chuck Rossi, Engineeering Manager di Facebook. Chuck è un relatore brillante, sforna cifre a ripetizione per dare un’idea di quale sia il movimento di dati, relazioni, contatti che il gigante dei social media attiva. Siamo davvero in un flusso costante, occorre muoversi in fretta e saper essere dirompenti, dice. E’ quello che nel nostro piccolo proviamo a fare pure noi, per catturare suggestioni, idee e nuovi modelli da portarci a casa, con questo tour de force in Silicon Valley.

Re-blog da Italiani di Frontiera: http://www.italianidifrontiera.com/2013/10/10/alla-scoperta-di-facebook-e-stanford-poi-la-serata-sviec-con-i-veterani-italiani-di-silicon-valley/

Qui tutti gli articoli per seguire il diario completo del tour.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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