Quando siamo bambini, tutti abbiamo dei sogni. La mia migliore amica voleva fare l’astronauta. Mi ricordo quanto mi arrabbiavo quando me lo raccontava. Mi sembrava una cosa da pazzi e la sola idea mi terrorizzava; pensavo che andare lassù significasse non tornare mai più indietro.
Oggi qui a Singularity University mi ritrovo seduta sui banchi del futuro ad ascoltare la storia di Anousheh Ansari, la prima donna che il 18 Settembre 2006 ha viaggiato nello spazio come passeggera privata. Da bambina si addormentava sotto le stelle e sognava, proprio come la mia amica, di esplorare lo spazio cosmico, da grande si è laureata in ingegneria ed ha realizzato il suo desiderio.
La cosa più incredibile è che a differenza di quando ero alle elementari e quella visione mi sembrava così lontana e impossibile, il nostro presente oggi permette di andare davvero nello spazio.
E oggi mi ritrovo a guardare questa donna, non con paura, ma con ammirazione, curiosità e chi lo avrebbe mai detto, anche un pizzico di invidia.
Per aiutare la commercializzazione del settore spaziale, Anousheh e la sua famiglia hanno fornito la sponsorizzazione per l’Ansari X Prize premio della X Prize Foundation di Peter Diamandis, un premio di 10 milioni di dollari per la prima organizzazione non governativa a lanciare un veicolo spaziale con equipaggio riutilizzabile nello spazio per due volte in due settimane.
“L’universo mi ha chiamata è un rischio che mi sono potuta prendere, era il mio sogno, lo è sempre stato” ci ha detto. Ci fa vedere il video del suo duro training per prepararsi alla missione (Sojuz TMA-9); oltre ai corsi di sopravvivenza, ha dovuto imparare anche il russo e…..
lo Zero G Flight, l’esperienza che simula la condizione di zero gravità che si ha nelle navicelle spaziali e che anche noi di Singularity avremo l’opportunità di fare; sì voleremo! Ma ormai nulla mi sorprende più qui giù.
Arrivato il momento di mostrarci il filmato del ‘blast off’ con lei dentro, si percepiva l’enorme passione che l’ha spinta. Siamo tutti emozionati, inchiodati alla sedia, ci sembra incredibile conoscere qualcuno che è stato ‘lassù’. Le immagini della sua vita nello spazio sono assolutamente scioccanti perché lei non è un astronauta, chiunque qui dentro avrebbe potuto essere al suo posto. Volando da una parte all’altra della navicella spaziale, ci fa vedere la terra dall’alto e ci racconta che da quella prospettiva tutto sembra così armonioso, delicato e prezioso e soprattutto pacifico.
Non ci sono razze o religioni, nessun motivo per essere divisi. Ci dice che dobbiamo difenderla sempre la nostra Terra perché è l’unica che abbiamo. E poi l’immagine di lei, con un sorriso da bambina, che ‘rincorre’ un m&m che vola nell’aria priva di gravità per mangiarla.
Il giorno più triste della sua vita? Lasciare lo spazio, è tornata solo per la sua famiglia perché altrimenti avrebbe davvero voluto vivere là… E come una stella cadente atterra sul nostro pianeta diventando un supereroe, famosa in tutto il mondo per la sua missione.
Per lei ora la cosa più importante da trasmettere è quella di ricordarci sempre di avere il coraggio di sognare. “Per raggiungere le stelle bisogna sognare, proprio come facevo da bambina”.
La sessione finisce con applausi e un milione di mani alzate per domande di ogni tipo. E io ho la fortuna di avere una risposta alla mia: “Qual è il prossimo sogno e come lo raggiungiamo?” Vuole creare una piattaforma per radunare i giovani e aiutarli a realizzare i propri progetti fornendoli gli strumenti adatti per migliorare il mondo, influenzando così i governi, attraverso la loro voce e il potere dei nuovi media.
Conclude ricordandoci che da qualche parte, qualcosa di incredibile aspetta di essere scoperto.
5 giugno 2014LUCREZIA BISIGNANI