A London Stock Exchange i grandi player italiani hanno dimostrato di saper fare sistema

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Il 9 marzo ho avuto l’onore di aprire il giorno di contrattazioni del principale mercato finanziario Europeo. L’ho fatto in veste di Managing Director di iStarter, l’acceleratore italiano a Londra che gestisco da gennaio 2015. Siamo specializzati nell’accompagnare le migliori startup Italiane a crescere in Europa, lo facciamo forti di un azionariato diffuso unico in Italia.

Da oltre un anno ho scelto di spostarmi a Londra per confrontarmi col miglior ecosistema europeo e per poter trasferire queste conoscenze sulle startup italiane che vogliono scalare in Europa.

Una missione, un sogno, una grandissima esperienza personale. Credo che l’innovazione italiana possa imparare da Londra e che soprattutto abbia tanto da dare. A livello professionale e umano, con coraggio, possiamo affrontare l’avventura europea.

Siamo un eccellenza e dobbiamo mettercelo in testa. Impariamo ciò di cui manchiamo ma non sottovalutiamo il nostro valore.

All’apertura dello stock market, c’erano 25 equity partners di iStarter, 4 dei principali acceleratori italiani e 10 startup (due per acceleratore più le nostre Bidtotrip ed EarlyNinja).

Questa opportunità ci è stata offerta da London Stock Exchange all’interno delle iniziative che si sono svolte il 9 marzo a Londra sotto il cappello di Made in Italy 2.0.2.0.

PERCHE’ MADE IN ITALY 2.0.2.0

Made in Italy 2.0.2.0 è un’iniziativa organizzata da iStarter per valorizzare il Made in Italy digitale nel mondo.

L’ecosistema italiano sta chiudendo il gap in Europa, le startup migliorano a vista d’occhio e gli investitori internazionali iniziano ad accorgersene.

L’evento del 9 marzo ha permesso a 200 partecipanti (grossi fondi di investimento, investitori istituzionali, business angels e venture capital provenienti da tutta Europa) di incontrare 10 progetti italiani di qualità proveniente da diverse regioni e città.

Tutti insieme, i grandi players dell’innovazione italiana hanno dimostrato di saper fare sistema.

H-Farm, Digital Magics, Luiss Enlabs e B-Ventures uniti per promuovere il Made in Italy digitale a Londra la capitale europea delle startup. Per noi un po’ come andare a casa del lupo a fare vedere i denti.

LA GIORNATA DEL 9

Si è iniziato prestissimo, alle 7 eravamo davanti allo Stock Exchange in piena city pronti per dare il via al giorno delle contrattazioni. Dovevate vederle le facce di noi tutti, quando appena superato il controllo documenti ci siamo ritrovati davanti ad un’enorme scritta Made in Italy 2020 con i loghi delle startups e degli acceleratori tutto intorno.

E non siamo di certo del tutto ragazzini alla prima esperienza. Tra di noi avevamo alcuni dei migliori manager italiani in Italia e nel mondo. Penso a Nicola Garelli principal di BCG, ad Alessandro Rapali di Ferrero, a Gianni De Caro, piuttosto che a Roberto Magnifico di Luiss Enlabs o Matteo Cerri di The Family officer ed Antonio Chiarello di Marzotto SIM.

Inizio delle contrattazioni, rituale della campana (oggi si tratta di un strumento elettronico su cui posizionare una targa commemorativa in vetro) breve discorso, bicchiere di champagne offerto e via direzione Wayra. Certo per Italianità avremmo preferito del prosecco, ma a caval donato…

Alle 9.30 da Wayra (fresco di nomina quale miglior acceleratore Inglese), 200 e più invitati hanno assistito prima ad un panel internazionale dedicato alle sfide dello scale-up in Europa e poi ai pitch delle 10 startup nostrane selezionate dagli acceleratori.

Alcune startup hanno tradito un po’ di emozione di fronte al palcoscenico più internazionale al quale fossero mai state esposte, ma va bene cosi.

Non saremmo stati italiani se non avessimo avuto uno chef a prepararci il pranzo e deliziare i presenti. Perché essere italiani, negli ultimi anni è passato come un difetto. Noi siamo orgogliosi della nostra italianità! Gli inglesi sono rimasti esterrefatti dalla nostra organizzazione, solitamente non proprio un nostro fiore all’occhiello.

In generale, i Venture Capital e gli angels presenti in sala sono usciti con un ottimo feedback e con l’interesse ad approfondire le conversazioni iniziate con le startup presenti.

Nel tardo pomeriggio in ambasciata un rinfresco promosso da Campari alla presenza dell’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano che non ha mancato di invitarci a parlare alla platea. All’ambasciatore abbiamo regalato tre libri alla base del fenomeno startup per dare all’ambasciatore un costrutto teorico per decodificare il mondo dell’innovazione: The Lean Startup, Zero to One e The outliers.

Segue un ultimo brindisi di una giornata faticosa, ma perfetta. Appuntamento al 2017, abbiamo grossi progetti ed un quaderno pieno di appunti di migliorie per il prossimo anno.

Tanto lavoro è stato svolto dal team iStarter per organizzare l’evento, ma nulla sarebbe stato possibile senza la lungimiranza e l’energia di persone ed organizzazioni. Penso a The Boston Consulting Group che ha sponsorizzato l’evento, penso a Paola Cuneo, Master of Cerimony dell’evento, al team economico ed alla disponibilità dell’ambasciatore Italiano a Londra, a Nur Puri Purini di Intesa San Paolo, agli acceleratori Italiani che ci hanno dato fiducia e, last but not least, agli imprenditori.

LA REAZIONE DEGLI INVESTITORI

Il giudizio degli investitori è stato unanime: l’ecosistema Italiano sta crescendo e si vede.

Del Made in Italy digitale viene apprezzato la qualità tecnica dei team in particolare, l’attenzione al dettaglio ed al design che ci ha reso famosi e la capacità degli imprenditori di far succedere cose con poco capitale e tante sfide davanti.

Non meno importante per un investitore straniero, le startup Italiane hanno valutazioni molto competitive. Il mercato del venture capital dal serie A in poi, è contenuto nel lato dell’offerta in Italia, questo porta le valutazioni a comprimersi. In UK, soprattutto grazie agli incentivi fiscali molto aggressivi, hanno creato un’offerta di capitale molto robusta creando una sorta di dinamica di inflazione.

Uniti a questi ragionamenti, una sterlina, ora meno forte, ma comunque sopra al cambio con l’euro, rappresenta per l’investitore Inglese una sorta di extra sconto.

Team di qualità, euro debole e valutazioni contenute, stanno rendendo l’Italia la meta dei desideri di molti investitori Inglesi.

WHAT’S NEXT

Made in Italy 2020 ha una prospettiva di 5 anni. Si basa su 3 architravi:

Promozione del meglio del Made in Italy digitale aggregando i migliori player Italiani, le eccellenze, le energie. Facciamo capire al mondo che c’è un’Italia capace di fare qualità anche nel digitale e nell’innovazione tecnologica.

Casa Made in Italy 2.0.2.0: Da oggi apriamo gratuitamente gli uffici di iStarter a Londra a tutti gli imprenditori e player del tessuto dell’innovazione Italiano che hanno bisogno di un punto d’appoggio a Londra per meeting o per short stay quando in transito nella city.

Formazione: con la velocità del mondo digitale, le università stentano a stare al passo. Stiamo lavorando a creare occupazione, stay tuned…

“Tendiamo a sovrastimare quello che possiamo fare in un anno ed a sottostimare quello possiamo fare in 5″. Cosa sarà il 2020 per gli innovatori Italiani dipende da noi. Il 9 marzo, la mano ad aprire le contrattazioni sarà la mia, l’anima di tutti loro.

SIMONE CIMMINELLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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