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A Modena le marmitte delle auto sportive suonano i Guns n Roses

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“Nessun maestro d’orchestra al mondo riuscirebbe a riprodurre la melodia dei 12 cilindri della Ferrari”. Parola di Herbert Von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra di sempre. La sua bacchetta ha dato stile e tempo al miglior Beethoven mai suonato. Ma niente per il maestro viennese era paragonabile al suono delle marmitte delle rosse. A Modena, nella terra di Enzo Ferrari, Matteo Panini, 43 anni, ha deciso di farli suonare davvero quei motori. Come se fossero degli amplificatori naturali del suono. Come se la musica, qualsiasi musica, arrivasse dritta dal cuore di un’auto da corsa.

Panini lavorava come consulente per aziende che producono simulatori di guida professionali. Un giorno, davanti ad una scocca in movimento sui martinetti idraulici gli scappa una frase involontaria: “Quanto sarebbe bello se quelle marmitte suonassero il rombo di un motore per davvero, come delle casse di un impianto hi-fi”.

Era il 2011. Da lì a pensare che qualsiasi suono potesse essere amplificato dalle marmitte il passo è breve. Decide di raccontare quell’intuizione ad un suo amico designer, Mirco Pecorari, 46 anni. “A Modena quando si tratta di auto parliamo tutti la stessa lingua. Ci siamo capiti in un attimo. Abbiamo pensato di costruire audio dock a cui applicare delle marmitte. Ho costruito un prototipo in legno, attaccato ad una marmitta di una Maserati Mc 12 del 2004. Non suonava ancora, ma abbiamo immaginato cosa poteva uscire da quei tubi e ce ne siamo innamorati subito”.

Musica e motori. Un binomio antico che fino ad oggi si è tradotto in metafore (lo stesso Ferrari consigliava di ascoltare il motore delle sue macchine come se fossero delle sinfonie), passioni personali (come la batteria dei Pink Floyd, Nick Mason, che possiede una delle più grandi collezioni di Ferrari al mondo), ma mai in un’idea imprenditoriale.

E non poteva che succedere nella capitale delle auto sportive dove meccanica e estetica sono forgiate nel Dna di tutti.

L’idea è produrre solo pezzi unici. “Siamo artigiani prima che designer” precisa Panini. Anche questo è molto modenese. Qui chi lavora nell’automotive preferisce definirsi un “metalmezzadro”, perché alla passione per la meccanica ci aggiungiamo la cura che un contadino ha per la propria terra.

Tutto deve essere fatto a mano. L’unica macchina industriale nella costruzione è un tornio. Vogliono ricavare i pezzi della dock da un un pieno di alluminio, personalizzabile in base alla richiesta dell’acquirente con delle frese. Questa sarà la base a cui verrà collegata la marmitta che farà da cassa al suono riprodotto da un iPhone o un iPod.

Il suono si amplifica e si propaga alla stessa maniera di come succede con il rumore dei motori.

Ogni marmitta suona in maniera diversa, perché ognuna ha una sua timbrica sonora. Ognuna è un pezzo irriproducibile, un universo sonoro a sé.

Panini e Pecorari cominciano la produzione dei primi impianti qualche settimana dopo grazie al supporto finanziario all’Aspa, azienda specializzata nella lavorazione di meccanica di precisione. Anche questa modenese. Stessa culla, stessa lingua, anche quando si fa solo musica. Nasce una startup. Decidono di chiamarla Ixoost, un richiamo, manco a dirlo sonoro, all’inglese exhaust (scarico). Producono i primi 3 modelli. Suona la Maserati del prototipo, un motore Williams, un Ferrari. Vengono tutti venduti. Servono altri pezzi, altri motori.

Nel Regno Unito c’è il più grande mercato di pezzi di auto da corsa usate del mondo. Decidono di comprarli direttamente lì, dove ci sono pezzi di ogni auto che abbia solcato le piste di Formula uno fin dal primo campionato del 1951. “Siamo diventati dei cani da tartufo delle supercar” scherza Panini. Comprano le marmitte di fuoriserie a 8, 10, 12 cilindri. Le trattano. I collettori di scarico sono collegati ad un subwoofer attivo da 140 watt e diventano amplificatori. Invece dell’aria calda dei motori termici, emetteranno quella fredda della musica in alta fedeltà. Il prezzo finale è tra i 5 e gli 8 mila euro.

“La marmitta della Maserati era sul tavolo da lavoro appena finita la prima dock. Bisognava decidere quale canzone farle suonare per prima. Abbiamo deciso provare con Sweet child of mine, un pezzo dei Guns n Roses. Per darci la carica, sì, ma era la canzone finale di The Wrestler”. Sono le note che seguono il salto sul ring di Mickey Rourke, l’atto finale di una sfida dove ha messo in gioco se stesso. “In fondo lo abbiamo fatto anche noi, ed è andata bene”.

Roma, 21 febbraio 2014Arcangelo Rociola

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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