Quella che vi vogliamo raccontare è la storia di Carmelo. Siciliano trapiantato a Bologna. Impiegato all’Università. Sguardo dolce, lentezza rassicurante quando ti parla. E ti parla sempre senza disturbare. Carmelo non sa cosa sia un hashtag e non ha nulla a che vedere con questa rivista.
Carmelo, un giorno di Aprile, mentre condivideva da casa sua, sulla sua pagina Facebook, con un certo orgoglio, la foto di una torta fatta dalla moglie, ha ricevuto una telefonata da Francesca. Hanno studiato a Siena e non si sentivano da un bel po’. Hanno iniziato a correre con i ricordi e senza accorgersene hanno passato quasi due ore a telefono. Subito dopo Carmelo, con in bocca ancora il sapore di crema pasticciera fatta in casa e nella testa i ricordi degli anni passati, ha riacceso il pc e ha creato un gruppo: hai studiato a Siena se … (Azione) In meno di un mese 8.000 iscritti.
A giugno, oltre 12.000. (Reazione)
La rete aggrega così ex studenti dell’Università di Siena di tutte le età, di tutte le facoltà. Da tutto il mondo, chi ha studiato a Siena si ritrova nella Piazza del Campo virtuale della pagina di Carmelo.
Si siedono tutti in quella Piazza. Sentono il caldo dei mattoncini rossi sotto le mani, mentre digitano e scartabellano nella testa e nei cassetti alla ricerca di quel ricordo che tutti dovranno condividere. E quando inviano un pensiero, caricano una foto, citano una frase hanno vent’anni o poco più. Dodicimila ventenni risvegliati improvvisamente dopo una lunga pausa. Credevano di aver dimenticato i luoghi, il Palio, gli echi dei vicoli dentro le mura medievali, i sapori, gli odori.
Per tutto il tempo in cui si erano induriti inseguendo il mondo frenetico che vive al di fuori di quella Piazza ovattata, non c’avevano più pensato. Ma i luoghi, il Palio, gli echi, i sapori, gli odori all’improvviso erano tornati.
Le loro storie sono identiche, al di là del tempo e dello spazio. La loro proiezione in una dimensione virtuale le rende immortali. E se tornassimo davvero in Piazza? Se lo chiede Antonio e lo chiede a tutti gli abitanti del gruppo. Antonio scrive all’Università e si mette in testa di organizzare un raduno. Il primo in Italia di tutte le età, di tutte le facoltà, nato dal basso, da un social network. (ancora azione).
Questa è, quindi, anche la storia di Antonio.
Calabrese, informatore farmaceutico, irriverente, empatico. Antonio vive praticamente in macchina, stringe mani tutto il giorno, sorride alla gente e non ha nulla a che vedere con questa rivista.
Per organizzare un raduno così ambizioso, bisogna unire le forze, trovare un modo. Trasformare l’energia del passato, nella potenza di un progetto futuro. Per fare questo salto, è ancora il social network dirimente. Da tutta Italia si crea un gruppo di volontari per organizzare il raduno. Anna, Angelita, Isabella, Marina, Marinella, Patrizia, Alessandro, Andrea, Davide, Fiorino, Marco, Michele e anche noi due che stiamo raccontando questa storia. 14 profili Facebook, entrati nel gruppo di Carmelo per caso.
14 storie diverse, che digitano da Lombardia, Toscana, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Sicilia.
Michele cita spesso Kennedy, mentre l’idea del raduno prende forma: “C’è chi guarda alle cose come sono e si chiede perché. Io penso a come potrebbero essere e mi chiedo perché no”.
Siena invece se ne sta lì sempre uguale.
Sono suoi i luoghi, il Palio, gli echi, i sapori, gli odori. Se li porta addosso da sempre e non sa quello che succede su Facebook. Sente soltanto, lontano, il frastuono della rivoluzione che la sta per invadere. Lei non ha bisogno di ricordarseli, gli ex studenti, perché in fondo per lei non se ne sono mai andati.
Lei è ancora austera, poetica, d’altri tempi, piena di tradizioni che tramanda da secoli, e non ha nulla a che vedere con questa rivista.
Come i 14 volontari, però, anche Siena sentiva la voglia di mettersi in gioco. Di buttarsi. Era pronta a reagire alla rivoluzione digitale, ma ancora non lo sapeva. (ancora reazione)
Sapeva solo di aver perso le sue certezze. E quando si perdono le certezze, si è finalmente liberi.
Così quando abbiamo bussato alle sue porte, ci ha risposto “perché no?”. Quindi siamo diventati 15. Siena si è unita a noi e ha spalancato le sue porte. Ha twittato dall’account @unisi, ha messo a disposizione siti, media, autorizzazioni, uffici interi. Ha spalancato le porte del Rettorato medievale, ha lastricato d’affetto e disponibilità i suoi vicoli, ha parlato attraverso le parole del Sindaco, del Rettore, del Priore Magistrato delle Contrade, del Presidente del Diritto allo Studio Universitario, per dare il bentornato a casa ai 600 ex studenti che il 12 e il 13 Luglio sono usciti dal tempio trasparente della condivisione e si sono realmente radunati a Siena. Istituzioni storiche, inarrivabili, percepite come chiuse, sono ora affianco alla comunità virtuale che, attraverso le mani di 14 sognatori, ha bussato alle loro porte e non soltanto le ha spalancate, ma ha guidato il primo grande raduno di ex studenti, danzando e togliendosi il cappello al loro passaggio.
Non staremo a raccontarvi del raduno, del pranzo a mensa, della street band e del corteo per l’ingresso trionfale in Piazza del Campo, delle bevute, degli abbracci, delle facce sempre sorprese e felici, dei nostri figli che entrando nella residenze universitarie dove abbiamo vissuto c’hanno detto “papà, io voglio studiare qua” facendoci piangere, perché questa storia non avrebbe nulla a che fare con questa rivista.
Eppure è qui che la raccontiamo, perché senza social network, senza condivisione, senza tastiere e smartphone, senza la nostra passione per il futuro e per l’innovazione l’energia delle azioni non si sarebbe potuta trasformare in reazioni tanto travolgenti. Reazioni collettive deflagranti. Mettere insieme 12 mila vite che hanno una sola voce. Creare un evento emozionale storico, in grado di superare i limiti di chi sceglie di farne parte. Creare la prima Associazione Alumni dell’Università (www.alumni.unisi.it), essere entrambi eletti nel Consiglio Direttivo ed eleggere come Presidente “una dei 14 account” che per caso si era iscritta al gruppo Facebook di Carmelo.
La tecnologia quando unisce ti sovrasta, amplifica le emozioni, accorcia le distanze, ti lancia a velocità folle nella stessa direzione dei sogni. L’innovazione, che ha dato impulso e forma a un evento storico in una città storica, è capace soprattutto di rivoluzionare le storie di persone che non avrebbero mai avuto nulla a che vedere con l’innovazione.
E, infatti, Carmelo, davanti a quelle 600 persone, accanto al Sindaco, al Rettore, al Priore Magistrato delle Contrade, al Presidente del Diritto allo Studio Universitario, accanto a noi che, con le isole negli occhi e un nodo in gola lo ascoltavamo ha detto: “se avessi saputo che creando quella pagina, oggi sarei stato qui, mica lo so se l’avrei fatto”.
@ClaudiaLarix Claudia Laricchia
@miccign Michele Cignarale
https://www.facebook.com/groups/701503969900564/
www.alumni.unisi.it