Dire dissesto idrogeologico e dire “evergreen” è la stessa cosa. È anche l’albero della cuccagna della narrazione facile. Il paniere di frasi fatte è il solito: “cronica fragilità”, “bomba d’acqua” “abusivismo dilagante”, “cambiamento climatico”, “la vergogna dei condoni”, “la cementificazione degli alvei”, “due giorni di piogge torrenziali”, “abbandono del territorio”, “la mancanza di risorse”, “flagellato dal maltempo”, “urbanizzazione selvaggia”. Messe insieme in un sacchetto e poi estratte e assemblate a casodicono comunque qualcosa di giusto e magari pure “molto progressista”.
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