Abitudini sostenibili: piccoli passi per un mondo migliore

La sostenibilità ha un legame diretto anche con le piccole abitudini quotidiane.

Mobilità sostenibile
Il bike sharing è un esempio di mobilità sostenibile

Il cambiamento delle abitudini non è più un’opzione. Il qualunquista “ci pensassero prima i grandi gruppi industriali a inquinare meno e riciclare” non regge di fronte all’evidenza che non basta evitare di gettare la cicca a terra o raccogliere bene la differenziata, ma occorre rivedere un intero campionario di comportamenti. Piccoli, ma che messi insieme e moltiplicati ogni giorno per miliardi di abitanti fanno eccome la differenza.

Abitudini sostenibili: è tempo di agire

auto ambiente

La sostenibilità delle attività umane è direttamente legata alle nostre abitudini, perché sono quelle che i comignoli fumanti delle fabbriche sono chiamati a soddisfare.

Sono anche le industrie a plasmarle, allineandole alla loro offerta. In un caso o nell’altro, rendendo sostenibili le une si rendono sostenibili le altre, influenzandosi a vicenda: se dai concessionari sparissero le auto a diesel difficilmente potremo comprarne, come sparirebbero se la domanda precipitasse. La prima abitudine deve essere quindi lo spirito critico verso i consumi quotidiani. Molti comportamenti si sono già automatizzati e vengono spontanei, come separare l’umido ed evitare alimenti inscatolati e imballati nella plastica. Pratiche sostenute da tante istituzioni, prima e dopo il Coronavirus: sono tutte nero su bianco nell’Agenda ONU 2030, adottata dall’UE, e nel programma di ripresa post Covid della FAO.

Ad esempio nella ristorazione, contro lo spreco di cibo, i punti chiave sono: acquisto di materie prime e prodotti eco; riduzione degli scarti di distribuzione; utilizzo di materiali riciclabili e gestione corretta dei rifiuti.

Indicazioni operative per imprenditori, commercianti, dipendenti e autonomi. Che sono a loro volta cittadini, e anche come tali sono chiamati a rivedere altre importanti voci di spesa: la casa, rifornita da fonti pulite e dotata di pareti isolanti; il trasporto, riducendo spostamenti inutili in macchina e privilegiando i mezzi elettrici; l’alimentazione, preferendo il chilometro zero al posto di merendine, bibite gassate e cibi processati. A nessuno si chiede di vivere al buio e al gelo, di muoversi soltanto in bici e diventare macrobiotico. Si tratta di prestare più attenzione al cerchio che ci lega all’ambiente. Cambiamento si, ma non totale. La digitalizzazione ci impone di trasformare tante consuetudini, buone e cattive, ma anche di mantenerne, aggiornate dalla tecnologia.

Le campagne di “solidarietà digitale”, come quella sul sito del ministero dell’Innovazione, hanno continuato ad essere attivate anche dopo il lockdown proprio per non stravolgere la routine dei cittadini, ma permetterle di proseguire seppure in maniera differente: piattaforme per smart working e videocall, portali di e-commerce, processi civili telematici, app per i cantieri online e l’organizzazione del lavoro.

Sta anche a noi, nelle pratiche d’ogni giorno, andare incontro agli strumenti informatici messi a disposizione da enti e aziende, lasciarci includere e non restare indietro, travolti dalle abitudini altrui. E in tempi rapidi, perché il futuro economico del Paese è affidato allo sviluppo di software. Sicuramente per i giovani, i nativi digitali, l’adeguamento sarà più facile. Il Covid, ancora una volta, ha solo accelerato un passaggio che era scritto. Il primo segnale della metamorfosi di questo insieme di abitudini è certificato nel macro-dato che le raccoglie: i consumi energetici, indispensabili per ogni tipo di attività. Secondo i dati Enea nel II trimestre 2020 c’è stato un calo record (-22%) rispetto allo stesso periodo del 2019: il picco negativo ad aprile, -30%. Neanche tanto considerando che eravamo in piena chiusura: significa che il risparmio energetico era già un’abitudine.

energia eolica

Il crollo ha accresciuto il peso delle rinnovabili che a maggio hanno soddisfatto oltre il 50% della domanda di elettricità (il 20% da eolico e solare), toccando un nuovo massimo storico. Un periodo durante il quale si è dato comunque prova di riuscire a tenere aperte diverse strutture produttive e di saper continuare a svolgere varie attività sociali e professionali, da remoto o con i doverosi accorgimenti. Sebbene quasi tutto sia ripreso ormai a pieno ritmo, a fine 2020 la flessione resterà comunque superiore al primato negativo del 2009: -6%. Altro indizio che la trasformazione era già in atto e che, messi alla prova da una situazione emergenziale, possiamo farcela a modificare numerosi comportamenti, a livello industriale oltre che delle utenze domestiche. E la crisi climatica non è meno urgente del Covid. L’obiettivo non è il ritorno alla quarantena ma alla normalità, senza che questa comporti un ritorno parallelo a gas e petrolio, bensì compensandoli con le energie alternative. Da una parte potenziando la loro rete; dall’altra continuando a ottimizzare la circolazione con veicoli verdi e shared mobility, scegliendo articoli bio, sfruttando le sempre più efficaci possibilità di lavoro e di comunicazione da remoto.

Come sono cambiati usi e costumi nel tempo

emissioni ambiente

La metamorfosi dello stile di vita del XXI secolo deve continuare, certo lo Stato deve fare il suo. Occupandosi di alimentare dicasteri, uffici, musei e ogni altro edificio di sua pertinenza a sole, acqua e vento: non basta rimborsare i privati delle spese, mollandogli tutta la responsabilità della transizione energetica. Il mondo attraversa una de-carbonizzazione storica, guidata da veloci progressi nelle tecnologie a basse emissioni che stanno spostando le dinamiche geopolitiche all’interno e tra i paesi. Quanto ai nostri usi e costumi, non ci metteremo molto a trovarne di nuovi gratificanti con cui rimpiazzare i vecchi: sarà inevitabile, modificandosi l’ambiente intorno a noi. Pensiamo in quanto poco tempo, in passato, si sono diffusi beni che all’inizio sembravano di nicchia. Come il telefonino: i primi ad usarlo, una trentina d’anni fa, erano guardati come extraterrestri o passavano per snob e fanatici. Ora è la cosa più preziosa che abbiamo. Racchiude contatti, relazioni, impegni, svaghi: è preferibile perdere le chiavi di casa piuttosto che il cellulare. Le abitudini, stimolate e rinforzate, da singole si massificano, standardizzandosi in regole del nuovo agire comune. A spingere al cambio i più restii, a quel punto, sarà l’evoluzione delle abitudini chi li circonda, delle persone che hanno accanto: la collettività, con cui avremo sempre bisogno di confrontarci per avere un riscontro della nostra esistenza.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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