Absolute beginners, una guida per risalire la corrente del rock

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Il rock è nato circa sessant’anni fa, e da allora è cambiato, si è evoluto, è mutato in tanti sottogeneri che hanno seguito strade diverse. In maniera non molto differente da quello che era successo prima, in cui generi ed esperienze diverse avevano creato quel mix finale, colto e rilanciato da Elvis e dai suoi coetanei. Perché il musicista è come uno chef che sceglie e miscela gli ingredienti: aggiungi un po’ di questo, leva un po’ di quello e il sapore, a volte anche il genere, cambia completamente. Il mio primo anno di trasmissioni a Virgin Radio e questo libro, che ne riprende le intenzioni e in buona parte i materiali, nascono dalla voglia di dare profondità a una storia che torna indietro. Molte delle persone che ascoltano musica oggi lo fanno in maniera bidimensionale: sanno magari che cosa stanno ascoltando, ma non sanno come ci si è arrivati, da dove nasca, dove siano le origini del sound contemporaneo.

Conoscere coloro che hanno “dato il via”, ossia gli originatori, gli absolute beginners che hanno messo per primi nella pentola gli ingredienti, dà alla musica una tridimensionalità e una profondità di percorso che alla fine sono la cosa più affascinante.

LA STORIA DEL ROCK DAL PRIMO CAPITOLO

Le origini. Dopo qualche anno passato a trovare una collocazione da medium fra la buona musica e chi era interessato a conoscerla, ho sentito che non si può raccontare una storia lunga e complessa partendo dal penultimo capitolo. Leggere le prime pagine serve, eccome. E, nel tempo, sono tornato a ricomprarmi e conoscere prima gli anni Cinquanta, poi i Quaranta, e via via indietro, fino al jazz e al blues dell’inizio del Novecento.

E lo stesso provo a fare anche con le musiche che arrivano da luoghi fuori dell’asse Stati Uniti-Gran Bretagna, cioè dischi che hanno la stessa importanza per i locali di quella che ha avuto il rock per noi occidentali. La memoria. È in atto un processo di storicizzazione del rock, ed è ormai una parte importante della sua ragion d’essere. Riviste come Mojo o Uncut, la grande crescita della produzione di documentari, le biografie, i biopic, i concerti, i frammenti di memoria su YouTube che non erano assolutamente a disposizione fino a pochi anni fa, sono tutti strumenti essenziali per tornare indietro e capire cosa, perché, come è successo che nel suo insieme la musica sia diventata una delle grandi storie da raccontare nell’ambito dell’evoluzione del gusto, delle tendenze, del lifestyle.

Come sia assurta allo status di arte contemporanea, cosa impensabile quando il rock’n’roll ha fatto sobbalzare, per motivi diversi, genitori e figli sulla sedia. Chuck Berry, i Beatles, James Brown o Jimi Hendrix come Picasso, Nureyev, Fellini o Joyce? Assolutamente sì. Sono tutte persone che hanno creato il landscape artistico nel quale viviamo.

Il rock, alla fine degli anni Sessanta, rappresentava un salto in avanti

Le radici. Guardare a un periodo di oltre mezzo secolo fa non è una questione di nostalgia, di cercare nella musica di ieri quello che oggi non ti riesce a dare. Ogni generazione ha i suoi eroi, i suoi portavoce, i suoi leader; è inutile forzare i paragoni col passato, perché ogni epoca vive un contesto diverso, in cui cambiano i gusti, le modalità, anche il ruolo stesso della musica. Per capirci, è chiaro che se il gospel e il soul sono stati la colonna sonora del processo di emancipazione del popolo nero, il pop, il rhythm and blues e il rap di oggi non possono avere la stessa tensione, la stessa capacità di identificazione. Stessa cosa per il rock, che alla fine degli anni Sessanta rappresentava un salto in avanti (in termini di coscienza, esplorazione, poesia, fantasia) che ora non si vive nel contesto giovanile. Però, leggere di artisti dell’età dei loro nonni, ma che sono avventurosi, originali e divertenti come e più di quelli di adesso, può rendere l’approccio alla musica qualcosa di molto più appagante.

UN LIBRO DEDICATO AI CURIOSI

Questo libro, nonostante tutti i brani che contiene, che sono comunque perle destinate a rimanere nella storia, non è tanto una playlist quanto una guida per risalire la corrente, scoprire corsi sconosciuti, ed eventualmente farsi poi da soli le proprie playlist. La canna da pesca, non il pesce. Dal periodo che ho preso in considerazione, il trentennio fra gli anni Quaranta e Sessanta, mancano inevitabilmente canzoni, forse anche artisti. Piuttosto è, in formato necessariamente ridotto, una voce – perché dovete immaginarvi che queste storie siano raccontate a voce – che narra alcune (a mio parere le più importanti o emblematiche) fra le tante canzoni e storie che ognuno, a modo suo, ha portato in scena. Storie esilaranti e tragiche, rocambolesche e geniali, così particolari e incredibili che davvero sembrano uscite da una regia superiore. Storie che si sono intrecciate con il costume e la politica, la tecnologia e la letteratura, le droghe e la meditazione, le guerre e l’utopia di un mondo migliore. Questo libro è dedicato a tutti coloro che mi fermano per strada, mi mandano una mail o un post per ringraziarmi di avergli fatto conoscere quello che non sospettavano esistesse. Anche se devono solo ringraziare se stessi di non esser nati coi paraocchi, i pregiudizi, le pigrizie che sono le nostre gabbie dorate e che non ci fanno fare, ogni volta, quel passetto in più. Ma un grande ringraziamento da parte mia va anche a tutti coloro, e sono tanti, che hanno fatto lo stesso con me. Persone e, mi sembra fin troppo ovvio dirlo, artisti. La curiosità è la scintilla, l’approfondimento è il veicolo dal quale non bisogna scendere mai, se parliamo di musica. Non ho trovato nulla di più coinvolgente, elettrizzante o visionario della musica, nella mia vita. Nulla che, come dice Aldous Huxley, psiconauta illuminato, «dopo il silenzio, sia la cosa più vicina a esprimere l’inesprimibile». Buon viaggio.

CARLO MASSARINI

Per assistere all’intervento di Carlo Massarini all’Innovation Week giovedì 9 giugno, è possibile iscriversi qui.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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