Sono i luoghi in cui ribolle la nuova rivoluzione industriale, dove cambiano i modi di produzione, dove il lavoro condiviso è un imperativo. Botteghe di artigiani? No, molto molto di più. Sono luoghi dove la creatività incontra la Rete, dove un circuito aperto, la cui costruzione è frutto di centomila cervelli, muove una stampante a tre dimensioni per creare anelli, bicchieri e persino per autoriprodursi. Dopo Torino, Milano, Firenze, Novara, Trento, Cosenza, ora anche Roma avrà il suo Fablab. Prima della Roma Maker Faire a ottobre. Entro tre mesi, insomma, i makers romani, i nuovi artigiani della Capitale, avranno uno spazio per creare, confrontarsi, trasformare e trasformarsi. A dare l’annuncio mercoledì 12 giugno, durante il secondo appuntamento di PopUp Makers al Working Capital Accelerator in via di Santa Maria in Via, vicino via del Corso, è stato Stefano Varano, trentenne, animatore di RomaMakers.
“Come parte attiva del gruppo Fablab Roma – ha detto – abbiamo lavorato alla creazione di una rete romana di makers. Stiamo lavorando per aprire il Fablab anche a Roma e vogliamo aprirlo prima della Roma Maker Faire di ottobre, tra l’estate e settembre insomma. Ci saranno una stampante 3d e macchine per il momento standard”, ha aggiunto.
Stefano, che indossava la maglietta della Roma Maker Faire, ha detto anche che “ci sono tante persone motivate che stanno lavorando al progetto di un FabLab a Roma”.
Nella Capitale “abbiamo fatto prima un lavoro sulla community, siamo cresciuti. Il FabLab sarà uno spazio dove si incontrano persone che vogliono costruire cose e condividere progetti”.
Peculiarità del Fablab romano? “Roma a differenza di altre città ha eccellenze in fatto di musica, arte, cultura.
Ci sono tante realtà creative, tante energie che vanno sostenute e facilitate”.
Ma quella del 12 giugno è stata anche l’occasione per il secondo appuntamento di PopUp Makers. Sul tavolo i lavori di FieldEffectLab che ha presentato #tSphere: una palla luminosa che reagisce a un tuo tweet con il tuo mood, #tSphere suona insieme a spettacolari effetti di luce rgb. E poi Luca Frogheri con il suo Eyewriter Italia, un dispositivo di facile costruzione che traccia il movimento della pupilla e rende possibile l’utilizzo di un software su un computer. Il progetto hardware e software è open suore, il che ne garantisce il suo essere gratuito e comprende la video scrittura, un programma di disegno base e un videogioco. E poi Alessandro Giacomel ha presentato Raffaellino: un braccio meccanico con una precisione da robot si cimenta nel simulare il modo di disegnare di un umano, con le imperfezioni, i tremori, le incertezze tipiche di un umano che esegue lo schizzo di una skyline di una città.
“Alla serata avevamo dato un taglio fra creatività e tecnologia – ha spiegato sempre Stefano Varano – sono progetti embrionali che hanno possibilità di sviluppo. Non è un caso che ci siamo incontrati a Working Capital che è un acceleratore di imprese, con un forte contatto con le comunità del territorio”.
Già, creatività. Come le sperimentazioni musicali di Leonardo Zaccone e della sua Metadiapason: un live con strumenti autocostruiti.
Roma. 13 giugno 2013