All’epoca della “Great Resignation” che sta generando un numero incredibile di dimissioni volontarie nel mondo del lavoro, anche i CEO vogliono lasciare il proprio impiego. Nel 2021, infatti, il burnout sembra operare a tutti i livelli della scala aziendale.
All’epoca della “Great Resignation”, anche i CEO vogliono lasciare il proprio lavoro
I vertici dell’America aziendale stanno aderendo alla Great Resignation, secondo un nuovo rapporto stilato dalla società di reclutamento esecutivo Heidrick & Struggles. Questo accade perché il turnover dei CEO è aumentato nella prima metà del 2021.
Su 1.095 società intervistate dall’azienda in vari Paesi tra cui Stati Uniti, Cina ed Europa, ci sono stati 103 nuovi CEO: il che significa, naturalmente, che 103 CEO hanno lasciato il loro lavoro (volontariamente o meno non è stato specificato).
In confronto, sono stati nominati solo 49 nuovi top executive nella seconda metà del 2020.
Il vicepresidente di Heidrick & Struggles, Jeff Sanders, ha spiegato che un simile cambiamento potrebbe essere dovuto a una serie di fattori. La maggior parte delle aziende ha voluto mantenere i leader al loro posto nel corso del 2020 mentre navigavano nelle acque agitate della pandemia COVID-19 ma, nel momento in cui la vita ha cominciato a stabilizzarsi nuovamente con le vaccinazioni di massa, si sono sentiti abbastanza sicuri da procedere con l’assunzione di nuovi CEO.
I dati del report della Heidrick & Struggles sui CEO
Per gli amministratori delegati, avanzare con successo nel contesto di un nuovo mondo del lavoro funestato dal COVID è impegnativo.
Comunicare virtualmente nel rinnovato panorama pandemico era “estenuante”, ha spiegato Sanders. Probabilmente non ha aiutato il fatto che molti hanno dovuto prendere decisioni difficili che hanno completamente ridefinito la strategia aziendale o hanno lasciato migliaia di lavoratori senza lavoro durante una profonda recessione economica.
Ma, nonostante le recenti ondate di progressismo, il rapido turnover a livello di C-suite non ha portato ad un aumento significativo della diversità, ha sottolineato il rapporto. Secondo i dati forniti, infatti, dei 100 CEO di Fortune, il 3% sono neri, il 4% sono ispanici o latini, e il 4% sono asiatici, ben al di sotto della loro quota della popolazione statunitense.
C’è anche meno presenza di persone che non appartenevano alla realtà aziendale presso la quale sono stati scelti come amministratori delegati: quasi due terzi delle assunzioni di CEO erano candidati interni.
Al contempo, la percentuale di donne assunte per il lavoro di vertice è raddoppiata al 13% dal 6% nello stesso periodo dell’anno scorso.
Great Resignation, CEO e scioperi
Mentre queste cifre scrivono la storia gli amministratori delegati nella narrazione della “Great Resignation”, le storie dei media suggeriscono che gli eserciti di lavoratori che lasciano il loro lavoro negli ultimi mesi potrebbero non essere tutti solidali con la situazione dei dirigenti.
A questo proposito, infatti, si sta verificando una potente ondata di scioperi dei lavoratori negli impianti di produzione, tra cui Kellogg’s e John Deere. Gli scioperi suggeriscono che alcuni potrebbero combattere le politiche aziendali redatte proprio da questi dirigenti e dai loro colleghi di alto livello.