La massificazione dell’accesso alla rete e ai servizi web costruiti su di essa sta avendo un crescente impatto sulla società e sulla politica in senso lato. In particolare l’utilizzo quotidiano dei social network ha modificato il modo attraverso il quale apprendiamo le notizie, condividiamo opinioni, scegliamo cosa compare e a quali idee aderire. Le organizzazioni politiche italiane sono però state più lente dei cittadini a cogliere le novità dello stare in rete, insieme.
La percezione, frutto anche dell’analisi dei dati raccolti fin dal 2012 con Blogmeter, è che i partiti abbiano più che altro pensato di replicare in rete una comunicazione tradizionale, mutuata dalla loro esperienza con i mass media.E così la rete è diventata, nella maggior parte dei casi, un comizio permanente di mera propaganda e i social network un terreno di scontro tra fazioni avverse.
L’obiettivo dei partiti è stato semplicemente quello di acquisire fan e follower, più che quello di costruire un legame con le persone.
Addirittura alcuni politici hanno usato tecniche di dubbia efficacia, come l’uso di BOT e FAKE, per amplificare i propri messaggi.
Se manca il confronto, la voglia di partecipare viene delusa
In questi anni non sono mancati esempi interessanti di approccio alla comunicazione politica (es. la campagna di Vendola per le regionali pugliesi) e alla partecipazione dei cittadini (es. i primi Meetup del Movimento 5 Stelle).Il problema è che le buone idee sono state concentrate nei momenti di bisogno, le elezioni, per poi lasciar spazio all’appiattimento della comunicazione.
In sintesi non si è compreso che la rete non è solo uno strumento di comunicazione unidirezionale, per diffondere contenuti e colpire gli avversari, ma anche un luogo di ascolto delle opinioni altrui e di confronto aperto.
Solo in questo modo è possibile creare relazioni di fiducia stabili, che magari spingano i cittadini a partecipare maggiormente alla cosa pubblica.Nell’ultimo periodo considero interessante la sperimentazione che sta facendo Matteo Renzi di usare Facebook Live per rispondere alle domande dei cittadini. Ovviamente non si può accontentare tutti, ma è un segnale nuovo di attenzione.
Quello che è mancato in questi anni è stato proprio l’ascolto sistematico delle istanze dei cittadini.
Eppure oggi le tecnologie che consentono di raccogliere le opinioni delle persone in rete sono mature e vengono usate dalle grandi aziende. Ma non mi risulta che esistano partiti italiani che le utilizzino per comprendere gli umori e poi approntare le risposte opportune.Per non parlare dell’utilizzo dei Big Data ossia di fonti eterogenee di grandi quantità di informazioni per scovare gli indecisi e contattarli.
In questo scenario ancora poco maturo, ma dinamico, ho provato a dare un’occhiata alle performance sui social media dei candidati sindaco di Roma e Milano per comprendere la loro capacità di attrazione e di coinvolgimento. Le mappe riportate mostrano tre valori: sull’asse delle ascisse i fan/follower complessivi, su quella delle ordinate il total engagement (interazioni totali nelle ultime due settimane), la grandezza della sfera è proporzionale al numero di contenuti pubblicati.
Amministrative: sfida social all’ombra del Colosseo
Il duello romano in rete si caratterizza per la presenza storica di Giorgia Meloni che, prima degli altri, visto il suo ruolo nazionale, è riuscita a costruire un’ampia rete di sostenitori. Su Facebook ha superato i 580.000 fan, a gran distanza da Virginia Raggi con circa 140.000 e dagli altri che ne hanno meno di 50.000. Siccome questo dato risente della variabile temporale è interessante analizzare i tassi di crescita dei fan nelle ultime due settimane. Si scopre, così, che a crescere più velocemente degli altri sono Roberto Giachetti (+25%) e l’esponente del Movimento 5 Stelle (+18%). Quest’ultima, però, fa meglio di tutti in termini assoluti: ogni giorno riesce ad aggiungere mediamente 1.550 fan alla sua base.
Analizzando la capacità di coinvolgimento (engagement) degli utenti emerge che, in valore assoluto (vedi mappa), la Meloni è leader, ma se si considerano i valori relativi le cose cambiano. Infatti la Raggi riesce a stimolare mediamente 2.660 interazioni (like, commenti, condivisioni) per post pubblicato, mentre la Meloni 1.587 e Giachetti 683.
Amministrative 2016: i candidati romani su facebook
Anche su Twitter Giorgia Meloni distanzia gli altri candidati in termini di follower: ne ha oltre 260.000, mentre Stefano Fassina ne ha 118.000 e gli altri molti di meno. A crescere più velocemente degli altri, nelle ultime due settimane, sono la Meloni e Giachetti.In termini di engagement sul social dei 140 caratteri, primeggia la candidata 5 stelle che per ogni tweet riesce a stimolare, in media, 436 interazioni (retweet, risposte, like). La segue il candidato del PD con 320 e la Meloni con 198.
La sfida a sindaco sotto la Madonnina
La sfida milanese, vista attraverso i social media, sembra essere più combattuta, dato che i contendenti sono tutti nuovi volti dell’agone politico.
Su Facebook, sia in termini di follower che di engagement, il candidato del centro destra e quello del centro sinistra sono vicini.
Il candidato del Movimento 5 Stelle è molto distanziato (sicuramente svantaggiato dall’entrata in scena tardiva). Beppe Sala ha circa 25.000 fan (+16% nelle ultime due settimane rispetto alle precedenti) mentre Stefano Parisi ha superato i 21.000 (+40%) e Gianluca Corrado ne ha poco più di 8.000 (+14%).Analizzando la capacità di coinvolgimento le posizioni si mantengono inalterate se si guarda all’engagement in valori assoluti (vedi mappa), mentre si invertono se si considerano quelli relativi. Parisi riesce a stimolare mediamente 487 interazioni per post pubblicato, mentre Sala si ferma a 472 e Corrado a 139.
Amministrative 2016: i candidati milanesi su Facebook
Su Twitter lo scenario è diverso. In termini di sostenitori è Sala a primeggiare con oltre 13.000 follower (+0,3%), mentre Parisi si aggira intorno ai 5.000 (+5%) e Corrado ha superato i 1.000 (+13%). Quest’ultimo ha, però, la miglior capacità di coinvolgimento: per ogni tweet riesce a ricevere, in media, 62 interazioni, mentre Parisi si ferma a 24 e Sala a 16.
Da un punto di vista qualitativo l’utilizzo della rete per la comunicazione politica in questa tornata elettorale mostra nel complesso tratti di continuità rispetto al passato.
Come mi spiega Gianluca Giansante, docente della Luiss “Guido Carli” e autore di Online Political Communication, “I candidati in generale, e salvo poche eccezioni, utilizzano il web in maniera unidirezionale, per diffondere il proprio messaggio politico, ma non per interagire con i cittadini. Inoltre, internet viene usato perlopiù come mezzo di comunicazione e non se ne sfruttano appieno le enormi possibilità che offre come strumento di organizzazione, in altre parole manca un’integrazione fra la comunicazione online e quella offline, sul territorio”.
Non ci resta che attendere le prossime elezioni politiche per capire se qualche passo in avanti verrà compiuto.