Un nuovo studio sulle aziende quotate in borsa ha scoperto che il valore di un fondatore-CEO si deteriora rapidamente dopo una IPO. Anche i leader aziendali, quindi, non conservano il proprio posto di lavoro per sempre.
Anche i leader aziendali hanno una scadenza: lo studio
Quando Jack Dorsey ha annunciato le sue dimissioni da Twitter nel mese di novembre, ha scritto che ci sono stati “un sacco di discorsi sull’importanza di un’azienda ‘guidata dal fondatore'” ultimamente, ma ha detto ai dipendenti che personalmente vede quella mentalità come “fortemente limitante e un punto di fallimento”. Nella sua lettera di addio, ha continuato a elencare perché ora era il momento per Twitter di “staccarsi dalla sua fondazione e dai suoi fondatori”.
La pacifica partenza volontaria di Dorsey si scontra con altre rotture recenti molto più complesse, come quella di Adam Neumann da WeWork e quella di Travis Kalanick da Uber, che ha scatenato la discussione su se e quando un fondatore-CEO può rimanere troppo a lungo in una società.
Uno studio pubblicato a dicembre, chiamato The Founder Premium Revisited, tenta coraggiosamente di imprimere una vera e propria “data di scadenza” a questa domanda, e la risposta dei ricercatori è stata sorprendente.
Gli autori Bradley Hendricks della Kenan-Flagler Business School dell’Università del North Carolina e Travis Howelldella Paul Merage School of Business dell’U.C. Irvine, infatti, hanno raccolto dati sulle prestazioni di più di 2.000 società quotate in borsa per analizzare come queste aziende si sono sviluppate dopo essere diventate pubbliche.
Con Christopher Bingham, un professore di strategia aziendale della UNC, il duo scrive su Harvard Business Review che, in media, le aziende con fondatori-CEO superano le aziende senza fondatori-CEO, ma che questa differenza si riduce a zero appena tre anni dopo l’IPO: a quel punto, i fondatori-CEO “iniziano effettivamente a sottrarre valore all’azienda”.
I risultati dello studio condotto sui fondatori-CEO
Per determinare questo arco temporale, hanno esaminato la performance azionaria delle aziende e varie metriche finanziarie-contabili (rendimenti sulle attività e simili) per vedere che tipo di relazione esisteva tra un fondatore-CEO e la performance della sua azienda. Era una divisione quasi 50-50 tra le aziende guidate da fondatori-CEO e le aziende sotto una leadership più recente.
I ricercatori aggiungono che mentre pensano che ci sia più da ricavare dal loro set di dati, specialmente dato il torrente di IPO del 2021, scrivono che “hanno già scoperto alcune intuizioni sorprendenti”.
Una prima intuizione riguarda il fatto che i fondatori-CEO sono associati con una valutazione aziendale superiore di quasi il 10% al momento della loro IPO, ma il loro valore “si deteriora rapidamente dopo.” Infatti, passati tre anni, i fondatori cominciano “a detrarre dal valore dell’azienda”. Gli autori sottolineano che “queste sono solo tendenze, e ci saranno sempre eccezioni“, ma i dati suggeriscono che la durata di vita dei fondatori-CEO è “probabilmente più breve di quanto molti potrebbero sperare”.
Il report, inoltre, indica che gli investitori che sperano di salire a bordo dopo che una società è già diventata pubblica sarebbero saggi a comportarsi “proattivamente incoraggiando” i fondatori-CEO a lavorare ad una strategia di uscita.
Lo studio si conclude offrendo tre consigli per rendere questa transizione il più agevole possibile. Il primo è quello di incanalare i fondatori verso posizioni non-CEO, come un posto nel consiglio o anche qualcos’altro nella C-suite, come il CTO. Il secondo è quello di incoraggiarli educatamente a orientarsi verso le loro “passioni personali” invece di dirigere l’azienda che hanno fondato. In terzo luogo, dicono che i fondatori-CEO dovrebbero rimanere parte integrante della loro pianificazione di successione.