Potrebbe sembrare un paradosso, ma in Italia con la crisi sempre più anziani hanno trovato un lavoro a fronte di un calo di occupati tra i giovani. Nella classifica tra i Paesi dell’Ue l’Italia è quarta per incremento nel lasso di tempo 2007-2013 del tasso di occupazione tra i lavoratori “anziani” (55-64 anni), dietro a Germania, Polonia e Paesi Bassi.
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Ed è quarta anche per la dimensione della caduta del tasso di occupazione tra i “giovani” (25-34 anni), preceduta solo dalla Grecia, dalla Spagna e dall’Irlanda. I dati arrivano dal Centro Studi di Confindustria, che da mesi insiste sulla necessità di mettere in primo piano nell’agenda politica del Governo la questione dell’alternanza scuola–lavoro.
I numeri sono da leggere con attenzione: nel nostro Paese con l’avvento della crisi economica, mamme e papà hanno trovato sempre più lavoro
In assoluto più 1,1 milione in rapporto alla popolazione della stessa età.
Dal 34,2% del 2007 si è passati al 46,9% nel terzo trimestre del 2014. Nello stesso tempo i loro figli sono rimasti a casa, senza uno sbocco, senza studiare e lavorare: – 1,6 milioni di giovani e – 11,2 punti percentuali di tasso di occupazione. Un fenomeno tutto italiano dal momento che – come spiega Confindustria – il confronto con gli altri Paesi non conferma questa fotografia. Anzi, dove ci sono maggiori livelli di occupazione di anziani, sono più alti anche i numeri legati all’incremento dell’occupazione giovanile.
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Forse per capire quanto sta accadendo sotto il cielo dell’Italia dovremmo guardare con attenzione all’esperienza della Bosch di Bari, che nei giorni scorsi ha allestito nell’azienda un’area formativa dedicata agli studenti.
La multinazionale tedesca ha capito prima di altri quanto fosse necessario colmare le lacune della scuola e ha istituito con la Fondazione Its Meccanica Meccatronica “Cuccovillo” un corso biennale post diploma per l’ottenimento della qualifica di “tecnico superiore per la produzione”. Dieci ragazzi selezionati su 47 iscritti al corso stanno sperimentando questa innovativa modalità di formazione. Una concreta sinergia tra scuola e azienda che si è instaurata anche con il coinvolgimento di circa 40 studenti di ingegneria meccanica e informatica che svolgeranno a partire da questo mese 500 ore di tirocinio in azienda.
Nulla di più chiaro: la scuola e il ministero della Pubblica Istruzione devono investire sugli istituti tecnici e professionali per fare in modo che si formino nuove figure altamente specializzate in grado, persino, di attrarre di nuovo le aziende in Italia
Dobbiamo ridare loro una ragione per venire ad investire in questo Paese e l’unica carta che possiamo giocare (vista l’assenza delle infrastrutture digitali e non solo) è sul piano umano e delle competenze.
Qualche segnale sta arrivando: il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini proprio da Bari ha annunciato che “dal prossimo anno scolastico l’alternanza scuola–lavoro per gli studenti degli istituti tecnici italiani sarà prevista per legge, con un minimo di 200 ore di tirocinio in fabbrica e con la formazione dei docenti”.
La visita del ministro Stefania Giannini a Bari. Credits: Lavorare.net
Intanto in Piemonte la Regione è pronta a dare il via ad un bando che aprirà una finestra di agevolazioni contributive previdenziali per i lavoratori over 50 che hanno i requisiti per andare in pensione nell’arco di tre anni, trasformando nel frattempo il loro lavoro da full- time a part-time. Una scelta per fare in modo che le porte delle aziende si aprano sempre più ai giovani. L’iniziativa, non a caso, è stata chiamata “staffetta generazionale” ed è finanziata dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
ALEX CORLAZZOLI