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App per prenotare in spiaggia: come assicurarsi un posto al sole

App per prenotare un posto in spiaggia: l’obiettivo è adeguarsi alla digitalizzazione.

app per prenotare spiaggia
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Chi prima prenota meglio alloggia, anche in spiaggia. Il sistema di booking per evitare assembramenti selvaggi non ha rivoluzionato più di tanto gli stabilimenti privati, già organizzati con prenotazioni telefoniche e online, e che hanno dovuto semplicemente aggiungere una app al loro sito web ed eliminare qualche sdraio. Alcuni consentono perfino di scegliere sul telefonino il proprio posto al sole, tra le varie file disponibili, così come le fasce orarie in cui s’intende occuparlo. Ad essere rivoluzionate dall’estate “online” 2020 sono piuttosto le tante spiagge per fortuna ancora libere lungo le coste italiane. O almeno dovrebbero. Purtroppo abbiamo già visto in questo avvio di stagione come, scoraggiato dal calo dei contagi e dall’assenza di sanzioni, il rispetto delle norme anti Covid sia una pia illusione: a meno di non restare immobili nel fazzoletto assegnato, ogni precauzione è destinata a saltare appena ci si alzi dal lettino per tuffarsi in acqua, fare una passeggiata sul bagnasciuga o scambiare due tiri a racchettoni.

A quel punto la responsabilità del mancato distanziamento ricade però sui bagnanti e non sui gestori che, come da protocollo, hanno piazzato gli ombrelloni a 4/5 metri di distanza tutelandosi così legalmente. I Comuni hanno dovuto sfruttare in fretta la dimestichezza sviluppata dai cittadini durante il lockdown con le funzionalità di tablet e smartphone, per lanciare anche loro delle app che disciplinassero le aree pubbliche. Il principio è elementare: calcolati i posti disponibili in base ai metri quadrati di arenile, ognuno può piazzare l’ombrellone dove crede fino a esaurimento, mantenendo il teorico metro di distanza dal vicino.

Le app per prenotare un posto in spiaggia

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L’obiettivo è adeguarsi alla digitalizzazione che coinvolge ormai ogni pratica sociale, ma anche non rendere ingrato il lavoro ai concessionari a cui hanno dato in gestione i demani marittimi.
Ma si procede al solito in ordine sparso, senza una regia nazionale. Il consiglio è cercare di volta in volta in Rete come si è organizzato il territorio che si vuole visitare. Nelle Marche, ad esempio, i lidi anconetani di Portonovo e Mezzavalle hanno attivato da giugno iBeach, mentre la provincia di Fermo ha deciso di non utilizzare né app né separé affidando il litorale alla sorveglianza dei volontari di Protezione civile, Croce verde, vigili e carabinieri in congedo. Personale a costo zero, a volte anziano, costretto a passare le giornate sotto il sole cocente a discutere coi turisti.

Chi cacceranno dalla battigia se risulterà affollata? Dovranno piantonare gli accessi dall’alba? Senza contare il rischio che alcuni bagnanti, giunti sul posto, se ne debbano tornare indietro a causa del “tutto esaurito” o mettersi a caccia di un altro lido.

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Le app facilitano tutti eppure solo il Friuli Venezia Giulia è riuscito finora a convogliare tutte le singole realtà balneari della regione in un’unica app, spiaggiafvg2020.it. Altrove, ogni frazione ha la sua micro-app valida esclusivamente per il suo territorio, come Tupassi per le spiagge liguri di Sarzana, o SpiaggiaTi per la zona di Genova.

Sui lidi veneti di Jesolo, Cavallino e Bibione c’è J.Beach, con degli steward all’ingresso per il ceck-in sul cellulare, proprio come prima di imbarcarsi in nave o in aereo. Sulla riviera romagnola c’è già da qualche anno Click to Beach, utilizzata però finora soltanto da una nicchia di smanettoni. Altre app ancora, come Seapass sul litorale romano o la piattaforma findeem.com in Calabria, non contemplano la prenotazione ma notificano la disponibilità degli arenili. Contano cioè solamente quante persone potranno entrare in un determinato lido: se risulta sold out, potremo evitarci di fare chilometri per essere respinti all’entrata e rivolgerci direttamente a un’altra meta.

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Al Sud, dove i litorali sono più estesi e il turismo rappresenta la principale fonte di introito, le briglie sono più sciolte, anche perché i contagi ufficiali si contano ancora sul palmo della mano rispetto al Nord. In Campania per ora solo Bacoli è dotata dell’app PrenotaLido, mentre nel comprensorio tra Napoli e Caserta Skiply è rivolta soprattutto ai sindaci, per aiutarli nel monitoraggio dell’affluenza. L’app PugliaBeach ha da quest’anno un’assistente virtuale di nome Nina, che guida alla navigazione i meno pratici. Niente del genere nelle due isole maggiori, dove sono in vigore invece due protocolli di sicurezza sanitaria, Siciliasicura e Sardegnasicura, delegati all’onestà degli utenti: dopo la registrazione, arriverà un messaggio giornaliero a cui rispondere indicando il proprio stato di salute.

Del tutto non pervenute altre regioni come Abruzzo, Molise, Basilicata. In queste prime settimane di ferie non sono mancati i bagnanti che, ignari dell’esistenza di queste app, si sono ritrovati a doverle scaricare quando erano già arrivati all’ingresso, scontrandosi con le difficoltà dovute a dispositivi mobili non aggiornati o alle insufficienze di rete che affliggono le coste, dove la connessione internet non è sempre al massimo.

Anche su questo fronte gli stabilimenti si stanno adoperando, installando dei ripetitori per migliorare la ricezione. Se un turista sviluppa in seguito i sintomi del Covid, il sistema app permette inoltre di rintracciare gli utenti entrati con lui nella struttura, senza doverla chiudere. Ci vorrà tempo perché l’approccio digitale attecchisca nel costume dei vacanzieri: siamo solo all’inizio, al primo anno delle “vacanze online”. Una formula destinata a crescere e istituzionalizzarsi, più sicura e civile dell’assalto a cui siamo abituati.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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