Arrivederci roaming. Finalmente l’Europa cancella la tassa sui cellulari all’estero

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Le istituzioni europee hanno trovato la scorsa notte l’accordo per la fine del roaming e a favore della neutralità della rete, ma consumatori e utenti aspettino ancora a cantar vittoria. Ci sono aspetti poco chiari, da definire, che possono guastare la festa, per entrambi gli aspetti. Il testo dell’accordo deve essere infatti ancora ultimato e approvato da Consiglio e Parlamento Ue e i dettagli da sistemare sono pesanti: sui limiti che possono imporre gli operatori al roaming degli utenti; sulla libertà di utilizzare “servizi specializzati” dove non vale la neutralità della rete, cioè i principi di una internet aperta e non discriminatoria.

Intanto, «fa già specie questo affrettarsi a dare la notizia dell’accordo notturno, del tutto inatteso dagli addetti ai lavori, prima ancora del passaggio formale di approvazione», spiega a CheFuturo.it Innocenzo Genna, esperto di policy digitali europee.

«Tutto lascia pensare che la Commissione abbia voluto dare l’annuncio positivo prima del referendum greco. Come a dire: cari consumatori greci, vedete quali sono i vantaggi di restare in Europa».

Significa certo che la Commissione è sicura dell’accordo, per temi su cui si sono scontrati per mesi Parlamento e Consiglio Ue, il primo più vicino ai consumatori e il secondo alle istanze dell’industria tlc. Tuttavia la fretto è spesso cattiva consigliera e può lasciare aperte alcune questioni.

Emblematico che il primo applauso non venga dai consumatori ma da Etno, l’associazione che raccoglie le telco Ue: «Siamo convinti – dice il presidente Steven Tas – che una riforma ambiziosa delle regole di comunicazione elettronica sia necessaria per rafforzare il potenziale dell’economia e contribuire alla creazione di posti di lavoro digitali in Europa».

«Ma, così come è stato raggiunto un accordo sul telecom single market, il prossimo passo urgente è quello di concentrarsi sulla riforma della regolamentazione. Bisogna garantire la diffusione della banda larga superveloce attraverso un livello sostenibile di investimenti di rete».

Critico invece l’Edri (European Digital Rights): secondo il direttore esecutivo, Joe McNamee, le nuove regole «renderanno la situazione giuridica meno chiara di quanto giù non fosse in passato» e la colpa è appunto della confusione tra servizi specializzati e non.

Ecco perché, secondo Genna, «al momento è certa l’approvazione del testo da parte del Consiglio Ue, mentre non sarei così sicuro riguardo al Parlamento, che in passato si è battuto per una neutralità della rete “senza se e senza ma” e per tempi certi per la fine del roaming».

Vediamo in dettaglio.

Dal 30 giugno 2017 spariranno i sovraprezzi di roaming. Cioè, quando viaggiamo nell’Unione europea potremo usare i cellulari alle stesse tariffe che paghiamo nei nostri rispettivi Paesi.

Inoltre, i costi caleranno già il 30 aprile 2016, a 5 cent al minuto per le chiamate in uscita, 2 per gli sms e 5 per ogni MB.

Il punto incerto è il concetto di “fair use”, che gli operatori tlc hanno ottenuto nelle contrattazioni con il Consiglio Ue (già ai tempi della presidenza italiana, che ha preceduto l’attuale, che è lettone). È il diritto a limitare la libertà di roaming degli utenti, in modo ancora non chiaro. Del tipo: solo i primi quantitativi di traffico (ore, MB…) sono alle normali tariffe domestiche; il resto te lo facciamo pagare caro (o forse soltanto alle tariffe valide dal 30 aprile 2016).

Credits: utsandiego.com

LE ECCEZIONI

Il comunicato della Commissione Ue pone altre due clausole, nel concetto del fair use: l’abolizione del roaming non vale per chi è permanentemente all’estero o per chi si dota di una sim che ha prezzi più bassi del proprio Paese di residenza. Sono eccezioni belle grosse, in realtà, all’idea di libera circolazione delle sim in Europa. In questo modo, non potremo per esempio farci la tariffa finlandese ultra low cost per telefonare in Italia. Il rischio che gli operatori volevano evitare è di aprire la concorrenza telefonica, su prezzi e servizi, all’intero bacino degli operatori europei.

Va detto che è una preoccupazione tutto sommato condivisibile, considerato il forte calo di prezzi e dei profitti che ha già caratterizzato il mercato italiano del mobile.

Altre incognite affliggono la neutralità della rete. A riguardo, «il testo delle norme è ancora da ultimare ed è tuttora più incompleto rispetto alle regole roaming», spiega Genna.Gli operatori tlc non devono discriminare i servizi internet. Tuttavia viene permesso loro di avviare servizi specializzati, non internet, che possono godere di qualità garantita, anche a fronte di accordi con i fornitori (Google, Netflix eccetera). «Bisogna vedere quali saranno le salvaguardie che l’Europa stabilirà per compensare la libertà sui servizi specializzati. Se imporrà per esempio agli operatori di mantenere una certa qualità dell’internet normale, “best effort”, e se imporrà loro di non danneggiarla con i servizi specializzati», dice Genna. In soldoni: se do tanta banda a un servizio specializzato di telepresenza o di streaming video 4K, rischio di danneggiare la qualità di servizi analoghi, che magari non godono degli stessi accordi con gli operatori.

Sono gli stessi timori di esperti e sostenitori dei diritti della rete negli Usa, dove è già in vigore una normativa molto forte sulla neutralità della rete. Anche qui c’è spazio per i servizi specializzati (identificati come servizi che richiedono di un certo livello di qualità non possibile sulla normale internet). Gli esperti temono che gli operatori possano tradurre in “servizio specializzato” qualunque cosa faccia loro comodo e così aggirare le norme. Tuttavia negli Stati Uniti, le autorità Fcc e Ftc sono storicamente più forti, nel sanzionare gli operatori, sui temi della neutralità della rete, come dimostrano anche recentissimi casi (su Time Warner Cable e AT&T. Lì gli operatori hanno tentato di ottenere soldi da Netflix e simili, per dare loro più velocità verso gli utenti finali. In certi casi sono riusciti a spuntare qualcosa, ma in misura limitata, senza mai poter tirare la corda troppo.

In Europa il clima politico è diverso, ben più favorevole agli operatori, che da noi sono in difficoltà economiche.

A differenza di quelli americani, che invece sono cresciuti negli ultimi anni. Pesa anche il fatto che da noi c’è una forte competizione nella telefonia (per numero di operatori attivi sulla popolazione), mentre negli Usa c’è un regime di semi monopolio e quindi le telco sono più sorvegliate dalle autorità.

Tutte queste considerazioni stanno arrivando al pettine. L’accordo politico di ieri notte segna una svolta verso una risoluzione, ma la battaglia non è ancora terminata.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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