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Aziende, 3 tendenze del commercio alimentate dalla pandemia che creeranno una crescita a lungo termine

e commerce pandemia

I marchi hanno sfruttato gli acquisti basati sulla pubblicità e sul testo, i programmi di fedeltà esperienziali e i marketplace online per guidare le vendite durante la pandemia. Simili strategie sembrano essere particolarmente efficaci e destinate a sopravvivere anche dopo la risoluzione dell’emergenza sanitaria che ha afflitto il mondo intero.

Aziende, 3 tendenze del commercio della pandemia che creeranno una crescita a lungo termine

La pandemia ha spinto le industrie dalla vendita al dettaglio e i ristoranti a sviluppare strategie innovative per poter sopravvivere al tempo del Covid. In questo modo, hanno prodotto inconsapevolmente modi nuovi e migliori per vendere i loro beni e servizi che sono pronti a guidare il business anche dopo la fine della pandemia. Ecco, quindi, 3 tendenze del commercio emerse durante la pandemia che sembrano essere destinate a produrre una crescita a lungo termine in contesto aziendale.

Il commercio basato sul testo diventa un flusso di entrate per i marchi

Con l’incalzare della pandemia, i consumatori hanno fatto sempre più acquisti dai loro smartphone e i commercianti hanno favorito questa tendenza, affidandosi al commercio basato sul testo per alimentare i rispettivi business.

Mentre le caselle di posta elettronica degli acquirenti traboccavano di offerte promozionali, quindi, i marchi si sono rivolti alla messaggistica istantanea per raggiungere i consumatori ovunque si trovassero.

La startup di bevande Iris Nova, per esempio, ha sfruttato la sua piattaforma di ordinazione via sms durante la pandemia per vendere la sua linea di bevande wellness Dirty Lemon ai consumatori, creando al tempo stesso un’intimità tra marchio e acquirente che il testo tende a favorire.

A questo proposito, Zak Normandin, fondatore e CEO di Iris Nova, circa sei mesi dopo l’inizio della pandemia, ha spiegato: “È una relazione molto poco convenzionale tra cliente e marchio che crediamo guidi la fedeltà al brand”.

La rivoluzione attuata per i programmi di fidelizzazione durante la pandemia

I programmi di fidelizzazione sono andati oltre i punti raccolti con gli acquisti per offrire più esperienze e una maggiore convenienza.

Sullo sfondo del COVID-19, infatti, il marketing della fedeltà si è evoluto, andando oltre l’incentivo rivolto agli acquirenti per spendere e accumulare punti che possono sfruttare per ricevere articoli gratuiti o sconti.

I programmi di fidelizzazione, da Walmart a Sephora e REI, hanno aggiunto vantaggi esperienziali, orientati alla convenienza e alla causa, cercando di creare legami più profondi con gli acquirenti che vadano oltre il transazionale.

Walmart, prendendo una pagina da Amazon Prime, sta ora corteggiando i consumatori con il suo programma di fedeltà in abbonamento Walmart+, che è costruito intorno a servizi come la consegna a domicilio e una funzione scan-and-go tramite la sua app mobile, in modo che gli acquirenti possano saltare la fila alla cassa.

Nel tentativo di conquistare i consumatori con attività interessanti, il rivenditore REI ora offre vantaggi di iscrizione basati sull’esperienza, come le escursioni guidate sul Monte Rainier gratuite o scontate per i suoi membri premium.

In considerazione della tendenza dei consumatori a sostenere i marchi che rispecchiano i loro valori, inoltre, alcune aziende stanno intrecciando i loro programmi di fidelizzazione a specifici valori e ideali.

Puntando sull’ingiustizia razziale amplificata dalle disuguaglianze pandemiche, dall’uccisione di George Floyd e dal movimento Black Lives Matter, Sephora l’anno scorso ha permesso ai suoi membri Beauty Insider di usare i loro punti premio per fare una donazione alla Black Justice Coalition nazionale.

Questi tipi di sforzi aiutano a fortificare la “fedeltà emotiva” dei consumatori, una realtà difficile da misurare ma fondamentale per il successo aziendale, ha sottolineato Mary Pilecki, vicepresidente e analista principale della società di ricerche di mercato Forrester. “Si tratta di migliorare lo stato emotivo del consumatore“.

Il marketplace online come un canale di vendita a basso costo per le startup e le piccole imprese

Le strategie Direct-to-consumer (DTC) sono state una grande narrazione di crescita negli ultimi anni che si è intensificata durante la pandemia, quando le startup e le piccole imprese hanno aumentato le loro operazioni di e-commerce alla luce dei negozi chiusi e dei consumatori relegati a casa. Ora le aziende si stanno rivolgendo alle strategie direct-to-marketplace per lanciare nuovi prodotti, crescere e vendere i loro beni e servizi.

Infatti, un ecosistema emergente di marketplace ­– da Google, Amazon e Facebook a siti di nicchia come Market Wagon per i produttori di cibo artigianale – sta guadagnando terreno e sta portando alla creazione di piattaforme che consentono ai marchi di crescere a basso costo.

Questi siti permettono alle aziende di guidare le vendite online senza dover investire in un sito web o pagare per la pubblicità per guidare il traffico, in quanto hanno già un pubblico incorporato. I marchi possono anche vendere su più marketplace contemporaneamente per aumentare la loro portata.

I marketplace digitali, da Alibaba a Etsy, che ha visto un’impennata delle vendite durante la pandemia, sono anche in sintonia con la sensibilità d’acquisto informata da COVID.

Uno dei cambiamenti fondamentali nelle abitudini di spesa dal COVID-19, infine, è una deriva verso lo shopping locale e una ritirata dai centri commerciali, con il 75% dei consumatori che prevede di fare più acquisti a livello locale nel corso del prossimo anno, mentre il 71% prevede di fare acquisti con rivenditori indipendenti, secondo lo studio “How We’ll Shop” della piattaforma operativa digitale Brightpearl. Questo dimostra, secondo l’indagine condotta, “il profondo effetto che l’impatto del coronavirus ha avuto sul nostro pensiero quotidiano“.

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Scritto da Ilaria Minucci

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