La pratica dell’abbigliarsi è una forma di cultura.Tramite i nostri abiti si possono capire moltissime cose di noi: a quali sfere sociali apparteniamo, quale genere di musica, intrattenimenti, svaghi, preferiamo e se siamo timidi ed introversi o esuberanti ed irrequieti. In certi casi possiamo addirittura capire che cosa una persona ha fatto la sera prima e se si è alzata o meno con il piede sbagliato! Gli abiti comunicano quello che vogliamo ma anche quello che non vogliamo si sappia di noi.Nun, azienda che da anni si occupa di nanotecnologie, per questo ha creato ATUM, un abito nanotecnologico che consente dare vita ad un guardaroba unico e personalizzato.Agli occhi dell’acquirente Atum si presenta come un tubetto contenente una materia plasmabile, simile a pasta gommosa, che viene letteralmente soffiata come un palloncino grazie ad una cannuccia modellante, in seguito scoppiata sui punti del corpo che vorreste vestire.
Per i primi 15 minuti, detti fase volontaria, sarà possibile intervenire personalmente, ad esempio togliendo la materia in eccesso o strappando, tirando e accorciando. Dopo i primi 15 minuti inizia la magia, ovvero la fase involontaria: le nano-particelle che compongono la pasta gommosa a contatto con il corpo si animano funzionando come peculiari sensori: da un lato i cambiamenti biochimici (il sudore, un accelerazione improvvisa del battito cardiaco etc), dall’altro i fattori ambientali (il variare della temperatura e della luce, etc) permettono all’abito di modificarsi come una nuova pelle.Ecco l’abito in azione in questo video-promo:http://vimeo.com/74405870
Combinando tali elementi, Atum muta continuamente colori e forme, adattandosi al corpo e seguendo soluzioni studiate dagli psicologi e dai sociologi di Nun: «Per quanto riguarda la codifica del colore, abbiamo programmato le nanoparticelle di Atum, secondo il modello elaborato dallo studioso Plutchik, riguardo la teoria delle emozioni (2 esempi di colori accoppiati ad emozioni).
Per quanto riguarda il grado di trasparenza dell’abito e le forme» continua il team «le soluzioni variano in base all’intensità dell’emozione provata ed alla qualità. Ad esempio, in una situazione che crea nella persona un disagio di qualsiasi genere, l’abito tende a crescere e ad inspessirsi in modo da proteggere o nascondere il corpo. In una situazione di relax, l’abito tende a ritirasi, accorciarsi, assottigliarsi in modo da mostrare ed esaltare lo stato di benessere della persona che lo indossa. Ovviamente l’abito nel mutare tiene conto delle condizioni atmosferiche e al clima.»
Ma c’è di più. Acquistando Atum l’utente entra a far parte di una nuova ed esclusiva community, gli Aters: ogni abito è infatti collegato a una piattaforma online che in tempo reale registra e condivide con gli altri Aters sparsi nel mondo le emozioni.
Un social network visionario di nuova generazione, che è parte integrante dell’esperienza Atum e che si attiva nel momento stesso in cui viene indossato il primo abito.Il social network è appositamente studiato per far emergere ogni sensazione, talvolta aiutando chi necessita di “coraggio di esprimersi“, talvolta tentando di far emergere questioni o sentimenti che l’inconscio ha seppellito in fondo al cuore, nella speranza che la chiarezza e la trasparenza migliorino la capacità di comunicazione degli esseri umani ed eliminino i famosi misunderstanding.
Come ogni invenzione in grado di portare scompiglio o una piccola rivoluzione nel mondo contemporaneo, Atum ha già ricevuto innumerevoli critiche. Innanzi tutto gli esseri umani sono preoccupati per la loro incolumità: e se un giorno le nanocellule si dovessero rivoltare contro l’uomo? E se fossero dannose o tossiche? Intanto sulla pagina Facebook del prodotto ritroviamo in una sorta di diario diverse video testimonianze degli Atumtester che parlano della loro esperienza. Polemiche a parte e qualunque sia la nostra opinione in merito, Atum resta un prodotto sensazionale, la prova che l’essere umano è riuscito a raggiungere una padronanza sconcertante delle tecnologie e del forte cambiamento che quest’ultime hanno portato a livello sociale, soprattutto per quanto riguarda la questione della privacy.La contemporaneità ha prodotto un sistema nel quale il confine tra vita pubblica e privata si assottiglia giorno per giorno. I profili delle piattaforme sociali mostrano immagini e dati estremamente personali: foto, date di nascita, status, emozioni, sentimenti, preferenze. Semplicemente chiedendo l’amicizia su Facebook o diventando followers di qualcuno su Twitter, è possibile accedere a migliaia di informazioni, intime e riservate, pur non conoscendo personalmente l’individuo verso il quale rivolgiamo il nostro interesse.Atum porta questo processo all’estremo. Ma gli esseri umani sono davvero pronti alla condivisione totale delle loro vite?
Bianca De Magistris, Martina De Natale, Linda Gimignani, Stefano Macaione