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Banda larga, ecco le vere cifre di Telecom, Vodafone e Fastweb

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Nella migliore delle ipotesi, il 20 per cento degli italiani sarà coperto da banda ultra larga 30 Megabit entro fine anno. Nella peggiore, saremo sul 16 per cento.

È quanto risulta da una ricognizione fatta da CheFuturo! presso i due operatori che stanno facendo una rete a banda ultra larga (Telecom Italia e Fastweb) e con il supporto analitico dell’Osservatorio Between.

Che sia una questione non di lana caprina, ma importante per il Paese, lo rivela una notizia di questa settimana: la decisione del premier Enrico Letta di commissionare un rapporto sullo stato della rete banda larga e sui futuri sviluppi. Ha incaricato Francesco Caio (commissario all’Agenda digitale presso la Presidenza del Consiglio) e due esperti stranieri (Gerard Pogorel, professore emerito dell’Università ParisTech di Parigi, e Scott Marcus, già advisor della Federal communication commission, il regolatore americano).

Possiamo anticipare che, a guardare i piani degli operatori, non ci sono ancora gli elementi per aspettarci miracoli nei prossimi anni.A novembre Telecom Italia ha rivelato il piano industriale 2014-2016: dà in effetti un’accelerazione sulla banda ultra larga, rispetto a quanto annunciato in precedenza, ma la strada da fare è lunga. Investirà 1,8 miliardi di euro per portare la fibra ottica al 50 per cento della popolazione al 2016 (12,4 milioni di case).Analogo piano l’ha appena annunciato Vodafone (che ancora non ha una copertura in fibra): 150 città entro il 2016, pari al 50 per cento della popolazione.

Si noti che già ora la media UE di copertura a banda ultra larga è del 54 per cento, secondo la Commissione europea.

Ad oggi, le stime preliminari di Between dicono che in Italia i 30 Megabit coprono un po’ oltre il 15 per cento della popolazione (ma non più del 20 per cento). I 100 Megabit arrivano al 10 per cento.

Per capirci un po’ di più su questa confusione di cifre, bisogna sapere che gli standard dell’Agenda digitale europea (voluta dalla Commissione) si basano su due valori: 30 e 100 Megabit.Obiettivo europeo è coprire, al 2020, il 100 per cento della popolazione con la prima velocità e il 50 per cento con la seconda. Al momento, tutti gli studi (e la stessa Commissione) considera solo la copertura in fibra ottica (con varie tecnologie) per il raggiungimento di questi valori in Megabit.

Quindi non considera l’Lte, perché questa tecnologia mobile 4G non assicura realmente e stabilmente quelle prestazioni (certo non i 100 Megabit; i 30 Megabit si raggiungono solo in casi fortunati e temporanei). Peccato, perché l’Italia ha già una copertura Lte intorno al 30 per cento della popolazione.

Non solo: c’è da sapere che in Europa i 30 Megabit sono associati alla tecnologia Vdsl2 (fibra fino agli armadi, abbreviata con la sigla Fttc), mentre i 100 Megabit sono dati dalla Fiber to the home/Fiber to the building (fibra che arriva fino agli appartamenti o, almeno, fino ai palazzi). In più, in molti Paesi, anche la tecnologia con cavo coassiale (Docsis 3.0) arriva a queste prestazioni. Purtroppo l’Italia non ce l’ha per motivi che risalgono a vecchie scelte politiche protezioniste nei confronti dei big televisivi.

L’Italia fa sempre eccezione, per tutto. Anche nel caso della copertura 30-100 Megabit.

Telecom Italia comunica a Chefuturo.it di aver già raggiunto i 3 milioni di persone (intese come intestatari di linea, nda) con 30 Megabit in Vdsl2, in 33 città. Fastweb invece ha appena annunciato di raggiungerne 1,5 milioni con Vdsl2 (diventeranno 1,8 milioni a dicembre, dice al nostro sito), in 14 città. Qui la cosa si complica perché Fastweb offre 20 Megabit di base (meno quindi dello standard europeo a 30 Megabit); con un piccolo sovrapprezzo (5 euro al mese) può dare all’utente però fino a 100 Megabit su Vdsl2.

È un caso unico in Europa ed è possibile solo perché i nostri doppini di rame sono molto corti (con la Vdsl2 infatti l’ultimissimo tratto della rete è comunque in rame e non in fibra).

In realtà, a ben vedere, non potremmo ascrivere alla copertura 100 Megabit quegli 1,5 milioni di persone già raggiunte dalla Vdsl2 di Fastweb, dato che la velocità sarà al massimo di 70-80 Megabit.Ecco perché, prudenzialmente, consideriamo coperti con i 100 Megabit solo quelle case con fiber to the home. Equivalgono alle 2 milioni di persone raggiunte dalla rete storica di Fastweb. Oltre a queste, ci sono poche centinaia di migliaia coperte da Telecom Italia e da Metroweb a Milano.

Fastweb quindi copre in tutto 3,5 milioni di persone con almeno 30 megabit (tra ftth e Vdsl2). Purtroppo non possiamo affatto sommare questo valore con i 3 milioni coperti da Telecom, perché gli operatori sono andati sulle stesse case, nella stragrande maggioranza dei casi.

Già, è il paradosso economico. In Italia c’è circa un 10 per cento di persone che possono scegliere la banda ultra larga tra Fastweb e Telecom, mentre l’80 per cento circa non è coperto da nessuno.

E per il futuro? Fastweb espanderà la Vdsl2 a ulteriori 1,5 milioni di persone (su un totale di 3 milioni). Pure Telecom Italia si concentrerà, almeno nel prossimo triennio, su questa tecnologia. Vodafone ha dichiarato che intende sviluppare una rete Vdsl2, parte di un piano che include anche il potenziamento dell’Lte grazie a 3,6 miliardi di euro investiti nei prossimi due anni.

La futura copertura in fibra Vdsl2 di Vodafone però è ancora sconosciuta ma i numeri al 2016 sono gli stessi di Telecom. Per le stesse ragioni economiche che guidano le scelte degli altri due operatori, è improbabile sarà in zone diverse da quelle interessate dai loro piani.

Altro tema, la Vdsl2 potrà dare mai 100 Megabit reali (come l’Ftth)? Sì, ma bisognerà aspettare almeno un altro anno, quando al Vdsl2 gli operatori affiancheranno l’algoritmo di ottimizzazione detto vectoring. Adesso non lo utilizzano per motivi tecnici e normativi che sarebbe troppo lungo affrontare in questa sede, ma che dovrebbero sciogliersi nel prossimo anno. L’Ftth invece da noi è fermo, anche nel prevedibile futuro.

L’Europa sembra andare avanti con più coraggio, rispetto all’Italia, anche se con prudenza maggiore al confronto con Stati Uniti e Asia-Pacifico.

«Francia, Spagna e Paesi dell’Est stanno continuano gradualmente a espandere la copertura Ftth», dice Valérie Chaillou, analista di Idate, osservatorio specializzato sui cui dati si basano le rilevazioni della Commissione europea. «Germania, Regno Unito, Belgio e Svizzera puntano soprattutto su Vdsl2. Qui però ci sono anche municipalità e utility che sviluppano Ftth; inoltre c’è la concorrenza del cavo coassiale», aggiunge.

In Italia dobbiamo accontentarci, per ora, delle coperture Vdsl2 e della copertura storica Ftth di Fastweb; sperare nella qualità dei nostri doppini di rame e nell’arrivo di futuri fondi europei della programmazione 2014-2020. Questi ultimi saranno essenziali per dare all’Italia una banda ultra larga al livello con gli altri Paesi.

Non possiamo permetterci un ritardo, sulle infrastrutture del futuro: significherebbe mettere un’ulteriore ipoteca sulle possibilità del Paese di competere. «Ad oggi anche questo Governo sta stanziando pochi fondi per il digitale e le priorità sembrano sempre altre. Aspettiamo la ricca dotazione europea, ma per sfruttarla l’Italia ha bisogno di capacità progettuali e anche di investimenti complementari», dice Cristoforo Morandini, analista di Between.

È la partita da seguire nei prossimi mesi, per le infrastrutture banda larga. Il Governo lo farà, a quanto pare. Ma bisogna adesso augurarsi che non si limiti a studiare la situazione e che pure si attivi per convogliare le giuste risorse in questa direzione.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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