Basta piagnistei: facciamo la rivoluzione delle comunità locali

innovaizone

Scusatemi. Faccio ammenda. Devo ammettere che anche io spesso e volentieri mi sono lasciato scappare improperi sul nostro Paese.

Mi sono lamentato che siamo dei pecoroni, che siamo un popolo mafioso, mi sono lasciato andare, scusatemi, ai molti luoghi comuni legati al fatto che non siamo in grado di fare una rivoluzione popolare per rovesciare le sorti di un’ Italia del perenne oblio.

Se fossi in altra sede direi ancora una volta che la vera rivoluzione da affrontare è quella dentro di noi. Continuo ad esserne convinto, ma sono anche convinto che forse non siamo ancora pronti ad affrontare certi argomenti in certe sedi.

Per questo vi evito ogni cagata new age. Ogni frase ad effetto tra lo spirituale ed il pensiero positivo.

Quelle frasi che contengono concetti così banali quanto assoluti. Che ti fanno una grande persona se li pratichi con umiltà ogni giorno. Oppure ti fanno un grande sfigato se vai pontificandoli in giro per erigerti a guru in tempi che ci richiedono ben altre responsabilità.

Per questo torno con i piedi a terra e dico ancora: scusatemi.

Scusatemi perché proprio mentre abbiamo l’ennesima testimonianza che il nostro è un paese impossibile da governare (forse per un endemico sistema di collusioni che si è andato incancrenendo negli anni) e tanto meno da riformare (forse perché si basa proprio su quell’economia “informale” che propagandisticamente ogni tanto si dice di voler combattere), anche se non siamo in grado di fare nessuna rivoluzione, riusciamo a resistere.

Riusciamo a resistere al diffuso disinteresse di molti enti preposti ed istituzioni. Riusciamo a resistere all’ignoranza ed alla barbarie che convive in noi stessi. E riusciamo a far riemergere quando vogliamo la nostra parte migliore fatta di solidarietà, di genio e creatività, di convivialità, di senso di appartenenza, di comunitarismo, di senso dell’impresa, di capacità di accettare il senso tragico della vita.

Una schizofrenia la nostra che deve farci riflettere. Tanto lassisti e pressappochisti quando si tratta di affrontare i massimi sistemi, tutti pragmatici, rivoluzionari e pronti a rimboccarsi le maniche quando si tratta di difendere il proprio orticello.

Quanto affermato sembra del tutto un dato negativo, ma forse una sua lettura creativa ci suggerisce di rileggere in chiave positiva questi che sembrano i male endemici di una certa italianità.Infatti, proprio quando ancora molti credono che la migliore strategia per il cambiamento sociale sia quella organizzata dall’alto, forse ripartire in modo capillare dalle comunità, con una azione di cambiamento dal basso, può davvero rappresentare la base per un nuovo rinascimento del nostro Paese.

Ma bisogna lavorarci sodo. E bisogna cominciare anche dalle scuole, dalle università.

Mentre i governi nazionali di tutto il mondo sono soggiogati agli interessi corporativi e finanziari, nuovi strumenti del cambiamento possono essere rappresentati da consigli comunali, imprese locali, associazioni di quartiere, consigli scolastici.

E sono solo alcuni dei canali attraverso i quali i cittadini possono cambiare le loro comunità in meglio e sono pronto a scommetterci che dove le comunità prendono coscienza di avere in mano le redini della loro trasformazione, rendendosi conto che è possibile fare grandi cose partendo dal piccolo, avvengono cambiamenti grandi e radicali.

• In un sondaggio nazionale del 2012, i partecipanti hanno dichiarato che avere aziende gestite a livello locale nelle vicinanze è il primo fattore per la creazione di una comunità ideale.

• Uno studio del 2011 ha rilevato che “le regioni con il settore delle piccole aziende attivo ha un tasso di mortalità più basso e una minore prevalenza di obesità e diabete” rispetto a regioni senza piccole aziende.

• Studi di comunità agricole e produttive hanno rilevato che luoghi che presentano una varietà di imprese a piccola scala mostrano livelli più alti di partecipazione civica ed esiti sociali migliori rispetto a quello dominati da poche corporazioni esterne.

• Ogni dollaro speso per un’attività locale è quattro volte maggiore nell’economia locale rispetto a un dollaro speso per una catena di grandi aziende. Questo per il cosiddetto fattore moltiplicatore locale.

• Gli agricoltori che vendono i loro prodotti localmente tendono a produrre in piccola scala e riescono ad adottare più facilmente pratiche ambientali sostenibili come coltivare semi autoctoni favorendo la biodiversità, lasciare zone ripariali per la biodiversità naturale e integrare la produzione del raccolto con quella del bestiame.

• Ricerche mostrano come i residenti in realtà urbane che vivono a contatto con la natura attraverso parchi, riserve naturali e altri luoghi simili, ogni giorno subiscono meno stress e presentano condizioni di salute migliori rispetto a chi non vive questo rapporto con la natura.

Malgrado tutto questo sia palese continuano a chiamarmi un po’ ovunque per parlare di social media marketing nelle università. Tantissimi amici e colleghi insegnati mi chiedono materiali per confezionare lezioni di tips&tricks del favoloso mondo del marketing 2.0 da poter impartire agli studenti delle università italiane. Comprese quelle più “provinciali”.

Ma siamo sicuri che mostrare un sacco di case history di grande impatto, interattive e patinate, organizzate dalla Nike o dalla Volvo sia il modo giusto per trasferire un approccio critico e costruttivo all’ecosistema del 2.0 che possa essere utile ai ragazzi sia per trovarsi (o meglio costruirsi) un lavoro coerente con il mondo in cui vivono (e non necessariamente per fare lo schiavo in una multinazionale) sia per essere i protagonisti del cambiamento necessario ORA in questo paese?

Secondo me no.

Ed è per questo che sto preferendo iniziative diverse , che sto cercando di lavorare con gli studenti (quando è possibile) su approcci diversi che diano la possibilità di rivedere con occhi puri il tema dell’innovazione.

Una innovazione che non sia l’ennesima ideologia da subirsi, ma un approccio, una forma mentis con cui poter “fare”, poter “giocare” con quello che abbiamo a portata di mano e con quelli che ci sono vicini.

Fortunatamente ho visto tante esperienze positive. Molte scovandole meravigliosamente dagli archivi vitali dei giovani stessi. Questa scorsa estate con una trentina di ragazzi strascelti ed un manipolo di docenti di primo piano siamo riusciti ad organizzare una summer school tutta incentrata sul tema della Rural Social Inovation.

Abbiamo scoperto storie ed intelligenze fantastiche. Insieme abbiamo co-generato il primo RuralHub di cui a breve vi parleremo su questo sito ed abbiamo avuto ancora di più la certezza che non è detto che il cambiamento che serve a questo paese debba venire solo dall’alto o dalle metropoli, anzi forse sono proprio gli oltre 8000 comuni italiani gli incubatori che tutti andiamo cercando per la vera innovazione aldilà del “business as usual”

Ed per questo che abbiamo pensato che dagli americani potevamo importare non solo le case history di social media marketing della Nike o della CocaCola e con il gruppo di ricerca Societing abbiamo deciso di tradurre per il pubblico italiano questo prezioso Community Action Kit realizzato dai nostri partner del Center for a New American Dream che ha messo insieme alcune risorse di cui i cittadini possono giovarsi per cercare di migliorare il proprio ambiente a diversi livelli attivando le comunità locali.

Questa Guide all’Agire Locale sono i tips&tricks che vi do con piacere nella convizione che possa essere uno strumento più utile di facebook marketing for dummies. Uno punto di partenza per cominciare a giocare ed a sperimentare nuove forma di immaginazione possibile, partendo, ripeto, dalla valorizzazione delle cose e delle persone che ci circondano.

Una guida che con lo stile semplice che contraddistingue gli americani mostra gli argomenti chiave per spiegare perché è importante ripensare il tema del changemakin a livello locale:

1) Costruire comunità locali che siano più sane e sostenibili, supportate da economie locali che sono più forti e più resistenti.

2) Mantenere il denaro nei paraggi e le comunità vivaci.

3) L’utilizzo di risorse locali e regionali per soddisfare le nostre esigenze, non essendo dipendente dalle risorse spedite da mezzo mondo.

4) Riconnettere coloro che mangiano (gli eaters, ndt) con gli agricoltori, gli investitori con i gli imprenditori e i titolaridi aziende con le comunità locali ed i luoghi naturali da cui dipendono.

5) Creare più lavori locati di alta qualità per i nostri vicini, le nostre famiglie e noi stessi

Il tutto riconoscendo che non possiamo “fare da soli” e che, alla fine, stiamo tutti meglio quando stiamo meglio tutti.

Ma non è una guida retorica, anzi è ricca di indicazioni pratiche e di strumenti operativi. Ed anche se di fatto il primo punto potrebbe effettivamente essere l’unico punto necessario, vi assicuro che tutti gli altri suggerimenti vi faranno riflettere su quelle sfumature che divento fondamentali per un cambiamento della comunità.

Strumenti che che ogni membro della comunità stessa dovrebbe imparare a gestire ed a intensificare il tutto nella conspevolezza che l’obiettivo, qui, non è quello di uscire dalla crisi economica, ma quello di ottenere una quantità sensibile di benessere. Senza quest’ultimo, una comunità può espandersi, ma non prosperare.

La Guida per agire locale imposta il ritmo con il primo delle quattro idee di azione: costruire orgoglio nel vostro posto locale. In questo modo coinvolge arte, musica, natura, giardini, spazi pubblici, e altro ancora – tutto nel tentativo di celebrare e valorizzare il paesaggio culturale e fisico di una determinata comunità locale.

In quest’era di viralità mediatica, i video possono essere un mezzo efficace non solo per meglio vendere una nuova profumazione di dopobarba ma anche per valorizzare le persone e i luoghi unici presenti nelle nostre comunità, instillando al tempo stesso orgoglio locale in un’era in cui molte economie lottano per sopravvivere e le comunità vanno disgregandosi.

Infatti , tra le arte cose, la guida ci insegna come realizzare un video e come utilizzare piattaforme come youtube per regalare ai cittadini nuovi spunti di ispirazione riguardo ai luoghi e alle persone che incontrano ogni giorno. I video possono mettere in risalto il talento di musicisti locali e artisti, come le specialità dei vari quartieri, prodotti ed artigiani tipici locali e unici nel loro genere così come hanno fatto questi ragazzi della comunita boscaiola di Calvanico in provincia di Salerno chiedendomi di organizzare nella summer school dello scorso anno una masterclass ed un celebrazione dell’antica arte del Catuozzo, ovvero della carbonaia. Il tutto riattivando la memoria e le competenze degli ormai anziani ma ancora vispi boscaioli locali.

Una volta che l’orgoglio civico è stabilito e diffuso, la guida passa a delineare tre pratiche economiche:

Promuovere l’imprenditorialità locale – con particolare attenzione alla comparsa di vendita al dettaglio Compra locale (e sostenibile) – con un focus sul cash mobs – con un focus sui pitchfests

All’interno di queste caratteristi rientrano una miriade di idee familiari al pubblico di Shareable– repair caffè, nascita di negozi al dettaglio, incubatori di imprese, reti di imprese, spazi di coworking, imprese verdi, cooperative CSA, banche di comunità, circuiti di prestito, micro borse di studio, e crowdfunding.

Affinando così tante soluzioni di condivisione fino all’unico obiettivo di divenire locali – e inquadrando le realtà all’interno di quel contesto – la guida rende ai membri della comunità locale un bel servizio, rendendo molto più facile vedere come piccole scelte e cambiamenti si sommano e modulano la realtà fuori.

Vogliamo investire in comunità che condividono una visione più inclusiva di felicità e prosperità. Dove tutti possano avere le risorse e le opportunità di cui hanno bisogno per impegnare la mente, nutrire il corpo, prendersi cura della famiglia, aiutare i vicini e proteggere il proprio ambiente.

Ma anche quando ci focalizziamo sulle nostre comunità, è importante individuare quello che può essere il nostro ruolo più ampio nel costruire una rete più grande e globale di economie locali cooperativamente connesse e sostenibili e per fare questo è possibile dare nuovo significato a tutti questi strumenti (social media, social network, etc..) e queste tecniche (comunicazione virale, CSA, buzz, etc..) che ci ostiniamo a voler usare solo per continuare a fare i venditori di pentole 2.0

Sia in quanto individui sia in quanto comuntità, il nostro potenziale per cambiare il funzionamento della nostra economia è davvero immenso. Collaborando e condividendo le risorse, possiamo arrivare, insieme, a costruire economie locali attive e di supporto – in cui possiamo condividere le nostre capacità e talenti, far coincidere le nostre necessità e focalizzarci su ciò che veramente conta nella vita.

Nessuna guida di qualsiasi cosa potrà mai essere totalmente completa o si adatterà perfettamente alle esigenze di tutti, ma vi consiglio vivamente di scaricare questo Community Action Kit e di cominciare a fare esperimenti finalizzati ad influenzare il cambiamento nella vostra comunità. Fatelo, vi prego. E comunicateci i vostri risultati. Saremo fieri di voi

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Rodari, le startup e il civic hacking: manuale per chi cambia il mondo

scienze

Dai dinosauri a Chelyabinsk: quanta paura ci mette l’asteroide