Basta zaini pesanti: la mia proposta da studente al ministro Carrozza

innovaizone

Ho letto con interesse sul Post quella “intervista molto lunga al ministro Carrozza” sui libri digitali nella scuola italiana. Come studente al quarto anno del liceo classico (ahimè!), mi sento chiamato in causa e desidero dare la mia opinione in merito.Mi sono iscritto al liceo nel settembre del 2009. Pochi mesi prima, avevo portato in casa il primo modello di iPad. Ero già molto molto interessato al web, e mi resi subito conto di come quell’oggetto avrebbe potuto cambiare il modo con cui le persone consumano contenuti in mobilità. Allora i lettori di ebook erano ancora una diavoleria, figurarsi poi per noi italiani. iPad era arrivato da pochissimo, ma già leggevo che in Corea del Sud gli studenti leggevano tutti i loro libri di testo utilizzando un tablet.Poi Steve Jobs lanciò iBooks, il suo negozio di libri on-line, e subito pensai tra me: “sicuramente tra poco tempo questi devices invaderanno le scuole”.Sono passati gli anni.

Oggi, in tanti paesi del mondo, il tablet a scuola è una realtà ben diffusa, ed in alcune scuole private che conosco, sì, italiane, è già adottato. Nella mia scuola pubblica, invece, non ho visto nulla di tutto ciò. Come presumo sia successo nella stragrande maggioranza delle scuole italiane.Ho deciso allora di fare di testa mia, come del resto faccio sempre. Mi sono detto: il libro elettronico mi piace, lo voglio. Se non ci pensa la scuola a darmi un libro digitale, perché non ci provo io? Perché non posso portare il mio iPad in classe e realizzare il mio sogno mai realizzato? Facile, no? Scarico i PDF e li carico sul tablet, no? Persino alcuni miei compagni hanno voluto prendere parte all’esperimento, sicuri di poter venire a scuola con una leggera tavoletta invece di 15 chili di libri sulle spalle.Inutile dire che non ci siamo riusciti, altrimenti non avrei scritto questa e-mail.

Dovendo ottenere i PDF dei libri, ci siamo accorti di alcune cose.Per prima cosa, per molti libri, il PDF non è nemmeno disponibile per l’acquisto. Le case editrici li realizzano, per permettere ad esempio ai non vedenti di utilizzarli con uno screen reader o una tastiera Braille, ma non li vendono al grande pubblico. Quindi non ci sono speranze. E sto parlando di un 40% dei libri che la mia classe ha adottato quest’anno.Altre case editrici, invece, ti costringono a pagare un supplemento, pari quasi all’importo del libro stesso, per ottenere il PDF. E’ corretto dal punto di vista concettuale affermare che il PDF è un’altra copia del libro, ma è ridicolo nella realtà: dopo aver speso 35 euro per un costoso libro di storia dell’arte, mi pare aberrante doverne spendere altri 35 per caricare lo stesso sul mio tablet in formato elettronico, un’operazione teoricamente senza costi per l’editore, a parte i costi di hosting, banda e poco più (sì, lo so che non è così nella realtà, leggi sotto).Di numero ridottissimo, invece, i libri che comprendono già nell’edizione cartacea una versione PDF, o quasi.

Sì, perché sono i libri più costosi, e soprattutto per poterli consultare non ti viene messo a disposizione un vero PDF, ma sei costretto a scaricare sul tuo tablet una applicazione pesantissima e piena di bug che non è altro che un lettore di PDF in grado di gestire il DRM. Così il mio tablet si appesantisce con cinque applicazioni diverse, con cinque librerie ed account diversi, come cinque sono le case editrici i cui libri la mia scuola adotta.Il risultato? Pur avendo gli strumenti tecnici a disposizione, non sono riuscito a caricare i miei testi sul tablet per poterli usare in classe.E’ inutile parlare di digitalizzazione forzata della scuola, anche dei non interessati ad essa, se neppure chi vorrebbe strenuamente farlo può digitalizzarsi.Le mie proposte invece delle solite chiacchiere? Per prima cosa, il Ministero dovrebbe (una volta ogni tanto!) realizzare una buona piattaforma digitale per i libri sui tablet. Che possa essere qualcosa di grandioso, che ci distingua dal resto del mondo, in meglio. Con funzionalità pensate per la User Experience che fanno ogni giorno gli studenti, con tecnologie open-source ed API, un DRM adatto alle richieste degli editori, e soprattutto disponibile sulle piattaforme più diffuse, come iOS, Android e Windows RT. Tenendola aggiornata, non rilasciando un update ogni anno. E soprattutto sperando che questa piattaforma non diventi il solito progetto megalitico che poi fallisce per la sua inadeguatezza, in stile Italia.it (sob!).Come sosteneva Adam Smith, il mercato si regola automaticamente. La stessa cosa potrà accadere per gli e-book. Il Ministero dovrà soltanto fissare dei limiti di spesa consoni per un prodotto digitale. Non cartaceo, sia chiaro, non puoi farmi pagare un PDF 32 euro. Se il Ministero si occuperà di distribuire i libri, gli editori torneranno a fare gli editori, ossia i curatori di un testo, non anche i venditori. Con una riduzione dei costi evidente, che si ripercuoterà anche sul prezzo finale del prodotto.Le case editrici, infatti, oltre perché intendono specularci, sono costrette a vendere gli e-book scolastici a prezzi così alti anche perché sono costrette ad appaltare la realizzazione di quelle app disastrose di cui ho parlato prima, dove distribuire questi benedetti PDF.E poi… possiamo abolire l’IVA su questi e-book scolastici? In molti stati americani non si paga l’IVA sulle back-to-school supplies, libri inclusi. Potremmo ripetere l’esperimento anche in Italia. Così gli e-book costerebbero ancora meno.Il fatto è che secondo me il governo si sta focalizzando troppo sul distribuire dei dispositivi, invece del distribuire contenuti. E’ giusto che lo Stato fornisca a tutti la possibilità di dotarsi di un device per studiare, lo sancisce persino la nostra Costituzione all’articolo 34, però prima dovremmo pensare a come far sì che chi il dispositivo lo ha già, e quindi è più facile da digitalizzare, possa compiere il grande passo. Anche perché finché qualcuno non comincerà a fare qualcosa, nessuno farà mai niente. Dobbiamo contare su un effetto a catena, secondo me per il sistema “scuola Italia” sarebbe la strategia migliore.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Le 4 cose da fare subito perchè Wikipedia funzioni davvero

innovaizone

Così abbiamo chiesto all’Europa il diritto di accesso ad Internet