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Mantenere i “benefici” del Covid: la città non è morta e resta in trincea nell’emergenza

La città è tutt'altro che agonizzante, si conferma in prima linea nella perdurante emergenza, fortino tecnologico con cui fronteggiare il covid.

covid città
covid città

In tutto il mondo le città restano in prima linea nella gestione della crisi provocata dal Coronavirus, nella risposta ai bisogni della popolazione, nel coordinamento delle normative per superare l’emergenza. Promotrici delle riaperture e del rilancio della vita economica e sociale, della resistenza alla seconda ondata di infezioni che interessa molti paesi: gli effetti della pandemia si faranno sentire a lungo e questo richiederà soluzioni innovative che le vedranno ancora protagoniste. Le città sono fatte da case, con i loro menage domestici; e dentro le case i cittadini, con i loro usi e costumi quotidiani trasformati. In tutte le sfere dell’azione sociale: nell’accesso a beni e servizi, imparando a selezionare quelli indispensabili; nel trasporto, usufruendo di mezzi pubblici elettrici per ridurre lo smog; nella fruizione degli spazi pubblici, più ordinata e rispettosa delle aree verdi.

E ancora nel turismo, nell’housing, nell’organizzazione del lavoro: le scelte appaiono sempre più dettate dalla coscienza dei valori del biologico, dell’ecologico, dell’equo e solidale. E tengono conto della differente reputazione delle aziende produttrici.

Covid, la resistenza delle città-fortino

città green

Secondo una ricerca americana del World Green Building Council, pubblicata su Recycling Magazine, nel prossimo futuro l’81% delle aziende edili punterà su edifici green, calcestruzzo drenante, smart buildings, sanificazione ambientale e altri servizi automatizzati tramite intelligenza artificiale, supportata dal 5G.

Il ruolo strategico dell’edilizia in questo indeterminato periodo frettolosamente definito “post” Covid, è attestato dalle numerose società dell’industria 4.0 e tecnologicamente all’avanguardia che vi stanno investendo. In Brasile, CargoX sta digitalizzando gli autotrasporti per ottimizzare la logistica di camion e tir. La statunitense Metawave utilizza Ia e apprendimento automatico per migliorare i sensori dei veicoli, anche senza conducente.

La cinese Sensoro applica l’internet of things alle amministrazioni comunali. Nell’ultimo secolo urbanizzazione e consumismo hanno dilatato i centri abitati senza considerare le risorse disponibili: abbiamo vissuto oltre le effettive possibilità, abbracciando un paradigma economico lineare – produzione, consumo, spreco – insostenibile per il pianeta. Occorre curare il metabolismo metropolitano, ridisegnare le relazioni con le aree rurali e periferiche, dotarlo di una
governance che chiuda i cicli assorbendo l’hinterland e rendendo l’agglomerato resiliente.

Anche
alla sfida del clima, che ha a che vedere eccome con la sanità pubblica. Sull’ultimo numero di
Scientific American si analizzano i danni causati dai cambiamenti climatici sulla salute, in particolare delle vie respiratorie. Non bisogna trascurare le altre patologie corresponsabili della letalità del Covid, e il benessere derivante dalla transizione verso una civiltà low-carbon. Le tecnologie di frontiera supportano anche la medicina e la lotta al virus: alcune startup come Sherlock Biosciences e Genetron Health hanno aiutato a sviluppare i test rapidi, altre come Lunit hanno rilasciato gratis il loro software per l’analisi delle malattie polmonari a raggi X. Tutto questo contribuisce poco a poco a riformare luoghi e attività delle città, cambiandone la fruizione da parte degli abitanti.

Solo il “buono” del virus

riciclo

L’infezione non deve farci dimenticare poi le sciagure naturali, causate a loro volta dallo stravolgimento climatico: incendi, alluvioni, terremoti. Temperature estreme, innalzamento dei mari e inquinamento atmosferico sono nemici altrettanto mortali del Coronavirus, contro cui le città devono proteggersi rinforzando infrastrutture e vie di comunicazione, fisiche e digitali. Un posto che credevamo sicuro domani potrebbe non esserlo più. Non basta nemmeno conservare le conquiste ambientali raggiunte nei mesi di fermo. Tocca migliorarle, ci vuole uno scatto: occorre che diventino il parametro permanente su cui impostare da subito la vita e l’economia. Città a misura d’uomo e non di automobile, trasporti pubblici ampliati ed eco-materiali per ristrutturare il patrimonio immobiliare esistente.

Il New Circular Economy Action Plan lanciato dalla Commissione Ue è un piano che punta ad alzare l’asticella del tasso di riutilizzo delle materie prime, fermo al 12%, superando la logica del monouso, contenendo lo sfruttamento e i costi di produzione delle risorse con incentivi al riciclo. Nonostante l’emergenza, anche in Italia città come Torino, Mantova, Trento e Bolzano hanno mantenuto budget e iniziative ambientali e di welfare: non solo sostegno ai redditi e buoni pasto ma qualità della vita, piste ciclabili, bike sharing, cultura. L’economia circolare può tamponare l’emorragia del Pil e fare il suo per pareggiare la bilancia dei pagamenti. E la città è tutt’altro che agonizzante. Si conferma in prima linea nella perdurante emergenza, fortino tecnologico con cui fronteggiare il virus.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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