Le ultime alluvioni ci riportano a pensare al cambiamento climatico che sta affliggendo l’Europa da qualche anno. Milano, settanta millimetri d’acqua in poco meno di un’ora. Palermo, quasi un metro d’acqua, il sindaco dichiara lo stato di calamità naturale. Biella, grandine, vento a 100 km orari e alberi sradicati. E ancora, l’ovest della Serbia allagato da fiumi e torrenti straripati. La Costa Azzurra che meno di un anno fa ha contato due morti e un disperso. Anche l’Inghilterra colpita due volte, prima vicino a Manchester, poi con il Galles vittima della tempesta Denis.
Gli effetti del cambiamento climatico in Europa: le alluvioni
Sembrano i tropici e invece siamo in Europa: nubifragi brevi e intensi, piogge improvvise e violentissime che causano danni incalcolabili.
Cosa sta succedendo al Vecchio Continente? La spiegazione, sono da tempo concordi molti scienziati, è una: colpa del cambiamento climatico. Oggi ci sono due studi, correlati ed effettuati dallo stesso team, che lo dimostrano. L’ultimo, uscito pochi giorni fa, dimostra come gli ultimi tre decenni in Europa siano stati tra i periodi più martoriati da alluvioni negli ultimi cinquecento anni e illustra come la causa sia il cambiamento climatico: se in passato i fenomeni alluvionali si verificavano più frequentemente in finestre temporali caratterizzate da basse temperature ora è esattamente il contrario, il riscaldamento globale è il loro innesco.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, e portato avanti, tra gli altri, dal Politecnico di Torino e dall’Università Tecnica di Vienna, si rifà ad un’altra ricerca analoga, uscita sempre su Nature un anno fa, in cui si dimostrava l’influenza del cambiamento climatico sulle alluvioni in Europa negli ultimi 50 anni.
Gli studiosi, partendo da analisi e casistiche ben radicate negli anni, non sono positivi sul prossimo futuro: se questa tendenza non dovesse accennare ad invertirsi o quantomeno a placarsi, la situazione potrebbe peggiorare.
Fiumi e torrenti che esondano e che invadono le strade delle città ma anche campagne, pianure e terreni coltivati, causano danni enormi: alcuni studi stimano che le alluvioni portino nel mondo portino perdite per 100 miliardi di dollari. «Nonostante gli sforzi necessari per mitigare i cambiamenti climatici, vedremo in ogni caso gli effetti di questi cambiamenti nei prossimi decenni». Per questo sarà necessario sviluppare strumenti di monitoraggio e previsione del rischio: «La gestione delle alluvioni deve adattarsi a questa nuova realtà», raccomandano i ricercatori viennesi.
La situazione in Italia
Intanto ogni anno i numeri peggiorano. In Italia, secondo la Coldiretti, dall’inizio di quest’anno si sono verificati 67 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d’acqua. Un aumento del 22% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’associazione di categoria parla, non a caso, di «tropicalizzazione» del nostro Paese: fenomeni che prima eravamo abituati a vedere soltanto in regioni del pianeta come Africa, India, Australia, Florida e America centro-meridionale, ora sono a casa nostra. Al fattore clima, poi, si aggiunge il dissesto idrogeologico del terreno causato da cementificazione selvaggia e consumo di suolo. Secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sono oltre sei milioni le persone che in Italia risiedono in territori a rischio alluvioni.
Sette milioni se si contano anche i cittadini che convivono con il pericolo di frane: più dell’80 percento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico.
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