Un gruppo su Facebook, qualche decina di persone che inizia a conoscersi e frequentarsi, chiacchiere, sport e mutuo soccorso. La social street è in apparenza una cosa semplice e con la stessa semplicità è nata a settembre 2013 a Bologna, in via Fondazza, grazie al bisogno di Federico Bastiani, un padre trentenne che si è reso conto che non conosceva nessuno attorno a sé.
Dalla social street alla social city
Da una a oltre 260 in pochi mesi: è la dimostrazione che la social street non è poi semplicemente un gruppo, una strada, ma è la strada del ritorno alla socialità, alla costruzione di una città in cui i bisogni dell’uomo siano al centro, secondo quel principio di human-centered-society che mi sta tanto caro da averci incentrato il mio ultimo libro, È facile cambiare l’Italia, se sai come farlo.
Sono i concetti del Cambiamo tutto! di Riccardo Luna e della Social innovation di Geoff Mulgan, l’applicazione concreta del cambiamento che è in atto all’interno di una nuova polis, con i cittadini attivi e partecipi della vita socio-politica della città.
Su questi punti ha ragionato un gruppo di studenti di design della comunicazione di IED Milano: Valeria Chan, Francesca Crescimanno, Teresa Del Giudice, Alice Secchi, Alice Vicari, Sophie Orrù, Maria Giulia Checchinato, Stefano De Rigo, Cristiano Iandolo ed Emilio Torrisi, guidati da Lorenzo Del Bianco e Cinzia Piloni col supporto di Flavia Palladini e di molti altri collaboratori. L’occasione l’ha fornita Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, offrendo ai ragazzi una tesi dall’obiettivo ambizioso: coinvolgere attivamente la città nelle politiche sociali.
È ovvio che, oggi, il bisogno di politiche sociali sia in crescita e, al tempo stesso, le risorse a disposizione sempre più risicate. Ecco che allora quello su cui hanno lavorato i ragazzi di IED è un progetto relazionale: unire le tante social street in una vera social city che, secondo un amplificato principio di sussidiarietà, diventi il cuore pulsante di politiche sociali bottom-up, con il Comune che agisce da attivatore e facilitatore di un meccanismo privato di sostegno agli altri.
SocialMI, progetto di tesi IED per l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano from IEDMilano
Gli obiettivi del progetto sono accorciare le distanze, contrastare l’isolamento, valorizzare i cittadini. La tesi si sviluppa poi sul cambiamento di linguaggio dell’amministrazione, che è alla base della nuova relazione da costruire con cittadini attivi, cittadini bisognosi e social street, e sul cambiamento di approccio, da top-down a peer-to-peer.
Ne viene fuori un progetto, SocialMI, incentrato su tre principi cardine: dialogo autentico, umanizzazione delle istituzioni, ponte tra amministrazione e città. L’utilizzo della rete garantisce la possibilità di attivarsi, il modello relazionale stimola la progettazione partecipata e favorisce l’intelligenza collettiva, la co-democracy, valore portante del progetto e delle nuove politiche sociali in versione social city, porta ad ascolto, co-partecipazione, co-progettazione e realizzazione di un nuovo modello di città che gli studenti descrivono con due parole straordinarie: la bellezza sociale.
Cos’è SocialMI
Stiamo attraversando una enorme crisi culturale, enorme nella sua lunghezza e nelle sue dimensioni: SocialMI è l’applicazione pratica, in versione cittadina, delle tante teorie su cambiamento, innovazione e innovazione sociale, risponde cioè a una necessità urgente e crescente, nel momento in cui non è in crisi soltanto il nostro sistema economico-finanziario ma tutto l’impianto della nostra società. Ma la bellezza sociale oggi è qualcosa di concretamente raggiungibile, perché abbiamo tecnologia, metodi e volontà: sono soprattutto i più giovani, e il lavoro di questi studenti di IED ne è la dimostrazione, che mirano alla costruzione di una società diversa, aperta, partecipata, inclusiva.
Milano, 31 luglio 2014ALESSANDRO RIMASSA