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Cangiari: Come l’innovazione può nascere da un semplice telaio

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Se vi dico tessitura, il nostro immaginario ci proietterà, con buona probabilità, in uno dei tanti piccoli borghi arroccati su qualche sperone roccioso, del nostro Appennino, dove anziane vestite di nero, si affannano muovendo con sapienza la spoletta. Storie di un mondo rurale oramai scomparso, di cui rimane solo qualche scatto sbiadito.

Difficilmente un vecchio telaio, recuperato magari in una polverosa cantina, può rappresentare un elemento da cui partire per costruire un percorso d’innovazione. Come spesso accade, invece, il nostro meridione è in grado di immaginare e realizzare ciò che altrove sarebbe impossibile.

Così, dal 2009, nella Locride il gruppo cooperativo GOEL ha dato vita al marchio Cangiari, cambiare in dialetto calabrese: un’impresa sociale che opera nel settore del prêt-à-porter, ed è diventata la prima griffe etica nel segmento alto della moda italiana.

Il claim di CANGIARI racchiude la sua filosofia: beauty is different. La bellezza è differente: non è fatta solo di estetica ma di senso e etica.

A partire dalla riscoperta della tessitura al telaio, i cui saperi trasmessi per via orale si stavano progressivamente perdendo, Cangiari realizza capi con tessuti unici.

La tradizione dei tessuti a mano e del montaggio del telaio – la parte più complessa della lavorazione – è stata recuperata dalle vecchie “nenie delle majstre”, accuratamente decifrate e rielaborate per intrecciare stoffe pregiate. Una volta che il telaio è montato ci vogliono cinque o sei ore per tessere un metro di un tessuto.

Quest’anno per la nuova collezione primavera-estate 2014, c’è un designer d’eccezione, come Paulo Melim Andersonn: svedese, è lo stilista del team di Martin Margiela, già creative director di Chloé e design director di Marni.

Pauloha ha collaborato con le donne della Locride ed insieme hanno approfondito i misteri del telaio, per individuare nuove tecniche di tessitura e realizzare nuove stoffe. Tessuti che sembrano leggeri come il vento dello Ionio, che soffia dal mare, su fino a Gerace, dove lavorano le tessitrici.

E non andrò oltre nel racconto, perché vale molto di più organizzare un viaggio verso la Locride, appoggiandosi al circuito di turismo responsabile organizzato da GOEL, e farsi guidare nella regione, per un viaggio rigenerante, come quello che lo staff di Uman ha fatto qualche tempo fa, tornandone entusiasta.

A Cangiari, così come in tutta GOEL, si respira un clima speciale, dove le mani di giovani donne tessono, sulla scia dei vecchi insegnamenti, una storia di innovazione e tradizione, insieme.

Una storia che ha la forza di generare posti di lavoro in un territorio dove la disoccupazione giovanile raggiunge il 75% della popolazione e dove le meraviglie del passato sono state oppresse dalle cronache del presente.

La Locride è una delle zone più compromesse dall’infiltrazione delle organizzazioni mafiose, Cangiari lavora per un radicale cambiamento. “Dietro Cangiari c’è una storia di dignità, c’è un territorio che cerca il proprio riscatto con l’etica del lavoro, e nel rispetto dell’ambiente” così spiega Vincenzo Linarello, presidente del Gruppo Cooperativo GOEL.

Ho incontrato Vincenzo un po’ più di un anno fa e siamo subito entrati in sintonia.

In linea con la mission di Uman Foundation “la nostra migliore impresa per sostenere l’impresa sociale migliore”, abbiamo deciso di promuovere una connessione virtuosa tra un settore importante, come la moda in Italia, e una realtà di moda etica, ovvero tra Altaroma e CANGIARI.

E’ così che sabato prossimo, 6 luglio, nell’ambito della settimana AltaRomaAltaModa, Cangiari sfilerà per la prima volta nella capitale. L’appuntamento è per le 19.00 in Sala Baglivi del complesso Santo Spirito in Sassia, e vi posso assicurare che sarà una sfilata unica nel suo genere.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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