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Capacità, passione e intelligenza dei “Teen Makers” per progettare il futuro dopo la Maker Faire

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E anche questa terza edizione della Maker Faire si è conclusa. E ognuno di noi è tornato alla quotidianità. Ma qualche cosa è cambiato.Non desidero soffermarmi sui numeri da record di questa fantastica edizione: in termini di visitatori, di progetti presentati, di talk, di attività per bambini.

Ripensando alle precedenti edizioni ho colto un dettaglio, che però non mi sembra del tutto insignificante.Nel 2013, al Palacongressi dell’EUR, a salire sul palco siamo stati tre ragazzi: Joy Hudy, Quin Etnyre ed io.L’anno successivo, all’Auditorium Parco della Musica, su quindici giovani under 20 anni, noi italiani eravamo in sette, tutti maschi.

Quest’anno, al talk “Teen Makers” eravamo in 5: tutti italiani, del nord, centro, sud e isole, dagli 8 ai 18 anni, di cui due ragazze, due ragazzi e una bambina, Benedetta.

Una rivoluzione copernicana in soli 3 anni.

Se è vero che “Natura non facit saltus”, possiamo, però, affermare che la community italiana dei makers fa grandi balzi.Un altro dato: nella prima edizione si era iniziato a parlare quasi timidamente di FabLab e ricordo che venne presentato il FabLab del Muse (Museo delle scienze di Trento), quest’anno, invece, si è annunciato che l’Italia è il paese in Europa con il maggior numero di Fab Lab.Si sente sempre dire che in Italia non cambia mai nulla, che è insito nel dna degli italiani cercare di mantenere lo status quo … ma mi sembra evidente che in alcuni ambiti le cose stiano cambiando e rapidamente.

FabLab e MakerSpace da Nord a Sud

Persino alcuni politici stanno dando credito e fiducia al mondo dei makers: le regioni Veneto, Lombardia e Lazio finanziano o finanzieranno la progettazione di FabLab in spazi privati e nelle scuole.Ma anche ove non ci sono finanziamenti pubblici si vede grande fermento e tanta buona volontà.

Penso agli amici makers di Calabria e Puglia: hanno capacità, intelligenza, entusiasmo, passione e generosità che farà rinascere il Sud.Oppure gli insegnanti di molte scuole italiane, che nonostante tutte le difficoltà che affrontano quotidianamente, trasmettono la passione della conoscenza e della sperimentazione, del mettersi alla prova ai loro alunni. Mi piace ricordare il Liceo Galileo Galilei di Trento che si è classificato terzo al concorso internazionale di robotica, le cui finali si sono svolte in Cina e per poterci andare hanno attivato una campagna di crowdfunding.

A Roma quest’anno eravamo in tanti e dal mio piccolo osservatorio mi sento di dire che abbiamo dimostrato di essere bravi, di avere energia e voglia di fare.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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