Ogni volta che vieni infettato da un batterio o da un virus, il tuo sistema immunitario lavora per creare trattamenti per sconfiggerlo. Molecolarmente uniche per ogni persona, queste piccole cellule, o anticorpi, distruggono questi invasori o li marcano per altre cellule killer da rintracciare. Carl Hansen, ex professore universitario e nuovo miliardario dell’epoca Covid, si diverte mentre descrive il processo su Zoom. “Possiamo produrre 100 trilioni di anticorpi diversi“, esclama. “Il sistema immunitario è spettacolare oltre ogni immaginazione”.
Il Covid ha dato vita ad un altro miliardario: Carl Hansen
Se questo sembra più essere un professore universitario che l’amministratore delegato di un’azienda biotecnologica da 13 miliardi di dollari (valore di mercato), c’è una ragione: Hansen lo è stato fino al 2019, quando ha mollato per concentrarsi su AbCellera Biologics, con sede a Vancouver, cofondata con altri ricercatori della University of British Columbia nel 2012.
“Le università sono molto brave a testare nuove idee e a cercare quale strada potrebbe essere efficace”, dice.
L’inclinazione accademica del team ha giocato un ruolo molto importante. Quasi tutte le startup biotech sviluppano una manciata di obiettivi di trattamento, poi passano i successivi 8-12 anni a sviluppare quei farmaci, sperando di portare almeno uno di loro sul mercato. Non è una cosa sicura: meno del 10% dei nuovi farmaci arriva fino in fondo. Ma quando ci riescono, tendono ad essere dei blockbuster: sette dei dieci farmaci più venduti nel 2018 erano trattamenti anticorpali, tra cui il farmaco immunosoppressivo Humira di AbbVie da 19 miliardi di dollari (entrate nette) e il farmaco contro il cancro Keytruda di Merck, che ha generato 11,1 miliardi di dollari nel 2019.
AbCellera ha un approccio molto diverso. Invece di cercare di costruire un’azienda farmaceutica verticalmente integrata, si concentra esclusivamente sul processo di scoperta. Questa è la parte dello sviluppo dei farmaci che è più precoce ed essenziale: è lì che le prospettive di trattamento più promettenti vengono selezionate, sottoposte ai primi test di laboratorio e poi spostate lungo la pipeline.
Ma AbCellera, che ha raccolto 105 milioni di dollari da investitori tra cui Peter Thiel, l’Università del Minnesota e OrbiMed a maggio e che ha raggiunto una valutazione di $4,8 miliardi, offre ciò che potrebbe essere descritto come “scoperta di farmaci as a service”.
Lavora con 90 aziende esterne, compresi i giganti farmaceutici Pfizer, Gilead e Novartis. Queste aziende chiedono alla biotech di trovare anticorpi che soddisfino determinati criteri. AbCellera utilizza quindi la sua tecnologia proprietaria per trovare le prospettive.
Nel suo successo di più alto profilo fino ad oggi, AbCellera ha esaminato migliaia di anticorpi derivati dal sangue di persone che avevano avuto il Covid-19 al fine di identificare gli anticorpi che hanno fatto il miglior lavoro per combattere il virus. Ha poi girato gli anticorpi più promettenti alla compagnia farmaceutica Eli Lilly. I test clinici di uno di questi anticorpi, bamlanivimab, sono iniziati a maggio, appena 90 giorni dopo l’inizio della collaborazione. I test su pazienti con casi lievi o moderati hanno avuto buoni risultati, e nel mese di novembre, l’anticorpo ha ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza dalla FDA.
Il governo federale si è impegnato ad acquistare 950.000 dosi del farmaco per 1,2 miliardi di dollari. Eli Lilly ha emesso una guida a metà dicembre che prevede fino a 2 miliardi di dollari di entrate dai terapeutici Covid-19 nel 2021, la maggior parte dei quali proverrà da bamlanivimab; AbCellera, che ha incassato 25 milioni di dollari solo alla fine di settembre 2020, guadagnerà 270 milioni di dollari su quelle vendite, secondo Credit Suisse.
AbCellera sta anche cercando di accelerare il tempo necessario per sviluppare le sue terapie anticorpali. Farlo in un breve lasso di tempo consente di risparmiare milioni in costi di sviluppo e allo stesso tempo permette ai ricavi di arrivare prima del previsto. “Da una prospettiva finanziaria, ogni anno che si risparmia è un enorme costo opportunità per gli investitori”, dice Gal Munda, un analista di Berenberg Capital Markets. Hansen ora possiede 3 miliardi di dollari, grazie all’IPO del dicembre scorso. Interrogato sulla sua ascesa fulminea nel club dei miliardari, Hansen ha mantenuto un basso profilo: “Sembra solo un po’ surreale”.