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Carlo Frinolli: Siete pronti per il lancio del sistema operativo mobile di Mozilla?

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Il mondo non è finito il 21 dicembre scorso, e sta anche per uscire un altro sistema operativo per telefonini . Siamo spacciati?

Se si trattasse solo di un altro sistema operativo per telefonini per lo meno saremmo annoiati. Ma non è solo questo: è soprattutto un cambio di paradigma nel campo della telefonia mobile.

Firefox OS non è il primo degli ecosistemi mobili che si focalizza sul web, ma è il primo che si focalizza sugli utenti. Ed è stato possibile solo grazie all’unica società che dal 2004 ha questo approccio: Mozilla.

Cos’è successo al web dal 2004 ad oggi, verrà da chiedersi?

Solo 8 anni e mezzo fa la nostra esperienza con questo mezzo era legata a doppio filo a una grande “E” azzurra, simbolo e sinonimo della navigazione su Internet: Internet Explorer 6 di Microsoft.

Ripensiamo ai suoi numeri: oltre il 90% dei computer non aveva alternative alla soluzione predefinita. La diretta conseguenza di questo è che quel che diceva Microsoft era standard de facto, e gli standard che esistevano ed erano codificati dal W3C erano lettera di testimonianza, quando andava bene.

Mozilla, nata nel 1998 rilasciando il codice sorgente di Netscape con licenza open source, lanciò il 9 novembre del 2004 un software che ha radicalmente cambiato la nostra percezione del web: Firefox 1.0.

L’approccio scelto da Mozilla con il proprio prodotto di punta è stato determinante per lo sviluppo del web per come lo conosciamo.

Avendo liberato di fatto gli utenti da un monopolio e contemporaneamente restituendo agli utenti lo scettro del web con il suo “we answer to no one but you”, ha puntato su standard e interoperabilità, permettendo agli utenti stessi, e anche agli sviluppatori, di accedere a strumenti, standard, nozioni e conoscenze condivise per rendere il web un posto in cui non solo ci si informa ma si producono esperienze informative, di svago, di innovazione, di sperimentazione e di produttività che sono diventate parte integrante della nostra vita, puntando anche su sicurezza, privacy, traduzione in 89 diverse lingue, libertà di scelta e qualità del prodotto in termini più generali.

Per rendersi conto di quanto il web sia diventato parte della vostra vita vi basta pensare a come consultate la vostra posta elettronica, gestite le fotografie, condividete file e notizie.

Ormai molto, quasi tutto si è spostato sul web, facendo perdere importanza ai più importanti software desktop in favore di applicazioni web.

L’avvento degli smartphone nel 2007 con l’uscita del primo iPhone ha poi segnato un passaggio epocale nell’immaginario delle persone, seguito da un dominio numerico di mercato di dispositivi con Android stabilitosi negli anni.

Il web è diventato mobile e ci segue quasi dappertutto.

Dal 2008 in poi il concetto di “app” è diventato parte del vocabolario corrente delle persone attraverso la diffusione capillare di smartphone e poi di tablet.

Questo concetto è in genere strettamente legato, a un “programma” o software che mira a una particolare esigenza o, parallelamente a intrattenere gli utenti a mo’ di gioco e passatempo tra i più disparati.

La richiesta si è fatta così serrata che ne è nato un mercato florido per tutti gli attori; le politiche di prezzo inizialmente lanciate dall’App Store di Apple e poi riprese dal Google Market (ora PlayStore) hanno reso le app mobili molto economiche per chi le acquista (meno di 1€ per la maggior parte di esse) e molto profittevoli per chi le sviluppa in alcuni casi eclatanti. Si pensi a Whatsapp, a Angry Birds o Instagram; agli sviluppatori dei principali linguaggi per le app quali Objective-C,( Apple iOS) e Java (Android SDK), che pure numericamente non sono che centinaia di migliaia nel mondo, sono quindi diventati molto richiesti.

La diffusione di questi due principali sistemi operativi mobili ha anche ingenerato un altro tipo di richiesta: app in doppia versione Android e iOS. Il ché significava avere per le mani qualcuno che maneggiasse i due linguaggi nativi: Java e Objective-C. App che, a meno di illuminate e volontarie scelte degli sviluppatori, non danno la possibilità di consultare il proprio codice sorgente.

Non entreremo nei dettagli tecnici, ma usando contemporaneamente smartphone e computer stiamo assistendo a una osmosi dell’esperienza utente tra “app” e “siti web”. Vediamo spesso che app e prodotti web tendono a somigliarsi sempre di più, senza sapere davvero cosa ci sia sotto in termini tecnologici.

Non che sia necessario saperlo per tutti gli utenti, ma se ci fermiamo a pensare un secondo a quel che poc’anzi descrivevo, sappiamo almeno che esistono 2 linguaggi predominanti per le app. E potremmo sospettare che nessuno dei due sia “buono” per i siti web.Sappiamo invece da “nostro cugino”, esattamente quello che fa i siti a 50€ ciascuno – il vero incubo di ogni web designer – che i prodotti web si realizzano con altri tre ingredienti di base: l’HTML, il CSS e il Javascript (no, non c’entra con Java).Che, by design, hanno un codice consultabile e aperto.

Un passaggio logico piuttosto semplice è chiedersi: ma se le esperienze utente si stanno uniformando, perché continuare a dover produrre 3 versioni diverse per 3 piattaforme “diverse”? Ovvero Android, iOS in termini di app e web?

È proprio questo il selling point di Firefox OS: Write once, deploy everywhere.Utilizzare solo gli standard di sviluppo del web per poter avere la stessa identica app, con la stessa esperienza d’uso e in futuro perché no, gli stessi dati, su piattaforme differenti.Il tutto con l’approccio aperto, collaborativo e supportato dalla community che caratterizza da sempre Mozilla. E non è una dichiarazione d’intenti: è una prassi.Tanto che tutto il codice sorgente del sistema operativo è reperibile su github .

E anche le app se sono scritte totalmente con tecnologie web, sono a codice aperto.

Cosa cambia? Da un punto di vista del numero di sviluppatori, un mondo.

Il numero di chi può sviluppare una web app è dell’ordine dei milioni. Di tecnologie chiuse non se ne devono imparare, al netto di un po’ di documentazione.

Non è una piattaforma chiusa a telefoni Firefox, o applicazioni su Firefox per il computer, ma potranno girare su Android su Firefox (la versione di sviluppo di Firefox ha già il Marketplace delle app) , o su altri browser semplicemente perché sono siti web.Siti web particolari a cui si aggiunge una “descrizione” detta manifesto che le può trasformare, sulla piattaforma che le riconosce, in una vera e propria app.

Il progetto è giovane, l’approccio è completamente aperto. La data di uscita al momento non c’è. Le presentazioni si stanno susseguendo in tutto il mondo. Se volete scoprirlo in Italia, Mozilla e nois3lab vi invitano il 26 gennaio prossimo al Lanificio 159 a Roma.

CARLO FRINOLLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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