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Carlo: “Perché solo l’arte può salvare il futuro delle aziende”

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Vi è mai capitato di controllare continuamente lo smartphone durante una presentazione? Di concludere un meeting aziendale senza ricordare quale fosse l’obiettivo da raggiungere? Di non riuscire a tenere traccia o dare senso a tutto quello che viene detto in una conferenza? Di discutere senza trovare un terreno comune da cui partire per immaginare una soluzione?

Se la risposta ad almeno una di queste domande è “sì”, vi interesserà il resto di questo articolo.

All’inizio c’era lo scribing, che potrebbe essere definito come “l’ arte di prendere appunti grafici”: un discorso viene sintetizzato graficamente, creando connessioni fra gli argomenti e mappando i contenuti principali. Il concetto di mind mapping, introdotto dal cognitivista inglese Tony Buzan , è stato implementato da numerosissime aziende, multinazionali, organi governativi e addirittura atleti olimpici.

Altri pionieri del settore sono Matt e Gail Taylor, che dagli anni ’80 si occupano dello sviluppo di strumenti e metodologie che aiutano a risolvere problemi complessi, accelerando e facilitando la collaborazione tra colleghi.

Nel tempo, competenze nel campo del design e della tecnologia hanno reso possibile un rinnovo della visualizzazione per renderla più fruibile e accessibile al pubblico (se digitale, infatti, può essere condivisa più velocemente), mentre la neurologia ha fornito gli strumenti necessari per influenzare il modo in cui avviene una conversazione.Ormai non si tratta più soltanto di visualizzazione o graphic recording, ma di vera e propria facilitazione grafica.

La facilitazione grafica può essere definita come la traduzione del linguaggio parlato in una combinazione dinamica di immagini e parole il cui scopo è arricchire, semplificare e stimolare il dialogo e la comprensione.

Unisce quindi un aspetto grafico di approccio visivo ad un aspetto di semplificazione: diversi studi, infatti, dimostrano che la vista è uno strumento più potente dell’udito, in particolare per quanto riguarda la memoria.Jerome Bruner, psicologo della New York University, ha provato come le persone ricordino soltanto il 10% di quello che sentono, il 20% di quello che leggono, e l’80% di quello che vedono e fanno.I facilitatori grafici rappresentano la comunicazione in modo che sia contemporaneamente piacevole all’occhio e funzionale, agevolando un’esplorazione più profonda dei contenuti, che vengono “trattenuti” meglio e più a lungo. Questa è anche una diretta conseguenza della versatilità del metodo, che si presta ad assecondare i formati più disparati: le visualizzazioni possono essere realizzate su fogli, lavagne, strumenti digitali (eventualmente collegati a proiettori), muri, presentazioni, illustrazioni e video – tutti media che è possibile rivedere in un secondo tempo, dopo l’evento, in modo che anche gli assenti possano essere coinvolti, favorendo la nascita di nuove conversazioni.

Durante queste sessioni le idee prolificano più velocemente e i pattern convergenti (e divergenti) emergono più chiaramente, aiutando i partecipanti a trovare un terreno comune da cui partire e migliorando le dinamiche di gruppo – particolarmente utile se ci si trova ad affrontare temi complessi e in contesti multiculturali.

Cambiare il modo in cui si ha una conversazione può davvero portare a risultati diversi, basti pensare alla differenza che c’è tra il creare coinvolgimento nelle persone raccontando storie e il semplice elencare i contenuti. La visualizzazione, inoltre, enfatizza e approfondisce lo scopo che si persegue e per cui è stato, per esempio, convocato un meeting: vedere i problemi, e non solo percepirli, aiuta a renderli più comprensibili e “tangibili”.

Chi può quindi beneficiare di una sessione di facilitazione grafica?Più realtà di quelle che probabilmente si immaginano: multinazionali che devono creare allineamento tra le loro parti, aziende di tutte le dimensioni che si trovano a dover affrontare, risolvere o sciogliere complessità, comunità che devono sintetizzare e comunicare in maniera efficace e innovativa, eventi con lo scopo di coinvolgere e favorire la circolazione d’idee.

Chiunque voglia raccontare se stesso, rendere più coinvolgente una presentazione, definire e condividere la visione futura della propria impresa.Le possibilità sono praticamente infinite e la natura flessibile della facilitazione grafica permette di esplorarle tutte: keep changing techniques to keep audiences engaged.

Qual è il nostro ruolo in tutto questo?We make it easy. E nessuna di queste parole è lasciata al caso.

  • We perché siamo un network di persone, un team organico frutto di collaborazioni e amicizia, dove vengono continuamente scambiate competenze ed esperienze.
  • Make perchè facciamo, proviamo, sbagliamo, (r)innoviamo, (ci) incuriosiamo, sperimentiamo, ci adattiamo.
  • Easy perché facilitiamo le interrelazioni tra le persone, semplifichiamo le cose, rendiamo facile il difficile.

Siete curiosi?Scriveteci o ancora meglio venite a trovarci nel nostro studio a Bologna, uno spazio dinamico e accogliente che, come noi, si rinnova costantemente.

Bologna, 8 aprile 2014Alfredo CarloHousatonic Design Network ; www.housatonic.eu

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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