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Caro Ballmer, sono pazzi (e innovatori) questi romani

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Caro Steve,

mi perdonerai il tu, ma nelle ultime settimane abbiamo molto lavorato all’evento di World Wide Rome che ti vedrà protagonista il 5 novembre a Roma, e a furia di vedere e rivedere l’organizzazione e l’agenda sei diventato per noi tutti qualcuno di familiare e, come spesso accade agli italiani quando rivedono qualche amico dopo un po’ di tempo, nell’incontrarti mi viene voglia di raccontarti qualcosa di noi e, nel farlo, sperare di farti sentire più vicino quello che sta succedendo nel mondo dell’innovazione in questa magnifica e contraddittoria città che è Roma.

Negli ultimi 24 mesi l’innovazione, intesa come ricerca di nuovi modelli di sviluppo imprenditoriale, è diventata, per via della perdurante crisi economica e dei suoi riflessi occupazionali, uno dei temi maggiormente discussi sui media nazionali.

Insieme alla parola “innovazione” ha finalmente fatto il suo ingresso nel vocabolario del grande pubblico anche la parola “startup” ed oggi non c’è praticamente giornale, o trasmissione televisiva, che non voglia avere qualche startupper tra i suoi ospiti. Questa improvvisa notorierà un po’ spaventa, perché quello che sino a due anni fa era un circolo di pochissime decine di persone ora si scopre ricco di centinaia di migliaia di esperti di innovazione e startup, ma dall’altro costituisce un’opportunità importante di sviluppo e di crescita.

In tutto il Paese c’è un fiorire di attività di supporto alle startup e devo dirti che ce ne sono diverse di grande interesse in vari punti della nostra penisola. Per quanto riguarda però le startup operanti in alcuni ambiti applicativi, però, quello che sta accadendo a Roma è qualcosa di incredibile.

Come forse saprai, Roma è la più grande città europea in termini di studenti universitari: un incredibile bacino di potenziali talenti che oggi iniziano a guardare con sempre maggiore interesse al mondo dell’innovazione, al fenomeno delle startup a quella che, qualche tempo fa, il direttore di questo blog ha chiamato “innovazione senza permesso”.

Ed è sull’onda della disponibilità di questi talenti che si stanno svolgendo in questa città alcuni degli esperimenti più innovativi in Italia. Esperimenti che nascono dal basso e poi si sviluppano realmente senza chiacchiere e senza permesso, appunto. E’ a Roma che si svolge il Codemotion, il più grande evento europeo riservato agli sviluppatori e a chiunque sia interessato alla digital innovation (ed è dal suo headquarter romano che Codemotion sta iniziando a conquistare l’Europa), ed è qui che è nato Indigeni Digitali, il più grande network di persone interessate allo sviluppo della cultura digitale in Italia.

E’ a Roma che è nata InnovAction Lab, con la sua sorprendente capacità di creare startup innovative e capace di attrarre, grazie ai suoi risultati, l’interesse delle grandi organizzazioni USA di sostegno all’educazione imprenditoriale.

Infine è Roma che senza che nessuno se lo aspettasse, grazie alla vision di alcuni e alla collaborazione con un ente pubblico finalmente capace di scegliere bene, sta diventando, con la sua faire, il centro di attrazione del movimento dei Makers europeo.

Non passa quasi giorno che in città non ci siano eventi riservati a chi voglia fare innovazione e startup, eventi spesso organizzati in qualche bar o in qualche aula universitaria da giovani interessati a questo mondo, il numero delle startup che operano sul territorio è oramai elevato e ce ne sono diverse che iniziano ad essere note non solo a livello nazionale, ma anche europeo e mondiale (una di queste, Atooma, ha quest’anno vinto il premio come migliore app al mondo!). Mentre sino a qualche mese fa non avevo mai incontrato nessuno straniero a questi eventi locali, ora è abbastanza frequente incontrare ragazzi provenienti da altri paesi che collaborano con le nostre startup. Da questo punto di vista, la capacità della città di attrarre ragazzi in viaggi di studio o di piacere, sta producendo importanti effetti di buona contaminazione sul territorio.

Nelle ultime settimane a Roma sono passati il CEO di Intel, il chairman di Google e, ovviamente!, il CEO di Microsoft e sempre più spesso sono ospitati eventi di grandi aziende innovative (è da pochi giorni che si è chiusa la prima Facebook Hackathon e poche settimane prima ancora si erano svolti gli eventi di Google e Microsoft): la quantità e la qualità degli eventi era qualcosa che non si era mai vista prima.

Il livello qualitativo dei blog italiani sui temi dell’innovazione sta diventando pazzesco e molti dei migliori blogger sono qui in città: persone, spesso giovani, che i grandi media ancora non hanno scoperto, ma che stanno supportando la crescita del movimento con la loro passione e le loro capacità di analisi sempre utili.

A livello di comunicazione l’ecosistema romano inizia a lavorare in modo coerente e con efficacia, e in questi giorni sta per essere rilasciato StartupRoma!, il primo portale capace di raccontare, finalmente anche in inglese, cosa stia accadendo in città.

Mentre a livello politico si fa poco o nulla, negli ultimi mesi in questa città hanno aperto le operazioni almeno tre acceleratori privati e il numero di startup finanziate da soldi privati è oramai significativo. Per un Paese ed una città in cui le uniche startup erano gli spinoff universitari finanziati da fondi europei è un cambiamento epocale!

Lo so che visto dal tuo ufficio di Redmond, può sembrare che nulla di nuovo accada in Italia, ma se tu potessi vedere il fermento che c’è sotto l’apparente calma esterna, la febbrile attività di tanti giovani in gamba, la loro fame di conquistare il mondo, la disponibilità di chi ce l’ha fatta a dare una mano, la voglia della parte migliore di questo Paese di dare una svolta, allora saresti eccitato proprio come lo sono io.

Ancora molto resta da fare, Steve, ma credimi stiamo lavorando sodo per sorprenderti a partire da Roma.

E ci riusciremo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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