Gentile redazione,
sono Daniele Tatasciore, scrivo su Twitter sotto il nick @cancellate e ho molto apprezzato i vostri articoli, in particolare quello di Mario Cucinella. Non perché ci sia scritto qualcosa di positivo per L’Aquila, ma perché è stato bello leggere fra le righe una dimostrazione d’affetto nei confronti della città. Grazie!
Tengo a precisare che non sono un aquilano, ma da molti anni studio all’Università della città e quindi mi sento come adottato dal capoluogo. Mi piaceva davvero L’Aquila. Secondo me, era una delle più belle città d’Italia.
Parlo al passato perché non possiamo far finta di non vedere la realtà in cui viviamo oggi. Il nostro centro storico è abbandonato, e la vita sociale si è dovuta trasferire altrove, verso la periferia.
Ora gli aquilani sono lì, me compreso.
Negli ultimi tre anni ho assistito all’ingessatura della città, puntellata e lasciata come sospesa sopra le sue stesse macerie. Prima abitavo in una casa del centro, era in via Sallustio, proprio dove ora vige la zona rossa. A due passi dal mio palazzo c’era il teatro S.Filippo: uno dei tanti edifici storici che facevano dell’Aquila un posto meraviglioso.
Oggi è inagibile, come tanti altri teatri colpiti dal terremoto. L’unico ancora aperto è il Ridotto del Teatro Stabile d’Abruzzo. Ecco perché, da studente, il progetto di costruire un nuovo teatro subito dopo il sisma mi sembrava una buona idea per ripartire subito.
Una struttura, anche provvisoria, avrebbe aiutato la città a riprendersi. A ricostruire il tessuto sociale, tanto lacerato dal terremoto che ha cancellato i luoghi di incontro.
La storia di Cucinella l’ho letta qui per la prima volta, ma in compenso ve ne posso raccontare un’altra.
Sulla collina del Castello, nel centro storico dell’Aquila, a ridosso della Fontana Luminosa, un cantiere lo hanno aperto. È quello dell’Auditorium progettato da Renzo Piano. Si tratta di una struttura provvisoria che sorgerà in uno spazio verde ai piedi del Forte Spagnolo.
Bene, da studente penso subito: bella iniziativa. Ma poi scatta qualcosa, e cerco di vedere i fatti in modo più oggettivo. Il progetto è datato 5 dicembre 2009. Ma i lavori li hanno avviati solo il 6 marzo 2012. Quasi tre anni di stop e un budget da 5 milioni di euro mi sembrano un po’ troppi. Poi penso: il 6 e 7 maggio ci sono le elezioni comunali.
Inoltre, ci sono dubbi sull’iter amministrativo: alcuni politici aquilani e l’associazione Italia Nostra sostengono che la giunta abbia approvato il progetto scavalcando il consiglio comunale. Comunque sia, ora il cantiere è aperto, mentre il Teatro Stabile è coperto: le foto che ho scattato dimostrano ciò che vedo.
Penso che costruire un auditorium provvisorio con tre anni di ritardo sia una manovra ben calcolata. In ballo non c’è solo la campagna elettorale, ma la volontà di rinviare ancora discorsi, incontri, progetti e soprattutto lavori nel centro storico. E poi, cos’è questa smart city tanto sbandierata dalle istituzioni? Gli aquilani sono d’accordo con questo progetto?
Ripeto, da studente mi piacerebbe molto sapere che all’Aquila nascerà un luogo d’incontro dove posso andare a piedi. Ma come persona responsabile inizio a domandarmi se quei 5 milioni non sarebbe stato meglio spenderli per ristrutturare i teatri del centro.
Si sarebbe potuto fare tanto, di definitivo soprattutto.
Costruire un teatro provvisorio per il Conservatorio ci è costato meno di un milione di euro. Bene, la mia domanda è questa: quanti teatri avremmo potuto riaprire con 5 milioni?
Lo chiedo anche a Jovanotti e agli artisti che hanno inciso il singolo “Domani” oppure alla Pausini e le “Amiche per l’Abruzzo”, che per questa causa hanno fatto molto, raccogliendo fondi che però sono stati congelati a causa di iter burocratici e scuse inacettabili, soprattutto per una città persa come L’Aquila.
In attesa di leggere le risposte a queste domande, invio un forte in bocca al lupo a tutta la redazione di CheFuturo!. Ancora grazie.
Cordiali saluti, Daniele Tatasciore