Il 6 Novembre Massimo Gramellini ha pubblicato su La Stampa un breve articolo dal titolo “abbasso gli algoritmi” che inconsapevolmente è il miglior manifesto di alcuni dei motivi alla base del declino Italiano.
Gramellini infatti si diverte a dileggiare un lavoro di Jon Kleinberg nel quale attraverso l’analisi di dati dei social network si propongono degli algoritmi per l’identificazione dei legami di natura sentimentale.
Definisce Kleinberg e gli scienziati come lui “manichini del sapere moderno” che si “illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette…”.Purtroppo chi sembra domare le proprie insicurezze attraverso l’arroganza del giudizio è proprio Gramellini che cade nella trappola di commentare un articolo scientifico senza aver letto il manoscritto originale e conoscere il contesto delle attività scientifiche all’interno di cui il lavoro si colloca.
Kleinberg è uno dei più brillanti computer scientist al momento. Il lavoro è serio ed estremamente tecnico. Un ricercatore in gamba impiega almeno una settimana di lavoro a capire le implicazioni e gli algoritmi contenuti nel manoscritto. Soprattutto, al di la della pubblicistica banalizzante che ha tratto in inganno Gramellini, questo è un lavoro serio che indica come è possibile identificare relazioni sociali specifiche all’interno dei complessi database dei network sociali.
Il lavoro è parte dell’area delle scienze sociali computazionali che sta definendo nuove teorie e strumenti algoritmici che permettono di aprire le porte alla comprensione di fenomeni come la predizione della diffusione delle epidemie e la definizione di nuove tecnologie per le ICT sociali. Inoltre apre scenari molto seri sulla privacy e l’etica dell’uso dei dati, argomenti di grande attualità che occupano quotidianamente la prima pagina dei giornali.
Nonostante tutta la stima che nutro per lui, Gramellini sembra dimentico di tutto questo e si lancia una arguta invettiva che sbeffeggia la categoria degli scienziati come Kleinberg definendoli “per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro” implicitamente contrapponendoli ad altri intellettuali con il cuore pieno di passione e gli occhi puntati a tirare calci agli algoritmi.
Questo argomentare è il più chiaro esempio di quella arrogante cultura antiscientifica che affligge l’Italia dai tempi di Benedetto Croce e che sta affondando il nostro Paese.
Perché tirare calci agli algoritmi e avere l’arroganza di criticare senza capire è quello che ha creato una classe dirigente che non riesce a comprendere il mondo moderno.
E ha trasformato l’Italia in un paese dove il pensiero scientifico, la forza della tecnologia e l’amore per l’innovazione sono considerati valori minori, da dileggiare con superiorità. Come nel pezzo di Gramellini.
Un vero peccato. Questa anticultura sta relegando l’Italia ad un decadimento profondo, ad un dibattito ombelicale e stantio mentre il mondo intorno si muove per generare e sfruttare nuovo sapere. Grazie anche agli algoritmi di Kleinberg.