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Caro Tim Berners-Lee, perché non facciamo l’Internet delle periferie?

innovaizone

Carissimo Tim BernersLee,

perdonaci per l’inizio un po’ banale, ma quello che hai pensato insieme a Robert Cailliau e a un po’ di altre belle teste, e poi realizzato 25 anni fa, ha cambiato la vita di tutti, compresa la nostra, che giorno dopo giorno riusciamo a fare meglio il nostro lavoro, e a comunicare meglio, e ad avere più opportunità, e a vivere meglio, grazie ad Internet e al world wide web.

Lo vogliamo dire? E diciamolo! Moretti e Strazzullo, che saremmo noi, con i nostri trent’anni di differenza, non solo non possiamo fare a meno dello straordinario mondo che hai inventato, ma facciamo fatica finanche a pensarci, a essere, senza di esso.

Certo che per andare dove volevi andare c’è voluto anche un pizzico di serendipity, e che vuol dire, per produrre la sua scoperta per genio e per caso il dato imprevisto, anomalo e strategico doveva essere osservato da una mente molto preparata come la tua, se non fosse stato così tutto si sarebbe fermato a Enquire, non ci sarebbe stato il cambiamento di paradigma e sarebbe stato un gran peccato per l’umanità.

A proposito, visto che ci siamo sappi che il video nel quale racconti del memo che usasti come appunto – “il web è diventato una necessità” -, ci stupisce ogni volta, perché insomma l’idea del futuro che sta proprio lì, sulla tua scrivania, ha il fascino che dura nel tempo.

Perché abbiamo pensato di scriverti? Perché vogliamo parlarti della parte di questa bella storia che ancora non si è realizzata e che se non ci mettiamo mano tutti assieme rischia di non realizzarsi mai. A nostro avviso è una parte importante, altrimenti non ti avremmo disturbato. Così importante da mettere in discussione il concetto stesso di rete, che per definizione non ama le gerarchie, è orizzontale, predilige la condivisione, la fiducia, l’eguale offerta di opportunità, il superamento di concetti come centro e periferia.

Eccoli qui i nostri due tag, le nostre due parole chiave, centro e periferia, che poi le possiamo tenere assieme in un solo concetto: rapporto tra centro e periferia. Perché è vero che tutte le periferie hanno una propria specificità, ma è vero anche che hanno tutte gli stessi problemi ed è vero soprattutto che per quanto si provi a connetterli questi spazi, questi luoghi che vibrano dalla voglia di rivelarsi e di diventare a loro volta nodi della grande rete che tu hai inventato e insieme, tutti, abbiamo costruito, non sono mai sufficientemente connessi, non hanno mai davvero eguali possibilità, finisce sempre come quando guardi un video su youtube e la linea non funziona bene e la rotellina del buffering comincia a girare.

Insomma non c’è bisogno di scomodare John Rawls e la sua teoria della giustizia per capire che non basta dire che “con un link possiamo andare ovunque”, che “tutti possiamo fare tutto”, che “se abbiamo una buona idea abbiamo più possibilità di realizzarla”, che poi in parte è anche vero, perché in queste faccende qui non è come guardare un video o ascoltare un brano musicale, che per quanto sia un problema, uno si mette lì con pazienza e aspetta. Qui stiamo parlando di possibilità, di futuro, di talenti, di potenzialità, di capacità che non possono aspettare in eterno, che vanno fatte circolare, che vanno messe in condizione di diventare nodi e hub e per per questa via di moltiplicare le opportunità anche, verrebbe dire in primo luogo, per quelli che sono stati iscritti dalla lotteria sociale, senza che ne avessero alcuna colpa, nel club degli svantaggiati.

Ecco, carissimo Tim, ci piacerebbe che per una volta cambiasse davvero l’ago della bussola, che quando si discute di Rete lo si facesse anche da questo punto di vista, il punto di vista di quelli che non stanno al centro ma in periferia, non stanno a Nord ma a Sud, in tutte le periferie e in tutti i Sud delle città, delle nazioni, del mondo.

Lo vogliamo dire? E diciamolo. Contiamo sul tuo aiuto, e però nel frattempo non ce ne stiamo con le mani in mano, cerchiamo come ogni volta di portare il nostro piccolo mattoncino, che in questo caso si chiama West4, West come la frontiera, come la nuova terra da conquistare e come le quattro parole che formano l’acronimo: Work, Education, Social, Technology. 4 come “for”, perché il nostro format non è “contro” è “per”, e perché per adesso cercheremo di portarlo in ogni periferia d’Italia, per l’Europa e il mondo ci pensiamo poi, una cosa alla volta, che il lavoro è tanto e noi siamo pochi.

Proprio così, sarà la prima iniziativa dell’Osservatorio #lavorobenfatto che insieme a Cinzia Massa abbiamo appena costituito, racconteremo le competenze e il lavoro, la serietà, l’impegno e l’ingegno con con cui nelle periferie italiane si produce cultura e innovazione.

L’edizione numero Zero si terrà a Secondigliano, nella seconda metà di Ottobre 2014, la organizziamo assieme al Laboratorio di Riscatto Secondiglianese (Larsec), un progetto ideato e promosso da Michele Somma e Vincenzo Strino, altre due belle teste, un altro nodo importante, un altro hub che condivide e moltiplica la nostra ricerca. No no, non nostra non nel senso di Moretti e Strazzullo, nostra nel senso di tutti quelli che in vario modo contribuiscono a diffondere questo approccio e questa cultura, anche tu Tim, perché anche se il tuo web ha riempito le nostre vite di connessioni, di condivisioni e di living links il tuo lavoro non è ancoro finito, c’è da mettere su il world wide web delle donne e degli uomini di questo mondo, e il tuo contributo continua a essere determinante.

Noi ci contiamo Tim,e intanto ti inviamo il nostro abbraccio più affettuoso e grato.

Napoli, 22 luglio 2014Alessio Strazzullo e Vincenzo Moretti

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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