Il calciomercato è un circo, che resta affascinante anche col trascorrere degli anni. Una volta si faceva tutto nei box riservati ad ogni società presso l’hotel milanese deputato. Successivamente, per lavorare lontano da occhi indiscreti, si iniziarono a colonizzare altri alberghi oltre a quello “ufficiale”. Poi il mercato è diventato senza limiti spazio-temporali. Ci si incontra dovunque, ultimamente è tornata di moda la Versilia (“vertice al Forte tra il presidente X e l’ad Y, sul piatto i cartellini di Tizio e Caio!”), senza contare che a termini di regolamento i mesi in cui si possono depositare i contratti sono tre – luglio e agosto per la sessione estiva, gennaio per quella invernale – ma che in realtà anche maggio, giugno e dicembre profumano di domande e offerte, trasferimenti da chiudere a titolo definitivo ma anche in prestito con diritto o obbligo di riscatto.
Le comproprietà, invece, sono andate in pensione.
Lino Banfi in una scena del film “L’allenatore nel pallone” (1984)
Digressione voluta, più che altro premessa necessaria. Anche il calciomercato si è infatti evoluto, adattandosi agli ormai canonici mezzi di comunicazione. Sia chiaro, il vecchio sistema è ancora in voga: un quartier generale a 5 stelle all’ombra della Madonnina esiste sempre, con il relativo box della Lega la cui porta viene fatidicamente chiusa al suonare del gong.
Ma da qualche tempo anche in Italia non è più strettamente necessaria la presenza fisica per perfezionare una trattativa, i documenti vengono scambiati via mail e per le firme basta la PEC: easy.
O forse no, malgrado il calendario ci suggerisca che è in corso l’anno 2015 d.C.
Infatti nella convulsa ultima ora di mercato qualche affare è misteriosamente saltato. Si è ricamato tantissimo sul caso Soriano, il centrocampista della Sampdoria convintosi alla fine ad accettare il Napoli – dopo aver sognato il Milan del suo mentore Mihajlovic – ma rimasto inopinatamente a Genova. Si era parlato di intoppi con la mail perché il calciatore era a Coverciano, in ritiro con la Nazionale, ma in realtà il suo ok era arrivato diverse ore prima della deadline delle 23. Diamo per buona al riguardo la ricostruzione dei più accreditati addetti ai lavori, dai giornalisti sportivi esperti di mercato allo stesso avvocato Antonio Romei, braccio destro dell’istrionico Massimo Ferrero e direttore generale de facto della Samp. L’operazione è saltata perché il presidente del club partenopeo, Aurelio De Laurentiis, attua una politica tutta sua in materia di diritti di immagine dei propri tesserati: roba che solitamente può complicare la redazione di un contratto relativo a un Cristiano Ronaldo, non certo quando il soggetto è un Soriano qualsiasi, con tutto il rispetto per il bravo Roberto.
Il mezzo telematico chiama invece in causa altri due profili: quelli del giovane attaccante brasiliano Bruno Gomes e del quotatissimo portiere David De Gea.
Il primo ceduto dall’Internacional di Porto Alegre al Genoa, il secondo oggetto di negoziati tra Manchester United e Real Madrid. Club appartenenti a Federazioni diverse: in questo caso che succede? A regolamentare i trasferimenti internazionali ci pensa la FIFA, l’organismo di vertice, con il suo TMS (Transfer Matching System), software utilizzato per registrare tutte le operazioni transfrontaliere. Ebbene, verosimilmente il sodalizio ligure riuscirà a tesserare Bruno Gomes perché entrambe le società hanno “matchato” – azzardato neologismo – alle 22.57 ora italiana, ossia a 3 minuti dalla fine della sessione estiva. Soltanto che la notifica al sistema della Lega Serie A è arrivata qualche secondo prima delle 23.01, dovrebbe però far fede il primo orario.
Invece David De Gea è rimasto in Inghilterra, con conseguenti strali a suon di comunicati ufficiali delle due società: versioni ovviamente discordanti sul timing di accesso al TMS. Trattativa complicata anche dall’inserimento (oltre ad un conguaglio a otto cifre) di una contropartita tecnica, Keylor Navas, che avrebbe dovuto percorrere il tragitto inverso e sbarcare all’Old Trafford. Un’operazione importante, delicata e della quale si parlava da mesi: eppure due delle maggiori corazzate economiche dell’intero movimento pallonaro si sono ridotte all’ultimo giorno per raggiungere gli accordi: la poca confidenza con gli strumenti informatici, sommata alle lungaggini del caso, ha fatto sfumare un trasferimento sensazionale.
Non sono i soli casi ad aver avuto quest’esito. Tutti ricordano la rabbia di Mino Raiola il quale aveva tentato in tutti i modi di chiudere il trasferimento di Kasami, un suo assistito dal Fulham al Pescara. A cosa è dovuta la rabbia del povero Mino? Ad un’incertezza del presidente del Pescara? Ad un mancato accordo con il giocatore? Ad un Retrofront del Fulham? Nulla di tutto questo il trasferimento è saltato perché nell’albergo dove veniva svolta quella sessione di mercato è saltata la connessione. Le corse nei box della lega del procuratore sportivo sono state vane, Kasami restò dov’era. Ma non fu un caso isolato di quell’inverno.
La stessa sorte toccò a Felipe Anderson, attuale giocatore della Lazio che avrebbe dovuto vestire la casacca biancoceleste 6 mesi prima del suo sbarco nella capitale. Il motivo perché ciò non è accaduto è paradossale: nonostante tutte le parti in causa avessero dato l’assenso all’operazione, un fax s’inceppa e rende vani tutti gli sforzi.Quell’ultimo giorno di mercato invernale del 2013 fu una tragedia perché dopo quelli appena descritti anche un altro trasferimento non si concretizzò in quella data, il passaggio di Andrea Poli dalla Sampdoria alla Juventus, il motivo? Un dettaglio burocratico.
Il mercato è un mondo con le sue leggi e con le sue regole, non ammette dunque ignoranza.
Una delucidazione in merito può esserci data da Stefano Pedrelli, dirigente del Bologna, il cui compito era quello di compilare la busta per la comproprietà (adesso abolita nel sistema calcistico italiano) di Emiliano Viviano. Il portiere è virtualmente degli emiliani i quali nella loro busta hanno inserito un importo, 4 milioni e 720 mila euro superiore a quello proposto dall’Inter(4 milioni e 200 mila euro). Il giocatore però clamorosamente sarà nerazzurro. Il motivo? Pedrelli sbaglia a compilare un modulo.
Gli errori non sono un diktat solamente italiano. Un caso limite riguarda la scorsa sessione di calciomercato inglese. Il Manchester United acquista dal Monaco Falcao ma la compilazione dei moduli termina dopo la mezzanotte. A differenza della Lega di Serie A, la Premier è più permissiva, concede ai club una deroga di 3 ore e così oltre al trasferimento del Colombiano possono prender forma dei movimenti di mercato ad esso collegato: Danny Welbeck passa all’Arsenal e Hatem Ben Arfa all’Hull City.
Ma l’episodio che più rappresenta le stranezze del calciomercato si verifica nel 2008. Diego Milito, giocatore del Saragozza sta per tornare al Genoa. Il trasferimento si conclude sul filo di lana, la porta si chiude, sembra l’ennesima beffa ma Federico Pastorello, manager del giocatore si inventa un colpo da maestro: lancia il contratto oltre la porta permettendo il corretto completamento del trasferimento.
Queste situazioni tragicomiche, “alla fantozzi” si scontrano con la realtà del campo, che dopo l’esperimento degli arbitri d’area i cui risultati non sono stati quelli sperati, ci si è finalmente aperti alla tecnologia, grazie alla Goal Line Tecnology, che consiste nell’installare dei sensori nei pali ed uno nel pallone in modo che ogni qualvolta la sfera superi la linea di porta un display luminoso avverte l’arbitro che segnala il goal.
Ma tornando sulle situazioni sovra citate, per quanto assurde e sull’orlo del ridicolo sono inconvenienti che al tifoso medio piacciono in quanto lo tengono ancorate alle passioni antiche ad un modo di vivere questo sport che grazie alla freddezza del digitale stà scomparendo, ma che sono mantenute in vita dalla corsa del procuratore piuttosto che il lancio di un contratto. Perché cosa sarebbe in fondo il calcio se non fosse in grado di trasmetterci emozioni?