Cerco soci per una startup che cambi il mondo e l’uso di Internet

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Negli ultimi dieci anni la tecnologia delle telecomunicazioni ha dato vita a un progresso senza precedenti nella storia dell’umanità. Ma ha generato anche qualche spiacevole inconveniente.

Ognuno di noi si trova a dipendere da un terminale della rete, uno smartphone dal quale non ci allontaniamo mai più di venti centimetri nel corso della giornata. È un oggetto potente ma complesso, intrinsecamente fragile, che va protetto, e del quale ci prendiamo cura spesso più di quanto non facciamo verso noi stessi.

Non è raro il caso in cui, presi dai nostri mille impegni, trascuriamo il pranzo pur di alimentare il nostro prezioso device. E se per caso non ci riusciamo, succede che ci abbandoniamo a quel tipo di agitazione che presto sfocia in compulsione.

Cerchiamo una presa elettrica, un alimentatore o almeno solidarietà umana per la nostra prossima condizione di disconnessi dalla rete.

Ecco perché io credo che sia nostro dovere impegnarci per rendere il mondo un posto migliore dove vivere, dove crescere i nostri figli e dove avere più tempo per noi stessi. Io voglio essere libero dal terminale telefonico. Voglio portare con me soltanto le mie credenziali di identità e connettermi dovunque mi trovi, in qualunque momento.

Immagino di muovermi in un mondo nel quale ogni spazio con cui interagisco mi riconosca e si adegui in tempo reale a me, alle mie esigenze ed alle mie preferenze. Un mondo nel quale l’individuo sia al centro di tutto. Un mondo dove il mio appartamento mi accolga al mio ingresso.

E sia anche in grado di capire il mio stato d’ animo, così da propormi una colonna sonora adeguata, prima di raccontarmi i fatti salienti della giornata e ricordarmi gli eventuali impegni in agenda.

Immagino un mondo nel quale il mio mezzo di trasporto si preoccupi da solo di determinare il miglior percorso in funzione del traffico, e che per farlo si connetta alla rete ed interagire con essa in autonomia. Mentre, dentro l’abitacolo, i sedili si regolano da sé in funzione della mia corporatura.

Un mondo nel quale, passeggiando per la strada, io possa accedere con facilità ad una molteplicità di servizi attraverso il semplice riconoscimento della mia identità. Vi assicuro che i miei non sono i vaneggiamenti di un folle e che non sono uno scrittore di fantascienza.

I mezzi e le tecnologie per realizzare questo – e molto altro – sono già disponibili. Quello che manca è la reale capacità di trasmettere il giusto orientamento all’industria.

Oggi, la maggior parte di noi è assuefatta ad un sistema nel quale pochissime aziende governano il rapporto domanda-offerta delle tecnologie innovative presenti sul mercato. I grandi colossi cercano di scimmiottarsi a vicenda – spesso con risultati modesti – e i consumatori scelgono i prodotti dell’uno o dell’altro senza avere mai raggiunto un livello di comprensione effettivo di ciò che stringono tra le mani. Troppo spesso si basano su considerazioni che nulla hanno a che fare con il contesto tecnologico.

Il risultato è deludente: le industrie continuano nella propria politica di innovazione fatta a piccoli passi, dove i ritmi di lancio dei prodotti sul mercato sono scanditi dal volume delle scorte in magazzino piuttosto che dal reale progresso dell’innovazione.

Io sono convinto che cambiare sia non solo possibile, ma necessario. Credo che dobbiamo prendere possesso del cambiamento in modo positivo e impegnarci in prima persona a diffondere una cultura dell’innovazione di massa. Una nuova concezione della tecnologia che si manifesti in una enorme rete di sensori in grado di interagire tra di loro (e con le persone) distribuita ovunque sia possibile.

Quando si parla delle “Smart City”, molti propongono soluzioni chiuse, proprietarie e, soprattutto, orientate al concetto di adattare gli strumenti disponibili oggi sul mercato al mondo di domani. Io penso che invece dobbiamo impegnarci ad inventare un mondo nuovo. Un mondo libero dalla logica attuale che ci spinge a creare delle divisioni di status tra quelli che hanno un terminale ultimo modello, strafigo, potentissimo e quelli che non se lo possono permettere. Io non voglio un mondo dove l’accesso ad una rete a banda larga dipenda solo da una questione di disponibilità economica.

Non sto pensando alla milionesima iniziativa wiki. Sto pensando in modo più concreto al fatto che ognuno di noi ha la possibilità effettiva di contribuire al cambiamento. Come? Se venite a conoscenza di una buona idea, di una buona pratica o di una startup innovativa, unite la vostra voce e raccontatela. Diffondetela. Se vi è possibile supportatela, anche economicamente, con il vostro denaro o con il vostro lavoro. Se avete una buona idea non perdetevi d’animo, non scoraggiatevi. È possibile trovare sostegno, consigli e risorse per realizzarla.

Realizzare idee innovative che rappresentino un mondo dove la tecnologia è al servizio dell’uomo è un’impresa possibile. Vi dirò di più, si può fare anche a basso costo. La cosa più importante è concepire un disegno di progetto che esca dai soliti schemi. Il tema centrale è proprio questo: rompiamo le catene che ci rendono schiavi piuttosto che padroni della tecnologia. Così come ci siamo affrancati dall’obbligo di stare seduti ad una scrivania per fare il nostro lavoro, possiamo vivere in un mondo dove la Rete non è più intrappolata dentro un guscio di plastica.

Come dice mia figlia Blanca di 11 anni, immagino di collegarmi ad Internet stando sotto un cielo stellato.

Milano, 11 maggio 2012MARCO ZAMPERINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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