Sono stato particolarmente fortunato. Ricordo la passione di Arnaldo Camuffo nel trasmettere i suoi principi di organizzazione del lavoro. L’entusiasmo di Stefano Micelli nell’economia e gestione delle imprese. L’eclettismo di Tiziano Vescovi con le sue metafore di marketing. Tutti professori accomunati da un elemento, la capacità di raccontare le emozioni che stavano dietro a delle materie di studio.
Un altro prof. che mi sarebbe piaciuto avere è quello che ho conosciuto qualche anno fa. Il suo nome è Piero Formica. Il luogo è il foyer del Teatro La Fenice di Venezia. È l’attesa che ci separa dall’inizio di uno spettacolo jazz complice di un legame che da allora perdura e si alimenta.
Quella sera non c’erano aule universitarie e nemmeno esami da sostenere. Quella sera c’era però la voglia di conoscere una nuova persona.
Il dialogo si fa subito interessante. Il prof. Formica mi parla di fatti economici parlando di filosofia. Commenta l’attualità prendendo spunto dalla storia. Dialoga di tecnologia rifacendosi alla fantasia. Soprattutto il prof. Formica mi racconta straordinarie storie legate all’innovazione.
È questa la sua capacità divulgativa. È questo l’aspetto che permette di capire il valore di un’impresa, anche quando magari non si hanno sufficienti conoscenze in materia. Quello che fa il prof. Formica non è altro che applicare lo storytelling al tema dell’innovazione. E lo fa con dovizia di particolari. Facendone capire le origini e le potenzialità.Ne è una riprova l’ultimo libro da poco pubblicato “Stories of Innovation for The Millennial Generation” (edito da Palgrave Pivot), un viaggio immaginario nella “terra incognita” di Innoland, l’isola dell’innovazione e di tutti quei viaggi che possono stimolare il pensiero verso quell’innovazione che porta alla creazione di start-up ad alto impatto.
La visione del prof. Formica è di ampio respiro. Frutto sicuramente delle sue esperienze internazionali. Fondatore dell’International Entrepreneurship Academy (www.intentac.org) e delle sue cattedre sparse per il mondo, da Pechino a Ryadh passando per Dublino. Ma è la fondatezza di questi racconti, che oltre essere affascinanti, li rende motivo d’interesse per un diverso approccio alla conoscenza.
Questi sono i professori che piacciono a me. Narratori di un mondo in continua evoluzione.