#chewifi Firenze, una federazione di hotspot fatta a mano

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Che wifi! Quando le cose si sovrappongono e si affastellano, senza che le diverse fasi possano completarsi ordinatamente, tutto diventa più complicato. È il continuo cambiamento di fronte, il resettare e ripartire affannosamente, il lavorare su una traballante piattaforma mobile, sul tapis roulant che cammina alla rovescia. È il problema implacabile della complessità. Ma tant’è. E, in fin dei conti, è pure divertente.

È quello sta accadendo, tra l’altro, nel rapporto tra città e infrastrutture wifi. Nasce con la matrice ideologica molto “progressista” di garantire un accesso internet libero e gratuito, passa per le “Piazze wifi”, biglietto da visita di ogni amministrazione comme il faut e portatrici di momenti bellissimi, incespica nel “decreto Pisanu” e nelle sue successive contorte vicissitudini, trova (forse) il suo momento escatologico nel “Decreto del fare”, cosa di questi giorni.

Intanto, indifferente a tutto questo lavorio, il mondo cambia, come il cielo stellato sulle nostre teste al passare delle stagioni. Così il “tempietto”, la postazione PC comprata all’iperstore, con il cassetto a scomparsa per la tastiera e la staffa per il case, è tramontato nelle camere dei ragazzi. Esattamente come tramonta la costellazione di Orione, nel buio della notte, all’arrivo della primavera. L’ingaggio mobile al gioco di internet è il fatto dominante ormai acquisito, assieme alla esplosione del numero dei dispositivi. E a ribadirlo, ormai, ci si passa pure da tonti. La connessione è dove serve, dove capita, senza fili, impicci, prese, aggeggi. E il collegamento deve essere veloce, presente, tempestivo, tale da portarci dove serve, proprio lì, esattamente in quel preciso momento.

Questo noi, non solo lo sappiamo, ma lo vediamo pure tutti i giorni, per dirne una, dal numero e dal modo dell’approccio ai servizi on line del Comune, dove la domanda è diventata incredibilmente stabile, più o meno, nel corso delle 24 ore, mentre l’accesso mobile cresce esponenzialmente rispetto al fisso, più che raddoppiando di anno in anno. Neanche l’e-gov, insomma, è più lo stesso. È vero anche che si va verso città dove le tecnologie di comunicazione andranno a mescolarsi e contaminarsi e dove le infrastrutture wifi continueranno a giocarsi la propria nicchia flessibile, non solo per la mera connettività, ma anche e soprattutto per trasmettere, come stazioni FM metropolitane, servizi e contenuti (soprattutto) geolocalizzati.

Si capisce così che il glorioso concetto di isola, di “piazza wifi” è destinato prima o poi a non funzionare più, almeno a tendere.

Perché, il luogo di elezione della rete non può e non deve essere solo la riserva indiana della “piazza” ma la via, il viale, il lungofiume, il parco, l’impianto sportivo. E tutto il resto.

Questo ragionamento è facile a dirsi e difficile a realizzarsi. Il wifi è vulnerabile a prescindere. Perché, appena arriva, associa subito decine o centinaia di dispositivi che, più o meno consapevolmente, divorano la banda, perché l’etere è pieno di interferenze di ogni genere, perché i canali radio sono pochi e così via. E poi c’è il fatto che non sempre si può partire da zero e mettere in pista lo stato dell’arte, e che occorre integrare tecnologie diverse, nate progressivamente in momenti successivi.

A Firenze abbiamo comunque provato a rompere gli schemi. L’hashtag è stato proprio quello della continuità e abbiamo iniziato installare a tutto spiano nuovi hotspot, l’uno in vista dell’altro pensando, come linea guida a tendere, ad un tappeto ovunque possibile ininterrotto. L’idea è quella di sganciarsi dalla visione puntuale, dall’area specifica con tanto di cartello bianco e nero tipo “Yin e Yang”, per offrire una visione tridimensionale della connettività. E dunque nemmeno la “bolla” legata, magari, a uno specifico percorso commerciale, a questo o a quel sito, ma tentare la strada della pervasività. D’altro canto la città è di quelle davvero pervase di contenuti e anzi, più o meno ogni angolo, presenta una stratificazione di tracce, non solo storiche, che non di rado vanno dall’epoca romana per arrivare ai giorni nostri.

Siamo dunque partiti da dove già funziona la nostra federazione, più di un centinaio di “siti wifi” e, uno per uno, abbiamo iniziato a connetterli, attestandoci ovunque possibile alla nostra rete in fibra a 5 giga. Un lavoro difficile, un mix di apparati, contesti, tecnologie molto diversi tra loro che convivevano tranquillamente da “separati in casa” e che non sempre hanno accettato di buon grado un livello di cameratismo più spinto.

È un combattimento “strada per strada” che, nella prima settimana di giugno, è arrivato a coprire oltre 6 ettari di collegamento ininterrotto. Il nostro obiettivo è raddoppiare entro il 15 luglio, arrivando all’obiettivo di 12 ettari. Si tratta di poco più dell’1% della superficie di strade e piazze del territorio comunale. Vanno però considerati gli ulteriori 6 ettari di “striscia” della tranvia che unisce Scandicci a Firenze oltre a tutto il territorio già coperto “a isole” e che attende solo di essere legato al “tappeto”. Contiamo di arrivare a 25 ettari di wifi continuo per la fine dell’anno.

Non è una partita che il Comune può e, soprattutto vuole, giocare da solo. La carta vincente resta quella della federazione, con gli altri soggetti pubblici e pure con i privati, per condividere un progetto unitario. Se le regole sono chiare, non c’è pericolo di darsi reciprocamente noia. La città del resto, vista con la testa dei nostri access point, è tuttora una prateria sterminata, tutta da coltivare, con l’aiuto di tutti. Il cielo su di noi, intanto, continuerà a cambiare. Ma ce la faremo ugualmente.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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