Chi ha portato Internet in Africa?

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Quando parliamo di Internet parliamo di qualcosa che riguarda tutti, si tutti anche i paesi più sfortunati. Oltre il 70% degli abitanti del contenente africano non è ancora connesso. Quasi un miliardo di persone sconnesse, in Italia si direbbe fuori dal futuro! Un divide, quello digitale, che rischia di aumentare le diseguaglianze già tristemente note in quel continente.

Era l’inizio del 1992 quando, ancora fresca di diploma di laurea, mi dissero che il direttore del CNUCE, Stefano Trumpy, cercava una persona che avesse esperienza di relazioni internazionali e soprattutto che parlasse correntemente le lingue inglese e francese. Il Cnuce, istituto del CNR di Pisa, che da poco aveva connesso l’Italia ad Internet, si lanciava nell’avventura di portare quella rete in oltre 15 paesi del continente africano: con un finanziamento di circa un milione di dollari del governo Italiano, sotto l’egida dell’UNESCO, si dovevano porre le basi per favorire i primi collegamenti.

Io fui arruolata. Il progetto si chiamava RINAF (Regional Informatic Networks for Africa), e segnò indubbiamente l’inizio della mia avventura africana, oltre all’entusiasmante impatto con il mondo di Internet.

Nel 1992, fummo pronti a partire, non andammo in Africa perché era un luogo affascinante, ci andammo perché sentivamo che era importante. I componenti della squadra, oltre a Stefano e me, erano Laura Abba e Abraham Gebrehiwot. Quel lavoro ha rappresentato un impegno di pianificazione e di intervento durato anni, fino alla fine del 1998.

Credits: akon.guff.com

La nostra missione consisteva nell’acquisire e trasferire attrezzature, nel fornire assistenza tecnica per realizzare le connessioni di rete in numerose università africane e soprattutto nel formare gli amici e colleghi di quei paesi, sia attraverso numerosi corsi per operatori di rete tenuti in loco, sia organizzando la loro partecipazione ai principali incontri internazionali sulle reti come quelli della Internet Society, che giá allora era impegnata a sostenere “l’Internet per tutti”.

Era tutto da costruire, si partiva dal nulla: relazioni da stabilire, legami da inanellare con gli attori (tecnici, professori universitari, uomini di governo) che facevano parte del sistema locale. Imparando a conoscere e a rispettare le diversità culturali. Ogni incertezza, ogni dubbio, tecnico od organizzativo, cercavamo di condividerlo convinti da sempre che le soluzioni migliori sono quelle che nascono dal dialogo.

Ma che fatica! L’unico mezzo per parlare con i partner del progetto nei centri di ricerca africani coinvolti era il fax; inviarne uno poteva richiedere anche un’ora, tanto che fui presto soprannominata dai colleghi del CNUCE “la ragazza del fax”.

Tutto nella speranza di poter inviare poche pagine per comunicare un corso di formazione sulle reti, per avvisarli che l’hardware e software concordato era stato spedito via cargo ai loro istituti o per informarli che nostri tecnici del CNUCE erano in procinto di raggiungerli per assisterli nell’installare il materiale spedito.

In quegli anni partivano un certo numero progetti simili al nostro con i quali entrammo in contatto e cooperammo in modo proficuo. Rammento le sigle IDRC/ECA (Cabeca Project), ITU, UNDP, USAID (Leland Initiative), World Bank, IDRC, RIO-Orstom, HNET, REFER etc. Il progetto raggiunse risultati consistenti in quasi tutti i paesi coinvolti.

Dal 1992 al 1998 le nazioni africane con le quali interagimmo assiduamente furono: Algeria, Mauritania, Marocco, Kenya, Tanzania, Etiopia, Nigeria, Camerun, Repubblica Centrafricana, Senegal, Costa d’Avorio, Zambia, Swaziland, Namibia, Zimbabwe e Niger. Un successivo finanziamento proveniente dal Ministero Affari Esteri Italiano permise il proseguimento delle attività, cosiddetto “RINAF Project Extension”, in ulteriori 4 paesi: Etiopia, Eritrea, Angola e Nigeria.

Abbiamo realizzato collegamenti stabili alla rete Internet in università e centri di ricerca, diffuso la cultura di Internet, posto un primo piccolo seme. Per cominciare!

E la gioia più grande è la consapevolezza di aver avviato quell’’innovativa connessione alla rete globale in cui elementi materiali (connessioni di “computer”) e immateriali (connessioni di persone) si fondono fino a dar vita a relazioni internazionali che rivivono ancora oggi come incontro di culture negli Internet Governance Forum delle Nazioni Unite.

E oggi sei li a parlare dei temi relativi alle regole e ai programmi che determinano l’evoluzione della rete, aspetti non solamente tecnici, ma anche economici e sociali di ampia portata come democrazia, partecipazione e trasparenza.

Ecco, i pionieri di Internet in Africa, i nostri collaboratori in RINAF, sono preparati, combattono, difendono i diritti degli utenti fuori e dentro il loro continente. Un abbraccio, una stretta di mano, “hello, how are you at CNUCE!”, “bonjour, comment allez-vous à Pise?” “hola, ¿cómo estás a CNUCE”. Che bello!

Adriana Lazzaroni

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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