Le elezioni regionali della Basilicata entrano nella scia delle tendenze nazionali ed internazionali su il tema più discusso di queste ore: l’astensionismo.
Un dato alto, da non sottovalutare per tutti, e che mette in allerta i protagonisti della scena politica, nuovi e vecchi, in maniera trasversale.
Non una novità, va detto. Il dato dell’astensione lucana, se ben inquadrato nel punto preciso della storia e della geografia, ha le sue ragioni che stanno tutte nell’alta sfiducia dei cittadini per la politica, nella scarsa partecipazione ai processi di decisione politica ed amministrativa, nel disinteresse più complessivo che attraversa le generazioni e che nemmeno i movimenti politici di stampo populista riescono a catalizzare. E’ successo nelle ultime amministrative di New York, dove a vincere è stato proprio il lucano De Blasio.
E’ successo e succede sempre per le elezioni del presidente degli Stati Uniti d’America, succede ormai anche da “Trieste in giù”.
Eppure, si dirà, nell’era dell’accesso multiplo alle informazioni la partecipazione ed in confronto dovrebbero essere alla base della vita politica di ogni democrazia, talmente smart da favorire il coinvolgimento dei cittadini ai momenti decisionali e quindi all’azione in prima persona attraverso il voto. Scegliere, decidere, cambiare: parole che suonano come la modernità liquida o gassosa lo lasciamo decidere ad altri).
Attraverso la dashboard che abbiamo realizzato con Giovanni Setaro, abbiamo avuto modo di monitorare le ultime elezioni regionali della Basilicata, chiusesi ieri con la vittoria di Marcello Pittella. Una finestra ed uno specchio che abbiamo voluto chiamare PaffBum, come il suono delle cose che vivono di estemporaneità e di spazi corti.
Lo abbiamo fatto anche grazie alla partnership del Quotidiano della Basilicata, prima, e di Repubblica, poi.
E’ servita per osservare attentamente l’andamento delle opinioni, tra i pochi che “fanno opinione” nella parte lucana della twittersfera, fatta di autorevolezza e frivolezze, autoreferenzialità urticante e “nimbysmo”.
Foto e tweet aggregati con una tecnologia dedicata e, da oggi, in via di implementazione, hanno raccontato il non voto in maniera chiara, diretta.
L’arrivo dei big della politica italiana non ha smosso molto le opinioni, ma ha confermato il voto di chi ne era già convinto. Registriamo solo un particolare caso, tutto ancora da studiare a fondo, di alto tasso di astensione proprio lì dove Beppe Grillo ha tenuto i suoi comizi, sfavorendo la partecipazione ed il voto anche per la propria lista di riferimento (al momento 13, 19 sul candidato presidente a fronte di un 8,97 sulla lista M5S).
Il non voto, quindi, ha travolto anche quella Basilicata che sul web raccontava la campagna elettorale.
Dopo quasi 1 mese dalla messa online di PaffBum, con un totale di circa 9 mila viste uniche per un evento locale, si può parlare di una campagna elettorale non compiutamente 2.0, in cui ancora una volta buona parte della politica ha mostrato muscoli e vanità, spesso non interagendo con gli utenti-cittadini interessati. Vero anche che, in una situazione politicamente complessa come quella delle #regionalibas, il confronto era spesso viziato e mortificato dalle offese e dalla violenza verbale dei pochi, soliti, urlatori da piazza virtuale e scoraggiatori di professione.
Discorso valido anche per il racconto fotografico via instagram, con protagonisti coloro che sono risultati tra i primi eletti nei due maggiori schieramenti.
Una narrazione che comunque è servita a capire meglio la campagna elettorale, forse anche a decidere il proprio voto.
Sappiamo che PaffBum, che raccoglieva i contenuti social degli utenti, non ha potuto raccontare fino in fondo il “non voto”, la maggioranza non più silenziosa che ha deciso di non affidarsi e di non delegare direttamente. Nel racconto dei candidati, dei sostenitori, dei SMM e degli opinionisti a vario titolo il “non voto” non aveva hashtag, non aveva foto, non aveva RT.
Alla politica le analisi politiche, a noi geek il piacere della scoperta e dello studio sull’impatto che gli eventi hanno sui social media. Ma che #regionalibas sono state? Nell’attesa di veder crescere PaffBum in vista dei prossimi mondiali di calcio ( si stiamo lavorando per questo), proviamo a ripercorrere gli ultimi giorni della campagna elettorale con questo tweetbook.
Buona lettura. Stay social, stay funky!